Il traghettatore alla prova
Articolo di Lorenzo Gaiani.
L'elezione a larghissima maggioranza di Guglielmo Epifani alla guida del Partito Democratico nella prospettiva dell'appuntamento congressuale fissato entro il prossimo ottobre è una buona notizia, se non altro perché dopo alcune settimane risolve il problema dell'assenza di una guida riconosciuta per quello che allo stato delle cose è il partito con la maggiore rappresentanza parlamentare nel nostro Paese.
Riformista, prudente, moderato ma insieme fermissimo sui principi, Epifani ha dimostrato in anni difficili alla guida della CGIL le sue doti di negoziatore avendo come controparte Governi di destra guidati da Berlusconi: il volto dell'avversario, insomma, lo conosce.
Naturalmente lo Statuto del PD non prevede la figura del “traghettatore”: Epifani è il Segretario a tutti gli effetti, e l'unico limite del suo mandato sta nella scadenza congressuale che cadrà ordinariamente nel prossimo autunno: quali candidature si presenteranno e quali modalità saranno adottate per la scelta dei nuovi organismi dirigenti è questione che verrà chiarita nei prossimi mesi.
Quello che è certo è che fin da subito il nuovo Segretario ed i dirigenti che lo affiancheranno dovranno affrontare la snervante e forse improba fatica del sostegno al Governo Letta, certo guidato da un autorevole dirigente del PD ma basato su di una spiacevole e non preventivata né desiderata alleanza con il PDL. Dal canto suo, lo sgradevole alleato non fa nulla per facilitare il compito al Presidente del Consiglio ed al PD, come ha dimostrato quanto accaduto a Brescia proprio nelle ore in cui si riuniva l'Assemblea Nazionale democratica, in cui quella che avrebbe dovuto essere una semplice manifestazione per le imminenti elezioni amministrative è diventata un'aggressiva (ed eversiva) canea di intimidazione nei confronti della magistratura, a cui hanno partecipato anche Ministri in carica fra cui quello degli Interni (e Vicepremier) Angelino Alfano.
Hanno probabilmente ragione coloro che, come Matteo Renzi, hanno affermato che allo stato attuale il compito principale del PD è quello di togliere il gioco dalle mani di Berlusconi ed imporre le proprie priorità nel quadro dialettico ed in certi casi conflittuale che è logico aspettarsi in un Governo che non sembra avviato a battere alcun record di longevità. Nello stesso tempo, è il paese ad aver bisogno di risposte concrete, soprattutto in un quadro recessivo pesante segnato da livelli record di disoccupazione e dal blocco dell'ascensore sociale che si trasforma in rabbia impotente più che in tentazioni di rivolta, e che tuttavia già ora si manifestano in termini di anomia, violenza endemica e sporadica e soprattutto di radicale sfiducia: vero le istituzioni, i partiti politici e in generale verso il futuro.
Esiste quindi, come talvolta succede, un doppio registro dell'azione politica, che da un lato deve vedere il PD impegnato in termini propositivi nell'attività legislativa e di governo per valorizzare il poco o tanto di buono che verrà realizzato. Allo stesso tempo, sarà compito di Epifani e di chi eventualmente gli succederà di attrezzare il Partito a mettersi fin d'ora, per così dire, sul piede elettorale dal momento che l'alleato/avversario (il quale, come è noto, non ha esattamente la fisionomia di un partito ma è essenzialmente una formidabile macchina propagandistica – l'unica sua vera eccellenza, si potrebbe dire) è già in quella prospettiva sia per le scadenza già programmate sia per il possibile redde rationem di elezioni politiche anticipate.
A tal fine il nodo cruciale sarà rappresentato dal Congresso, il quale dovrà scegliere se la natura del PD sia quella di ripiegarsi su modelli del passato che spesso sono trasfigurati dal “color di nostalgia”, per citare Guccini, oppure se decidere di diventare finalmente quello che aveva promesso di essere all'atto della sua fondazione, una forza progressista e riformista capace di intercettare la domanda di equità e giustizia sociale e nuovi diritti che sale dalla società civile e che saltimbanchi, imbonitori e populisti vari (“ladri e profeti di futuro”, per dirla ancora col vate di Pàvana) sono riusciti fin qui a declinare, ma senza darvi risposta.
Giuliano Amato ha dichiarato in una recente intervista che “l'Italia ha bisogno del PD”. Ne siamo convinti anche noi, ma ora – ora, perché domani sarà tardi, e sempre più le strade saranno” piene di una rabbia che ogni giorno urla più forte”- spetta al PD di dimostrare di essere utile all'Italia.