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Ricordo di Sergio Zavoli

Scritto da Dario Franceschini.

Dario FranceschiniIntervento in Senato di Dario Franceschini, ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, in ricordo di Sergio Zavoli.

Il Governo si associa alle sue parole nel manifestare il dolore di tutto il Paese per la scomparsa di Sergio Zavoli.
Nella propria vita capita di incontrare qualche gigante; lo si capisce dopo molto tempo, quando si hanno gli anni per guardarsi alle spalle e si riconoscono tra le tante persone che si sono frequentate nel proprio percorso quelle che emergono con la grandezza dei giganti.
Sergio Zavoli è stato un gigante in tutte le cose che ha fatto dal punto di vista umano, professionale e anche politico. Come è stato ricordato dal Presidente, è stato un maestro del giornalismo e un pioniere, da quando Vittorio Veltroni identificò il suo talento di giovane ragazzo che faceva le radiocronache a Rimini per chiamarlo in RAI. È stato un pioniere che ha indicato la strada e formato intere generazioni. È stato un uomo di cultura e di cinema, uno scrittore e un parlamentare molto orgoglioso di essere stato eletto nella sua Rimini.
È stato un poeta, e sapete quanto stride l'idea che un uomo che si occupa d'altro, che fa il politico e il giornalista, scriva poesie: nessuno se lo aspetta; e si aspetta razionalità, semmai aridità, freddezza, mentre le poesie aprono uno squarcio nell'intimità delle persone. Eppure Sergio Zavoli era un poeta vero: ha scritto poesie meravigliose, che resteranno nel tempo.
In tutto quello che ha fatto era un grande, riconosciuto tale dalle persone che lo hanno frequentato perché era autentico; quell'autenticità che non si può mascherare ma che emerge con forza nei contatti personali. Era così diverso dal tempo di oggi non soltanto per l'età, ma per caratteristiche. Siamo in un tempo in cui tutto è veloce, tutto è necessariamente superficiale perché la superficialità è figlia dell'accelerazione e della velocità. Il nostro è un tempo di grida, di aggressività. E invece Sergio Zavoli era l'opposto: era la forza della quiete, nel suo modo di parlare, nella pause di riflessione, nelle analisi; mai ostilità nei confronti degli avversari, mai aggressività nelle interviste straordinarie che faceva, interviste in cui la sua personalità era così forte da emergere in quella voce fuori campo che ha introdotto nella comunicazione italiana. Non c'era bisogno di farsi vedere: bastava la sua voce fuori campo - in quelle grandissime interviste che ricordiamo tutti - per riconoscere la sua autorevolezza.
Zavoli era un uomo fuori dal tempo; era rimasto indietro. Colleghi, credo che la sua grandezza sia proprio in questo: non era indietro rispetto ai tempi di oggi, era più avanti; ci ha indicato semplicemente la strada che il Paese dovrebbe percorrere, con quei valori e con quei comportamenti che ci ha mostrato per tutta la vita.
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