Caro Fabio ti scrivo...
Lettera di Emanuele Fiano.
Fabio mi ha scritto in un post, e come altri, dall'interno del PD critica le noostre scelte aspramente. Fabio è un amico, siamo iscritti allo stesso circolo, è una persona intelligente moderna e appassionata, per questo la sua incazzatura è del tutto legittima coerente e razionale.
Provo a spiegare, ma non tutto può essere spiegato, ovvero posso spiegare cos’è successo, cos’abbiamo provato a fare, non posso spiegare quello che è successo per responsabilità di forze nascoste o colleghi nascosti, e comunque anche di fronte a spiegazioni, alla disamina dei fatti, ognuno di noi si trova nella storia di fronte ad un bivio, la cui natura non è netta, non impone una scelta deterministica; è la scelta dell'Uomo, la sua libera scelta, di fronte al bivio, che impone la sua strada. Nessuno ha le prove di cosa sarebbe successo se...
Personalmente, ho la determinazione di dire perché nelle condizioni date questa è la scelta da fare. Dico da fare, non l'unica possibile, perché é diverso, non voglio nascondermi dietro ad un dato ineluttabile voglio scegliere la spiegazione politica delle mie scelte, credo che sia più sincero.
Questo Governo Letta è la migliore soluzione possibile nelle condizioni date.
Infine la categoria del tradimento che viene spesso usata (“voi avete tradito il mandato assegnatovi”): io ho guardato a cosa fosse meglio oggi per il Paese, può essere che mi sia sbagliato, ma quello è stato l'obiettivo. Se questo è un tradimento allora ho tradito. Se invece la coerenza è anche aggiornare l'analisi allora no.
Premessa, noi del PD stiamo facendo una cosa diversa da quella promessa nella Campagna elettorale, opposta. Siamo al governo con le forze che abbiamo avversato per 20 anni, siamo al governo con il partito di Berlusconi. Chi di noi dice diversamente dice il falso.
Primo punto. Le elezioni non hanno dato un vincitore. Ergo le premesse per attuare il nostro programma, cioè governo del cambiamento, cioè governo della coalizione di sinistra non era possibile, non era matematicamente possibile. Quindi, noi di partenza non potevamo essere coerenti con il nostro programma.
Secondo. Le alternative erano due. Che Bersani senza accordi provasse ad andare in Parlamento, ipotesi che evidentemente non ha incontrato il favore della Presidenza della Repubblica, oppure che provasse a recuperare i voti a monte.
A chi si è rivolto per un mese Bersani, prima di tutto? (nel mese in cui le trattative vertevano sul governo, ricorda, non sull'elezione del PdR) Al Movimento 5 Stelle, e quale è stata la risposta? Non una risposta congiunturale, episodica, contestuale, no una risposta stampata sul loro codice di comportamento che trovi pubblicato ogni dove: "I gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi".
Ce lo siamo inventati noi democristiani di destra? Se lo è inventato la Trilateral, la massoneria, la Cdo o CL? No Fabio, apri gli occhi e le orecchie (amichevolmente) questo è il dato di realtà, chi fa politica, in particolare chi fa politica a sinistra deve partire dal dato di realtà che è questo codice di M5S.
Aggiungo il noto proclama di Grillo: «Qualora ci fosse un voto di fiducia dei gruppi parlamentari del M5S a chi ha distrutto l'Italia, serenamente, mi ritirerò dalla politica». Beppe Grillo ribadisce su Twitter la sua contrarietà a qualsiasi appoggio a un governo democrat. E chiarisce una volta per tutte: «Non ci sarà alcun referendum su un'ipotetica alleanza con il Pd». Categorici anche il futuro capogruppo M5s al Senato Vito Crimi e la sua omologa per la Camera Roberta Lombardi. Sembra quindi destinato a cadere nel vuoto l'appello lanciato da intellettuali, personaggi dello spettacolo e della società civile (da Roberto Benigni a Jovanotti a Don Ciotti) affinché si arrivi alla formazione di un governo. E' il 10 Marzo 2013.
Grillo e tutti i suoi accoliti hanno chiuso tutte le porte in faccia a noi e a qualunque supporto ad un governo del cambiamento, non con un ragionamento a valle, ma a monte, a prescindere, una posizione ideologica, degna della guerra fredda. Lo vuoi capire Fabio (amichevolmente) o vuoi percorrere indenne, perché slegato dal dato di realtà altri percorsi su ipotesi irrealizzabili di convivenza con chi non ci vuole?
Terzo. Vedo che mi suggerisci di non aver provato ad appoggiare un governo 5 Stelle. Sì, te lo confermo, non lo ho appoggiato allora, come PD dico e non lo appoggerei adesso: non mi piace l'uso del linguaggio, l'uso delle masse, il populismo sfrenato, la vacuità dei programmi, l'anarchia costituzionale, l'ignoranza parlamentare, lo sfrenato egocentrismo, l'assenza di controllo democratico, l'idolatria dello strumento web, la privatistica gestione del suo statuto fondativo, l'opaca gestione dei suoi soldi, che Grillo propone al suo movimento e con i quali guida il suo movimento. E con i quali forse vorrebbe guidare lo Stato.
Quarto. No, far guidare il Paese a lui con il mio voto no, è pericoloso. Altro è dire che molte delle loro idee, sono simili alle nostre come ha invano cercato di dimostrare Bersani nel famoso incontro streaming. Ma a loro non interessa il contenuto delle nostre idee, perché hanno un regolamento che ne impedisce a prescindere la libera scelta.
Quinto. Non ho nascosto nessuno degli errori del PD in queste settimane e sopratutto non nasconderò mai la rabbia e lo sdegno per la famosa votazione dei Franchi Tiratori. Così non nascondo che la vicenda Rodotà andava gestita secondo me diversamente, ma continuo a pensare che non mi convince un Grillo che un giorno sventola un regolamento che impedisce De Iure un qualsiasi accordo, il giorno dopo promette praterie aperte in cambio del voto su Rodotà e il terzo giorno - quando il Parlamento liberamente e democraticamente elegge Napolitano - grida al Golpe e chiama alla marcia su Roma, accollandosi, secondo me, responsabilità soggettive, indirette, di esacerbazione degli animi che forse, forse, arrivano fino all'episodio di domenica mattina.
Perché chiamare Golpe, cioè un atto antidemocratico, il voto libero dei rappresentanti del popolo in Parlamento, a prescindere dal giudizio di merito, e chiamare milioni di persone alla marcia su Roma, fa intendere che una contrapposizione Piazza/Parlamento, intanto è giusta e poi come dire che potrebbe cambiare le scelte del Parlamento. Piazza contro Parlamento è un'equazione gravissima, già vista e studiata. E io dovrei fare un governo con questo?
Sesto. Si poteva votare Rodotà? Si poteva ma sarebbe stata una candidatura che divideva il PD, esattamente come purtroppo ci ha divisi - in maniera indecente - Prodi. Perché divisiva? Intanto perché veniva dal personaggio che ho descritto sopra: potete fare finta di niente ma non è indifferente quello che è successo prima. Non è indifferente, in secondo luogo - e qui c'è un problema politico nostro vero - perché non piace a tutto il PD e questa discussione purtroppo non è stata esplicitata. Ma così è: non avrebbe avuto tutti i nostri voti. Certo a molti di voi rimane il pensiero che avreste voluto militare in un Partito che abbraccia Rodotà a prescindere, lo capisco e lo condivido sul versante delle idee di Rodotà, sul versante dell'agibilità politica di quella scelta meno.
Sette. Ma qui sorge anche la domand: perché alla controproposta di Prodi M5S ha risposto picche, a prescindere dai nostri franchi tiratori che si sono esplicitati dopo? Cioè perché noi dovevamo comunque dire di sì alla loro proposta, che veniva fuori da una classifica incontrollabile (4500 voti) e non andava bene un candidato che avrebbe unito SEL, PD e M5S e superato i nostri franchi tiratori, anch'esso presente nella loro lista? Cioè Prodi?
Otto. Arrivati a Napolitano, alla sua rielezione, nel caso non si fosse formato un governo, non ci sarebbero state altre strade se non le dimissioni di Napolitano, senza scioglimento delle Camere, la necessità di rieleggere un nuovo Presidente, l'instabilità finanziaria e sociale e poi, con questa legge, nuove elezioni, con la certezza quasi matematica di nuovo di un non vincitore al Senato, per il quale nelle condizioni date si devono vincere 17/19 regioni per avere la maggioranza e nessuno oggi può ipotizzare questo risultato.
Questo è il quadro, dove ci sono errori del PD e un muro di gomma di un movimento che contiene certo spinte giuste al cambiamento ma una totale chiusura allo scongelamento, come peraltro hanno scritto nei giorni scorsi anche Civati e Puppato molto delusi.
La Politica è anche questo Fabio, analizzare lo stato di fatto, avendo di fronte il bene comune. E io affermo in ragione che non cambierò mai la mia natura politica, le mie idee, la mia avversione per la destra italiana e per Berlusconi e che considero questo un intervallo necessario e difficilissimo ma per il bene comune, non ci corromperemo, faremo quello che serve per il Paese correndo dei rischi. Dei rischi con i nostri elettori sicuramente. Dei rischi con la nostra coscienza. E' già successo nella storia in momenti tremendi alla sinistra e sopratutto del Paese. Io sono preoccupato, rifletto, non sto agendo alla leggera ma ottimista, ti prego di rimanere incazzato, deluso, di abbandonarci se credi ma, in omaggio alla tua intelligenza, non fare voli pindarici, non immaginare scenari che non esistevano e non esistono e, soprattutto, abbi fiducia in chi come me non venderà mai la propria coscienza perché è invendibile.
A presto, un abbraccio, Lele.