Voto la fiducia perché...
Articolo di Emilia De Biasi per RollingStone.
Stiamo per votare la fiducia al Governo Letta. Voterò a favore. Come al Darwin protagonista di una bella poesia della Szymborska (ne ha viste troppe e desidera solo un lieto fine, e il calice delle lacrime vuotato nel mare), mi piacciono gli happy end, soprattutto dopo il diluvio di errori e di casini vari.
Sono passati dodici giorni dall’inizio della storia, e pare già un secolo. La politica brucia tempo e persone, dissolve idee e identità. Ma rimedia con inaspettati colpi di coda.
Ed ecco il Governo, ecco riapparire un barlume di speranza per il Paese. Penso sia meglio evitare le collane d’aglio per esorcizzare la formula delle larghe intese. Trattasi di un governo legato all’emergenza economica e sociale italiana ed europea. A un certo punto bisogna prendersi la responsabilità nazionale, anche se si tratta di convivere col PDL, e non sarà facile; anche se avrei voluto un altro governo, ma per averlo avrei dovuto vincere le elezioni. Ma tant’è, occorre adottare il principio di realtà e darsi da fare, senza guardare nello specchietto retrovisore, che a quel punto è sicuro che si va a sbattere. Questo ci compete come dovere.
Guardo fra le file del Governo, e vedo Cecile, la prima donna ministro di origine non italiana, scrivo così perché il colore della pelle non conta, e sono orgogliosa, ma italianissima come tutti coloro che vivono e lavorano in Italia. E nascono, e sono italiani, devono essere riconosciuti italiani. Vedo i volti di altre donne, non importa il loro schieramento politico, sono persone perbene, le conosco. E vedo Emma, bravissima, e la Cancellieri, che intimorisce perché è tostissima, e Josefa, che tutte le mattine continua ad allenarsi ed è garanzia di tenacia, oltre che di competenza specifica. In loro vedo il futuro. Il film viene interrotto dall’arrivo di Berlusconi, con le solite patetiche scene dei cortigiani che lo circondano. Mi impongo di sopportare.
Poi mi giro e vedo Mario Monti, al suo banco appare molto meno autorevole, direi quasi umano, se non fosse un’affermazione eccessiva. Immagini del passato remoto che si sovrappongono al passato prossimo dei cinquestelle, chiusi in uno stereotipo destinato a inaridirsi: la politica è un fatto umano e dinamico, non si può recitare il copione a lungo, scongelatevi! è stato l’invito loro rivolto da Letta, e non a caso.
Voto la mia prima fiducia da senatrice e penso ancora una volta che ci sarebbe bisogno di un po’ di modernità: vi pare normale fare il conteggio dei voti a mano? Si palesino i computer, si sveltiscano le procedure, si decida con rapidità. Anche questo fa parte della riforma delle istituzioni: far parte del proprio tempo. Il governo ottiene la fiducia anche dal Senato. Ora deve ottenerla dal Paese.