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Durata dei processi in tempi congrui, personale degli Istituti Penitenziari, legislazione antimafia europea

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento in Commissione Giustizia durante l'audizione del Ministro Bonafede (video).

Ringrazio il Ministro Bonafede per aver illustrato le linee programmatiche del suo Dicastero in Commissione Giustizia al Senato e penso che nei prossimi mesi dovremo vederci di frequente in Commissione.
Condividiamo molte delle cose che sono state elencate e i fondamentali delle due ipotesi di riforma del diritto penale e del diritto civile.
Apprezzo il fatto che il Ministro abbia scelto di enunciare le questioni condivise dalla nuova maggioranza, sapendo che c’è in corso una discussione.
Vorrei, però, provare a dare un contributo su alcune questioni.
È evidente che uno dei temi oggetto di discussione è legato al fatto di dover dare ai processi una maggiore velocità e, soprattutto, dare ai cittadini la certezza che i processi si possano concludere in tempi congrui.
C’è, quindi, una diffusa volontà e diverse norme che vanno nella direzione della velocizzazione dei processi penali.
Su questo fronte, vorrei capire se erano state prese in considerazione o se si potevano prendere in considerazione due ipotesi.
La prima ipotesi riguarda la possibilità dell’avocazione da parte del Procuratore Generale di alcuni processi nel momento in cui il Procuratore Generale ritiene che stiano andando avanti troppo lentamente, come ulteriore deterrente contro le lentezze e come stimolo e incentivo alla velocizzazione dei processi.
Inoltre, vorrei capire se si può condividere l’ipotesi di mettere in campo una casistica ampia di reati minori per cui il processo si possa estinguere di fronte ad un eventuale proscioglimento in primo grado, perché anche questo potrebbe garantire un maggiore snellimento.
Mi interessa capire, dunque, se ci si può confrontare su un numero di reati minori su cui si può pensare di arrivare di fronte al proscioglimento all’estinzione del processo.
Questi sono, a mio avviso, temi da porre all’interno della questione della ricerca delle modalità che consentono di dare certezza rispetto ai tempi dei processi come diritto da garantire ai cittadini, che noi riteniamo fondamentale.
Un’altra questione che voglio porre riguarda gli istituti penitenziari.
Il Ministro ha espresso la volontà di incrementare il personale. Credo che su questo fronte ci sia un’urgenza e una velocità da imprimere perché ormai sono molti gli istituti penali, non solo per adulti ma anche minorili, che si trovano in difficoltà perché sullo stesso dirigente cade la responsabilità di più istituti.
Addirittura, in alcuni casi, su alcuni dirigenti cade la responsabilità della Direzione sia di istituti penali per adulti sia per minori, con ovvie conseguenze non positive per la qualità del lavoro.
Questo è un problema che non è maturato nel Ministero della Giustizia ma è evidente che bisogna metterci mano: sono troppi gli istituti che sostanzialmente non hanno una Direzione adeguata.
Un’ulteriore questione riguarda la sentenza della Consulta sull’ergastolo ostativo.
Io penso che sia una sentenza seria e assolutamente comprensibile. È evidente che quella sentenza comporta alcune questioni che la politica, il Parlamento e il Governo devono affrontare.
Innanzitutto, mette sulle spalle della magistratura di sorveglianza un peso molto più consistente in termini di responsabilità di quello che ha oggi: decidere sul permesso per figure che hanno avuto rapporti con la mafia è sicuramente un tema da affrontare.
Un altro tema riguarda il come, di fronte a questa sentenza, mettiamo in sicurezza il 41bis.
Come mettiamo in sicurezza il principio per cui il mafioso non deve avere contatti con l’esterno?
Senza rinnegare il senso di una sentenza, però, dobbiamo mettere in sicurezza il 41bis e la filosofia del 41bis, che è uno dei paletti fondamentali su cui si basa una legislazione antimafia che ha consentito di dare colpi pensanti alla criminalità organizzata.
Infine, mi pare che la sentenza del CEDU richiami anche ad un altro tema: come stiamo in Europa e come attiviamo tutte le procedure e le iniziative possibili per fare in modo che l’Unione Europea assuma una legislazione antimafia, partendo dalla comprensione del fatto che la mafia è un problema di tutti, la ‘ndrangheta in particolare è insediata in tutta Europa e legislazioni diverse (se manca il reato di associazione mafiosa, se manca la possibilità di confisca dei beni) non aiutano a combattere la mafia che ormai va combattuta a livello internazionale perché quella è la dimensione del fenomeno.

Video dell'intervento»

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