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Diciamo sì a Napolitano

Scritto da Dario Franceschini.

Dario FranceschiniIntervista a Dario Franceschini pubblicata da L'Unità.

Definisce Giorgio Napolitano «un gigante» e dice che a questo punto «ogni partito e ogni singolo parlamentare devono rispondere sì o no». 

E lei, onorevole Dario Franceschini, cosa risponde?
«Rispondo sì». 

E la Direzione Pd come pensa risponderà?

«Sicuramente non potrà rispondere con un "ni". Ci sarà una discussione, a cui mi auguro partecipi tutto il partito, sapendo che Napolitano ci ha chiesto una prova di responsabilità e che la risposta dovrà essere chiara».

Napolitano ha detto che è segno di regressione l`orrore per convergenze tra forze politiche diverse: significa che si va verso un governo politico?
«Non credo si debba per forza immaginare una cosa del genere, non è obbligatorio un governo con dentro ministri del Pd e del Pdl. Napolitano ci ha detto: mi avete chiesto di restare non per prendere atto che non c`è niente da fare, ma per affrontare una situazione di emergenza. Si è caricato di questo peso, senza avere paura, e allo stesso modo noi dobbiamo con coraggio lavorare per far nascere un governo che affronti le emergenze sociali ed economiche e per approvare una nuova legge elettorale».

Diceva che non è obbligatorio un governo Pd-Pdl: ma per lei sarebbe possibile?
«Non c`è spazio per governissimi, non si può riproporre qui una Grande coalizione come in Germania. Non ci sono le condizioni per avere in uno stesso governo Bersani, Letta, Berlusconi e Alfano. Pd e Pdl sono troppo distanti, le ferite troppo profonde, le anomalie troppo evidenti. Altro discorso è se ci viene richiesta unità e di affrontare i problemi più urgenti. Di fronte a questo non ci si può tirare indietro».

Insomma, secondo lei il Pd deve dire sì a Napolitano a patto che non vi chieda di sporcarvi le mani con quello che avete sempre definito il vostro avversario?
«Non si tratta di sporcarsi le mani e comunque Berlusconi è e resterà nostro avversario, non è un discorso da fare al passato. Il tema ora è: mettiamo davanti a tutto le nostre paure o pensiamo al fatto che non ci sono i soldi per rifinanziare gli ammortizzatori sociali, che va scongiurato un aumento dell`Iva, che cresce il numero dei disoccupati, che ormai per molti italiani si pone il problema non di una vita dignitosa ma di sopravvivere. Serve un governo e bisogna approvare una nuova legge elettorale prima di tornare a votare. A questo non si può che dire sì».

Perché?
«Perché superata la proposta del cosiddetto governo di cambiamento, su cui Bersani ha fatto bene a lavorare ma rispetto alla quale il Movimento 5 Stelle ha chiuso tutte le porte, il bivio è tra un governo come proposto da Napolitano o voto subito. Gli italiani aspettano da mesi che vengano affrontati i loro problemi e nuove elezioni con questa legge elettorale non risolverebbero nulla, ci riporterebbero a una situazione di ingovernabilità come quella attuale».

Quindi sì a Napolitano. Ma a giudicare da diverse dichiarazioni, non tutti nel Pd la pensano così: c`è il rischio che la Direzione possa essere un primo passo verso una scissione o fuoriuscite dal partito?
«Una spaccatura del Pd sarebbe soltanto un regalo alla destra. È legittimo il confronto nel parttito, anche uno scontro, anche che si determini una maggioranza e una minoranza. Ma detto questo, non vedo perché una scelta politica debba automaticamente portare a una scissione».

E se quando ci sarà il voto di fiducia al governo qualche parlamentare Pd non si attenesse a quanto deciso in Direzione?
«La fiducia ha a che fare con la natura stessa di una forza politica. È inevitabile che se la maggioranza del partito decide che si vota la fiducia al governo, chi vota contro è fuori. Lo capisce anche un bambino che non si può avere un pezzo del partito in maggioranza e un pezzo all`opposizione».

Non si possono mandare fuori dei franchi tiratori: come giudica quei 101 voti contro Prodi?
«Un fatto imperdonabile, immorale».

Dice D`Alema che si è arrivati alla candidatura di Prodi in modo assurdo.
«Ci sono stati comportamenti irresponsabili, ma detto questo ora mi pare più utile guardare avanti. Abbiamo delle scelte da fare in poche ore sia sul partito che sul governo. Concentriamoci su questo. Poi dovremo affrontare una riflessione su tutto quello che è avvenuto».

Circa le scelte da fare sul partito: sarebbe opportuno anticipare il congresso?
«Il nostro statuto prevede una prima fase tra gli iscritti e poi primarie aperte, non c`è grande spazio per anticipare i tempi. Però ne dovremo discutere. Innanzitutto a me preme ora che la Direzione decida sulla guida da dare al Partito e sulla risposta da dare a Napolitano».

E sulla guida da dare al partito secondo lei quale sarebbe la soluzione migliore?
«Io respingere le dimissioni di Bersani. Ma la scelta deve essere innanzitutto sua, ovviamente. Dimettendosi si è assunto responsabilità non sue, e di cui anzi lui è stato il bersaglio, come dimostra il fatto che un grande elettore su quattro ha fatto il franco tiratore».

Potrebbe essere Renzi il vostro prossimo leader?
«È incontestabile che Renzi sia una delle figure di punta, forse in questo momento la principale, su cui investire. Ma naturalmente ciò dovrebbe avvenire nell`ambito di un lavoro di squadra. Anche perché, ripeto, adesso la priorità è evitare una spaccatura del Pd».

E però sembra che ci sia anche a sinistra chi lavora per questo: o non giudica in questo modo le operazioni avviate da Vendola o le parole pronunciate mentre il Pd votava Napolitano da Barca?
«Dico solo che le parole delle volte corrono più veloci dei pensieri».

Da Vendola non sono arrivate soltanto parole: parlando della "deflagrazione del Pd" ha dato appuntamento a un`iniziativa per aprire il "cantiere" del "partito del futuro", per arrivare a una nuova sinistra.
«Sarà la decima volta negli ultimi dieci anni che sento parlare della costruzione del nuovo partito della sinistra. Mi auguro da tempo che ci sia alla sinistra del Pd l`espressione di posizioni più radicali ma con una chiara cultura di governo. Purtroppo devo constatare che quando Sel, di fronte alla scelta condivisa di rieleggere Napolitano, cede alle pressioni della rete piuttosto che a meccanismi di solidarietà e collaborazione e a un accordo che aveva stretto con noi, non offre un buon segnale».

Le strade di Pd e Sel si separano definitivamente, anche alla luce della diversa posizione sul governo?
«Sarebbe sbagliato chiudere tutte le porte. Anche sul governo potremo ave- re delle posizioni distanti, ma dobbiamo sapere che i nostri percorsi potrebbero ancora intrecciarsi».

Grillo dice che lei, quando l`altra sera l`hanno contestata mentre era al ristorante, "ha incontrato il mondo reale": come risponde?
«Che detto da uno degli uomini più ricchi, che vive chiuso in un bunker e esce col cappuccio chiuso sulla testa, fa un po` ridere. Se vuole ci facciamo una passeggiata insieme col cane e verifichiamo. Ma il problema non è la contestazione che mi è stata fatta, che in sé è un episodio sgradevole e che è avvenuta non perché ho commesso reati o atti vergognosi ma soltanto perché ho votato Napolitano anziché Rodotà. Il problema è che se Grillo soffia sul fuoco, se alimenta la rabbia sociale delle tante persone che sono in difficoltà, si rischia una situazione molto pericolosa, che può sfuggire di mano a tutti».  

File pdf dell'intervista a Dario Franceschini.

Segnaliamo anche un'intervista a Piero Fassino pubblicata da La Stampa il giorno 22 aprile (file pdf).

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