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Democrazia è responsabilità

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco MirabelliArticolo pubblicato da L'Unità (file PDF).
Visto il clamore suscitato dalle recenti vicende che hanno coinvolto il gruppo del PD al Senato mentre si sta discutendo delle riforme costituzionali e, in particolare, quelle del bicameralismo e del Titolo V, credo sia utile provare a rimettere i diversi passaggi nella loro reale dimensione per evitare che si perdano di vista le priorità e le conseguenze concrete delle scelte fatte e da fare.
Sia chiaro, si può non condividere la proposta di riforme in campo o la scelta fatta dal gruppo di non delegare più Corradino Mineo a rappresentarci in I Commissione nel momento in cui si sta cominciando a votare sugli emendamenti, ma non esiste un problema di violazione delle regole, né siamo di fronte ad una scelta autoritaria che vuole tappare la bocca al dissenso interno.
Trovo anche legittima la scelta fatta da alcuni colleghi di manifestare la propria contrarietà alle scelte del gruppo sospendendosi dallo stesso, ma trovo perlomeno inopportuna la spettacolarizzazione che si è voluta dare a quella scelta, annunciandola enfaticamente in Aula al Senato, alimentando le strumentalizzazioni dei gruppi di opposizione: c’era bisogno di cercare la solidarietà di M5S e Forza Italia quasi si sia di fronte ad atti contrari alla democrazia e alle istituzioni?
Detto questo, col rispetto che è dovuto a chi ha fatto scelte che non condivido, penso si debba parlare di ciò che è successo, non accettando le semplificazioni che leggiamo in questi giorni e che raccontano di dittatori o di un partito che non è più democratico, che siamo di fronte ad epurazioni e alla indisponibilità al confronto.
In Senato, il gruppo si e riunito molte volte, avevamo un mandato da parte della Direzione Nazionale sulle riforme, abbiamo a stragrande maggioranza condiviso la sostanza delle scelte di riforma del Senato e dell'art. 5, ciò non ci ha impedito di arrivare a formulare molti emendamenti che possono modificare il testo del governo, anche raccogliendo le osservazioni di chi non ha condiviso il testo in discussione. Da subito si è detto quali erano i punti irrinunciabili, su questo hanno votato la Direzione e i gruppi, ciononostante c'è una minoranza che legittimamente considera inaccettabili quei punti, a partire dalla composizione del futuro Senato.
L’articolo 67 della Costituzione garantisce ad ogni parlamentare di esprimere in Aula il proprio dissenso senza vincolo di mandato, questo principio non è in discussione, non lo è mai stato. Così, come è avvenuto alla Camera sulla legge elettorale, in Aula ogni parlamentare potrà distinguersi. Ciò che non può essere è che in Commissione, dove si è delegati in rappresentanza del gruppo, si possa sostenere una posizione diversa, pregiudicando - come rischierebbe di essere in questo caso - la possibilità della maggioranza di poter portare in Aula la riforma così come auspicata.
Questo è il punto. Se non si vuole garantire in Commissione il rispetto delle decisioni democraticamente prese dal gruppo che ti ha designato è giusto lasciare il posto ad altri. Anche perché, così facendo si consente, come è avvenuto sull'odg Calderoli, di prestare il fianco a operazione delle opposizioni e di indebolire il PD nella trattativa sulle riforme, col paradosso di consegnare a Forza Italia la possibilità di partire nella trattativa da una posizione più forte, perché noi non saremmo in grado di garantire i nostri voti in Commissione.
Le riforme sono una necessità imprescindibile per il Paese, serve farle bene, ma anche farle presto per ridare forza alla nostra democrazia e alle nostre istituzioni restituendo credibilità alla politica. Questa è la questione che abbiamo messo al centro del nostro congresso e su cui si è espressa una larga maggioranza, ed è il tema fondante del governo Renzi. A partire da questo si è proposta una riscrittura del bicameralismo e del Titolo V, indicando con chiarezza gli obbiettivi: Senato delle autonomie, che non vota la fiducia né il bilancio ma non per questo non rivestirà un ruolo centrale nella riscrittura di un nuovo equilibrio tra le istituzioni, una Camera espressione di Regioni e Comuni e, quindi, non eletta direttamente dai cittadini. Questa proposta è stata presentata con trasparenza e chiarezza al Parlamento e al Paese. Il 40,8 degli elettori che ci hanno votato alle europee l'hanno fatto consapevoli di ciò che vogliamo riformare e ci hanno aperto un credito che sarebbe folle gettare al vento.
Leggo che fare in fretta mal si concilia col fare bene, credo non sia vero. Credo, invece, che dopo 20 anni in cui non si è riusciti a fare nulla, ora che ci sono le condizioni sarebbe folle non cogliere l'occasione e deludere le aspettative che il PD e Renzi hanno suscitato. Nessuno deve rinunciare alle proprie idee, ad esprimerle e a battersi per esse, ma sapendo che quella di realizzare le riforme è la responsabilità politica che abbiamo tutti e la democrazia nel PD non può ridursi al richiamo alle giuste regole e al sacrosanto riconoscimento del pluralismo ma deve coniugarsi con responsabilità personale e collettiva.
Video dell'intervento in Direzione Nazionale PD»
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