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Codici identificativi degli agenti

Scritto da Emanuele Fiano.

Emanuele FianoHo conosciuto in questi anni di attività politica migliaia di poliziotti che, non sempre gratificati materialmente e moralmente nel loro lavoro di servitori dello Stato, hanno saputo gestire correttamente difficilissime situazioni di ordine pubblico e sicurezza. Nessuno pretenda di farci dimenticare che le situazioni di scontro che osserviamo nei cortei anche di questi giorni nascono dalla volontà di minoranze violente che utilizzano legittime proteste politiche unicamente per attaccare forze dell'ordine e istituzioni.
Dall'episodio recente di Roma nel quale uno o più poliziotti hanno abusato del loro ruolo e commesso violenza nei confronti di alcuni manifestanti riemerge il dibattito sui codici identificativi: la questione può essere affrontata, non è un tabù, ma premettendo, intanto, che le autorità in questi anni sono sempre riuscite a risalire agli autori dei gesti da condannare e che quindi non viviamo in un regime di anonimato delle forze dell'ordine e poi che anche gli operatori devono essere garantiti in qualche modo. Penso all'utilizzo di microcamere sui caschi e più in generale a forme di tutela anche giuridica. Il fine ultimo deve essere quello delle garanzie costituzionali del diritto a manifestare e della tutela della sicurezza del paese entro regole di democrazia e trasparenza ma avendo sempre a mente che ogni giorno centinaia di migliaia di operatori dello Stato, mal pagati e poco gratificati, garantiscono i diritti di tutti in un situazione sociale sempre più tesa.
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