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Niente, e così sia

Scritto da Lorenzo Gaiani.

Lorenzo Gaiani Suonano persino patetici i rimpianti di alcuni dirigenti della Forza Italia della prima ora che, nel ventennale della prima vittoria elettorale di Berlusconi, vedono con accorato dolore come di tale epocale ricorrenza nessuno faccia memoria se non con toni di scherno.
“E pensare che abbiamo fatto la storia”, sospira Giancarlo Galan, senza rendersi conto che la vicenda del suo partito più che alla storia appartiene alla cronaca giudiziaria. Fuori da ogni tentazione di sarcasmo, occorre dire che effettivamente il ventennio berlusconiano entrerà nella storia d’Italia e d’Europa, ma come?
La presenza di una destra moderna, di stampo liberale e liberista, ma insieme radicata nei valori dell’antifascismo e dei principi costituzionali, capace di innovazione e modernizzazione, non sarebbe affatto un male per il nostro Paese.
Il problema è che Forza Italia non è mai stata nulla di tutto questo, a partire dalla figura del suo fondatore, capo e padrone: intanto perché una forza liberale non ha un padrone, e Berlusconi la democrazia non sa nemmeno dove sia di casa. In secondo luogo perché un monopolista interessato a rimanere tale non può essere un vero liberista (almeno in via teorica, perché il liberismo praticato a livello globale fin qui ha funzionato in favore dei monopoli). In terzo luogo perché il liberalismo implicava il culto della legalità, a partire da quella costituzionale, e Berlusconi, ammesso che abbia mai letto la Costituzione, non la capisce e non la ama. Non si tratta qui di fare le vestali della Carta, la quale anzi può e deve essere cambiata in quelle parti ordinamentali che si sono rivelate superate e poco adatte all’evoluzione dei tempi: ciò che rimane inaccettabile è il disprezzo esibito, il misconoscere i valori fondamentali, le strizzate d’occhio da un lato alla secessione leghista e dall’altro al sottobosco fascista sempre più rigoglioso.
Poi ovviamente viene tutto il resto: il malgoverno, la sistematica confusione fra interessi privati e pubblici (e la prevalenza sistematica dei primi, ovviamente), una politica estera gestita in modo scriteriato privilegiando i rapporti con personaggi pericolosi e poco raccomandabili, sempre per questioni affaristiche...
Non c’è nulla del ventennio berlusconiano da salvare, e la sensazione di amaro in bocca che rimane leggendo le cronache di questi vent’anni è quella tipica di chi deplora il tempo sprecato ed il crescere di un malessere che alimenta i peggiori virus della società e della politica, quelli che mettono in discussione la democrazia.
Berlusconi sparirà, ma le macerie che lascia dietro di sé, specie quelle morali, purtroppo rimarranno a lungo.
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