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Restituire il ruolo di regia ai medici di famiglia

Scritto da Sara Valmaggi.

Sara ValmaggiIl modello lombardo di presa in carico delle cronicità va ripensato.
Quello elaborato dalla giunta Maroni è destinato a fallire per la mancanza di coinvolgimento dei medici di famiglia.
Questo nonostante l’urgenza di assicurare un’assistenza continuativa e rendere più efficaci e accessibili a tutti le cure sia reale.
Basti pensare che in Lombardia si contano 3 milioni e 250 mila pazienti cronici (il 30% della popolazione) e l’attesa di vita, di 80,6 anni per gli uomini e 85,1 per le donne, lascia prevedere una loro crescita.
Proprio per questo è stato stilato un Piano nazionale della cronicità diretto ad armonizzare le attività su tutto il territorio nazionale, un piano che diverse Regioni, fra cui Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Veneto e Liguria, stanno già recependo.
Regione Lombardia invece ha seguito una strada tutta sua, affrettata e contraddittoria.
Con una delibera di giunta del 4 maggio scorso ha stilato un modello di presa in carico che pone fine alla sperimentazione dei Creg, prevede una diversa stratificazione delle patologie croniche e introduce la nuova figura dei gestori, che possono essere strutture pubbliche o private accreditate, alle quali viene dato un compenso. I pazienti saranno chiamati a scegliere il gestore che li prenderà in carico, sottoscrivendo un Patto di cura per la gestione del loro Piano di assistenza.
Un modello che non può funzionare perché la Regione non ha coinvolto i medici di famiglia, tanto che, ad oggi, solo meno della metà dei 7 mila presenti in Lombardia ha accettato di divenire gestore della presa in carico. Anzi quattro sigle sindacali (Umi, Snami, Simet e Medicina democratica) hanno fatto ricorso al Tar contro il provvedimento.
Altre criticità del nuovo modello di presa in carico derivano dall’assenza di una seria analisi epidemiologica e dalla mancata realizzazione delle aggregazioni territoriali dei medici e operatori sanitari (Aft e Uccp) e dei presidi di integrazione socio sanitaria sul territorio (Pot e Presst).
Per evidenziare i limiti del nuovo modello da Regione Lombardia e cercare di porvi rimedio abbiamo presentato un ordine del giorno all’assestamento di bilancio in cui abbiamo chiesto prima di tutto di istituire un tavolo di confronto con i medici di famiglia per restituire loro il ruolo di regia e di presa in carico e ricostruire un più efficace rapporto di fiducia con i pazienti. Abbiamo, inoltre, chiesto di avviare una seria analisi epidemiologica dei cronici e di stanziare risorse certe per incentivare i medici di famiglia ad aggregarsi nelle Aft e Uccp e coordinarsi con gli specialisti, gli operatori sanitari e le strutture ospedaliere.

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