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La strage di Capaci

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento di Franco Mirabelli alla presentazione del libro “Una strage semplice. Capaci e via D’Amelio 25 anni dopo. Storie di mafia o storia d’Italia?” (video).

In questi anni, in Commissione Parlamentare Antimafia abbiamo affrontato spesso le questioni della Trattativa Stato-Mafia e dei depistaggi. Queste sono poi le due questioni su cui più si addensano nebbie e incertezze e penso che la ricerca della verità non vada mai interrotta, perché ne abbiamo bisogno.
Occorre provare a capire tutto, comprese le pagine ancora oscure delle vicende degli anni delle stragi.
Il libro “Una strage semplice. Capaci e via D’Amelio 25 anni dopo. Storie di mafia o storia d’Italia?” di Nando Dalla Chiesa, però, racconta la verità dei fatti sulle motivazioni della strage di Capaci, narrando l’ambiente e il clima in cui quella strage è maturata.
A mio avviso, il libro è importante proprio per questo: perché depurato da una serie di ragioni che pure sono importanti, dice con chiarezza alcune cose.
Innanzitutto, il libro di Dalla Chiesa racconta che cosa ha fatto Giovanni Falcone.
In questi anni di commemorazioni della figura-simbolo della lotta alla mafia, infatti, forse troppo spesso ci dimentichiamo di raccontare cosa ha fatto Falcone.
Falcone non è stato solo il magistrato del Maxi-Processo.
Falcone è stato quello che ha “inventato” il pentitismo, comprendo che i pentiti potevano essere un grande strumento per sconfiggere la mafia.
Falcone ha capito che bisognava seguire i soldi per capire come colpire le mafie.
Falcone ha capito che per combattere la mafia – che lui ha dimostrato per primo che era un’organizzazione strutturata vera e propria – occorreva innovare gli strumenti.
Falcone ha capito che bisognava coordinare gli sforzi della magistratura e che, quindi, serviva una Direzione Nazionale Antimafia, che poi si è costituita.
Falcone ha capito che serviva impedire che i capi della mafia potessero continuare a comandare dal carcere. Ecco, quindi, chiarito che Falcone non è stato solo il magistrato che è saltato in aria con la moglie e la scorta nella strage di Capaci ma è stato un uomo che ha dato un contributo straordinario nella lotta alla mafia e va ricordato e valorizzato per le tante cose che ha fatto.
Questo aspetto credo che sia una parte importante del libro di Nando Dalla Chiesa.
Un altro aspetto riguarda il clima di quegli anni.
Devo dare atto a Nando Dalla Chiesa che, nel 1982, dopo la morta di suo padre, decise di fare alcune assemblee nelle scuole. Una di queste la organizzammo insieme nell’istituto omnicomprensivo di Vimercate (io, all’epoca, ero Segretario della FGCI) e già allora Nando Dalla Chiesa aveva raccontato che anche l’omicidio di suo padre era nato esattamente dentro a quel clima sociale, politico, culturale, in cui la legalità veniva vissuta come un problema e un pericolo per tanti pezzi della società e anche per un pezzo della politica e dell’economia.
Nel libro “Una strage semplice. Capaci e via D’Amelio 25 anni dopo. Storie di mafia o storia d’Italia?”, Dalla Chiesa racconta bene questo aspetto.
Le ragioni della strage, infatti, non riguardano solo la vendetta della mafia verso un magistrato ma riguardano la preoccupazione che in Italia si apra la strada della legalità.
Sono, infatti, gli anni in cui comincia Tangentopoli e anche alcuni settori economici vengono presi di mira.
Con l’inchiesta di Falcone si mette in evidenza il fatto che la politica non riesce più a controllare tutto, neanche nella lotta alla mafia e si incrina, quindi, un rapporto tra politica e mafia.
La mafia non si fida più della politica.
Nando Dalla Chiesa, nel libro, scrive che una delle ragioni della strage di Capaci sta nel fatto che Andreotti non doveva fare il Presidente della Repubblica e così si è scelto di far saltare in aria Falcone proprio per fare in modo che, una settimana dopo, non si sarebbe più riusciti ad eleggere Andreotti, che era il candidato più probabile.
La strage di Capaci ha avuto, dunque, tantissime motivazioni.
Dopo quegli anni lo Stato ha reagito e ha dato colpi durissimi alle mafie. Lo Stato ha avuto la capacità di realizzare quella Direzione Nazionale Antimafia che Falcone voleva costruire; ha saputo costruire mezzi investigativi e legislativi innovativi e ha dato colpi fortissimi alle mafie.
Il clima che racconta Nando Dalla Chiesa e ciò che si muoveva attorno alle ragioni della strage di Capaci, inoltre, mostra che la mafia era già diventata una questione nazionale e non riguardava solamente le Regioni meridionali o la Sicilia. La mafia era già una grande questione nazionale con una capacità di condizionare, di allearsi, di penetrare in ampi settori economici, politici, editoriali, cultura anche al Nord.
Oggi abbiamo cominciato a parlare di mafie al Nord e, in particolare, della ‘ndrangheta ma questi fenomeni esistono da molto prima.
La storia che si racconta nel libro “Una strage semplice. Capaci e via D’Amelio 25 anni dopo.
Storie di mafia o storia d’Italia?” deve, dunque, essere un monito: da una parte c’è bisogno che emerga la verità sulle cose che non sono ancora chiare e dobbiamo fare di tutto per arrivarci; dall’altra parte però dobbiamo sapere che la criminalità organizzata non ha rinunciato a costruire quel coacervo di interessi con cui per tanti anni ha saputo condizionare la vita del Paese, comprese l’economia e la cultura.
Il messaggio di fondo del libro è che questa è una storia che c’è stata e che si può ripetere e, quindi, bisogna tenere alta la guardia.
Dovere della politica e della società è quello di sapere tutto ciò e impedire che accada di nuovo.

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