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Mafie di casa nostra: conoscere il nemico per combatterlo

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento di Franco Mirabelli svolto alla Festa dell'Unità di Milano.

In questi quattro anni di legislatura, Nando Dalla Chiesa e l’Università degli Studi di Milano hanno dato un contributo importante alla Commissione Parlamentare Antimafia, il cui lavoro è stato focalizzato proprio sulla presenza delle mafie al Nord, perché sentivamo la necessità di comprendere meglio questo fenomeno.
Il lavoro che hanno svolto Dalla Chiesa e l’Università è stato molto utile, così come sono state utili le inchieste di questi anni che hanno mostrato di imprese e di appalti che sono stati infiltrati e hanno permesso di far venire alla luce queste vicende e punirne i colpevoli.
Dobbiamo sapere che al Nord c’è una ‘ndrangheta forte e minacciosa che si è stabilmente insediata ma c’è anche uno Stato forte, una magistratura attenta e una capacità delle amministrazioni e della società civile di dare risposte.
In questi anni, anche al Nord possiamo dire che abbiamo già raggiunto alcuni dati positivi: siamo passati, infatti, dall’avere Prefetti che negavano la presenza delle mafie al raccontare le presenze e le modalità di azione della criminalità sui territori.
Oltretutto, oggi non parliamo neanche più di infiltrazioni ma sappiamo che la ‘ndrangheta si è proprio insediata in alcuni territori in Lombardia e in alcuni settori economici.
La ‘ndrangheta, quindi, purtroppo c'è, si è radicata e cerca anche il consenso sociale.
Una delle ragioni per cui la ‘ndrangheta si interessa di farmacie e sanità è perché stare dentro al circuito sanitario garantisce soldi ma anche prestigio e accettazione sociale e, quindi, la possibilità di avere consenso.
Noi abbiamo bisogno di parlarne di più perché dobbiamo essere avvertiti.

In Commissione Antimafia abbiamo studiato molte inchieste lombarde ma abbiamo seguito con attenzione anche l’inchiesta Aemilia. Lì si vede in modo evidente che la ‘ndrangheta è una cosa molto diversa da quella che pensavamo nel nostro immaginario collettivo.
La prima cosa che dobbiamo domandarci per comprende questi fenomeni è cosa fanno le mafie al Nord.
Le mafie al Nord, in particolare la ‘ndrangheta, ci sono perché qui ci sono i soldi. Al Nord c’è un’economia che comunque ancora tira e la scelta dei criminali è quella di infiltrarsi nell’economia legale e sana per condizionarla. Sono moltissimi gli esempi di scalate della ‘ndrangheta alle aziende e sono moltissimi gli esempi di imprenditori che in questi anni di crisi si sono rivolti alla ‘ndrangheta e alla criminalità organizzata pensando di avere un contributo economico per superare le difficoltà e poi di rimanere indenni mentre invece, spesso, quegli stessi imprenditori si sono ritrovati a regalare le proprie aziende ai criminali. Questo ha consentito alle mafie di entrare dentro al circuito legale dell’economia e, di fatto, condizionarlo.
Questo è avvenuto e questo si sta scoprendo dalle inchieste.
Le statistiche dicono che ogni tre giorni c’è un’azienda che viene chiusa per infiltrazioni della criminalità organizzata: stiamo parlando, quindi, di un fenomeno molto grande.
In questi giorni, nel dibattito parlamentare sul Codice Antimafia, uno dei punti di disaccordo ha riguardato le interdittive. Eppure queste sono uno degli strumenti fondamentali di contrasto alle mafie: oggi, infatti, colpiamo le infiltrazioni criminali con le interdittive, dando alle Prefetture la possibilità di fare le inchieste, di dare i certificati antimafia a chi rispetta le regole e, grazie a tutto ciò, è anche migliorata la situazione rispetto ai grandi appalti.
Da quando, con i protocolli per Expo, si è messa in campo una rete di interventi (come il coordinamento delle forze dell’ordine, l’accesso ai cantieri per controllare presenze e mezzi) sono state interdette dai lavori 92 aziende perché ritenute in odore di infiltrazioni mafiose.

È una battaglia durissima, dunque, quella contro le mafie ma per vincere bisogna sapere che c’è questo problema.
Il problema della mafie è serio e riguarda anche la nostra democrazia perché se l’economia viene inquinata in maniera significativa dai miliardi che la ‘ndrangheta riesce a rastrellare con le sue attività illecite (soprattutto con la droga) e a immettere nel mercato, è evidente che c’è poi un problema democratico.
Quando si parla di mafie al Nord, inoltre, dobbiamo sapere che le mafie sono anche sul territorio.
A Buccinasco è recentemente tornato un boss in attesa della sentenza ma, nonostante questo, il centrosinistra ha vinto le elezioni con un candidato che ha fatto della legalità una bandiera e credo che questo sia un grandissimo risultato: quella che è sempre stata considerata la “Platì del Nord”, infatti, ha dato una risposta fortissima alla criminalità; l’hanno data i cittadini e l’amministrazione. Questo è stato un segnale importante che non va trascurato.
Dobbiamo, però, anche ricordare che in queste settimane lo Stato ha avuto dei successi straordinari con gli arresti dei boss di Platì e San Luca, catturati nei loro territori e nelle loro case. Questi sono dei segnali straordinari da parte dello Stato perché è entrato in quelli che sembravano santuari inespugnabili della criminalità organizzata.
Anche con i 116 recenti arresti sulla costa ionica - che è una terra che viene considerata proprietà della ‘ndrangheta - lo Stato ha mostrato una forte capacità di aggredire la criminalità organizzata.
La Direzione Nazionale Antimafia, inoltre, sta lavorando e dimostrando una straordinaria capacità investigativa e non è un caso se gli è stata attribuita anche la funzione di lotta al terrorismo.
Dobbiamo sapere, quindi, che lo Stato sta combattendo le mafie e ha grandissime professionalità, competenze e capacità di contrastare la criminalità organizzata e stiamo ottenendo risultati.

Recentemente abbiamo approvato un nuovo Codice degli Appalti che rende molto più difficili i tentativi di condizionamento. Si è abbassata, infatti, la soglia sotto la quale si possono fare gli affidamenti diretti, senza gara; così come si sono regolati meglio i subappalti.
Il nuovo Codice Antimafia, poi, prevede che si debba chiedere la certificazione antimafia a tutte le società, comprese quelle che fanno capo a piccoli consorzi ed è utile. Sicuramente, ogni volta che occorre rinnovare i certificati, per le aziende piccole questo può apparire come un’ulteriore incombenza burocratica difficile da sopportare ma serve perché il pericolo è reale. È anche interesse delle aziende sane evitare che si verifichino infiltrazioni che poi condizionano il mercato. Le aziende sane, infatti, rischiano di essere massacrate con la concorrenza se ci sono aziende che invece hanno il sostegno e i soldi della ‘ndrangheta e che non rispettano le regole.
Bisogna, dunque, evitare che ci siano i condizionamenti della criminalità organizzata che impongano i propri fornitori, i propri uomini e i propri mezzi.
Al Sud questo purtroppo avviene spesso. Avviene anche nei locali pubblici, dove i gestori si vedono imporre slot machines o marche di caffè che vanno ad arricchire i criminali.
Ci vuole il coraggio di denunciare questo fenomeno e di non abbassare la testa di fronte a queste pressioni.
Non è un mistero che ci siano interi settori economici condizionati dalla criminalità, come l’edilizia, la movimentazione terra. Sulla movimentazione terra, ad esempio, le mafie hanno iniziato a creare una serie di società fantasma che però utilizzano i mezzi delle società interdette.
Le nuove norme per le grandi opere, invece, garantiscono la possibilità di accesso ai cantieri proprio al fine di effettuare controlli su lavoratori e macchinari e questo consente di intervenire ove si verificasse un problema.

Questa è anche la dimostrazione che sappiamo dare risposte all’altezza dello scontro.
Di fronte ad una criminalità organizzata che è capace di adeguarsi ai cambiamenti e di cambiare a sua volta, infatti, occorre continuare ad aggiornare le norme.
Noi dobbiamo essere capaci di adeguarci e adeguare ogni volta gli strumenti di contrasto.
Personalmente, continuo a sperare che abbia ragione Falcone e che la mafia si possa battere e sono certo che la batteremo. 

Ci tengo particolarmente a rivendicare ciò che abbiamo fatto e che stiamo facendo in questa legislatura per agevolare la lotta alla criminalità organizzata.
In Parlamento abbiamo approvato la modifica dell’Articolo 416ter del Codice Penale per punire il reato di voto di scambio inteso come voto in cambio di favori e non più solo in cambio di denaro. Abbiamo reintrodotto il reato di falso in bilancio.
Abbiamo introdotto il reato di autoriciclaggio.
Abbiamo costruito la modifica del Codice Antimafia – che auspico che venga approvata definitivamente – mettendo a punto le regole per garantire che i beni confiscati vengano veramente utilizzati al meglio e siano messi a disposizione dei cittadini e abbiamo migliorato anche le normative riguardanti le interdittive.
Abbiamo modificato il Codice degli Appalti.
Abbiamo approvato la legge anticorruzione e abbiamo costruito l’Autorità Nazionale AntiCorruzione presieduta da Raffaele Cantone. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che c’è un rapporto stretto tra corruzione e mafie perché dove c’è la corruzione è più facile che le mafie trovino il terreno fertile per infiltrarsi.
Sicuramente molto rimane ancora da fare sul fronte della lotta alle mafie ma abbiamo già fatto tante cose concrete e dobbiamo raccontarle con maggior forza.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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