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DDL concorrenza, farmaci e farmacie

Scritto da Emilia De Biasi.

Emilia De Biasi
Intervento in Senato.

Anche io non vorrei associarmi, a partire dai relatori, a tutti coloro che hanno detto che certamente in due anni cambiano tante cose e che, quindi, è inevitabile che una legge sulla concorrenza, che dovrebbe essere annuale e uno strumento molto dinamico, risenta di un blocco e che c'è una necessità di aggiornamento che spero si possa raggiungere rapidamente con la prossima legge di concorrenza.
Sono cambiate molte cose dalle prime liberalizzazioni e un bilancio ormai si impone per alcuni settori di cui vorrei brevemente parlare.
Un pregio di questa legge è quella di avere riscritto gli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni sul risarcimento non patrimoniale. È un aspetto importante che riguarda la sanità perché questo provvedimento si collega finalmente all'altra legge, che abbiamo approvato di recente, sulla responsabilità professionale delle professioni sanitarie e per la sicurezza delle cure. Tutto può essere fatto meglio, però non vi è dubbio che le tabelle di riferimento sono oggi una realtà con questa legge sulla concorrenza. Mentre prima erano frutto del lavoro della magistratura - penso alle famose tabelle di Milano - oggi possono, grazie alla legge sulla concorrenza, diventare all'atto pratico un punto di riferimento normativo certo che di fatto non solo tutela gli esercenti delle professioni sanitarie, ma soprattutto i cittadini perché hanno una certezza. Questo è il primo punto. Sono tabelle che definiscono in punti il valore di un danno non solo patrimoniale ma anche morale. Sono, quindi, particolarmente importanti e significative. Ritengo che questo, tra i tanti limiti che si possono trovare, sia un fatto molto importante che consentirà un lavoro pratico di applicazione della legge sulla responsabilità professionale con riferimento alla sicurezza delle cure, che ritengo uno dei provvedimenti più importanti da questi la legislatura.
Il secondo punto - andrò molto velocemente - riguarda il pianeta delle farmacie, delle liberalizzazioni e della concorrenza. Su questo credo che una riflessione ulteriore nella prossima legge di concorrenza dovremmo farla perché non vi è dubbio che vi siano dei cambiamenti sostanziali e di grande importanza per cui ringrazio i relatori e la Commissione perché hanno recepito condizioni che erano state poste dalla Commissione sanità. Noi ne siamo ovviamente lieti. In particolare, penso alla necessità che vi sia nei nuovi assetti proprietari la figura del farmacista. Questo mi sembra evidente, ma non era così in precedenza. È una riflessione utile. In secondo luogo, l'altro punto non indifferente è che nei nuovi assetti proprietari in ciascuna Regione lo stesso soggetto possa detenere al massimo la proprietà del 20 per cento delle farmacie. È un punto importante, anche se non del tutto soddisfacente. Questo non credo sia un problema solo della legge di concorrenza, ma del concetto di liberalizzazione perché - introduco in questo modo anche il terzo tema - stiamo parlando di servizi del Servizio sanitario nazionale.
Nel patto per la salute è detto in modo chiaro che le farmacie sono parte del Servizio sanitario nazionale ed erogano farmaci che non sono considerati una merce come le altre.
Allora ci sono due problemi: il primo riguarda il rapporto tra grande e piccola distribuzione. Certamente mi si dirà che i supermercati hanno soppiantato i piccoli esercizi. Ma in questo caso noi stiamo parlando di un servizio completamente differente. Penso, ad esempio, alle farmacie rurali ed alla difficoltà obiettiva che incontra un cittadino. Se si prosegue sulla strada della grande proprietà nel campo delle farmacie, mi chiedo che cosa accadrà delle farmacie che si trovano nei paesi più piccoli che sono spesso uno dei pochi punti di riferimento per gli abitanti. Questo è un problema reale che tocca la vita dei cittadini, non soltanto il reddito del farmacista, come è stato evocato in alcuni interventi. Non è così. Non è solo un problema di reddito. Certamente c'è anche quello: se la farmacia vende meno indubbiamente ci sarà anche un problema di chiusura delle farmacie.
A mio parere, però, su questo andrebbe condotto un lavoro un po' più ordinato di quanto non sia stato fatto fino ad oggi e, lo ripeto, non nella legge sulla concorrenza. Per esempio, i concorsi per le nuove farmacie sono bloccati dalle Regioni. Nel milleproroghe, peraltro, abbiamo previsto una ulteriore proroga. È necessario che liberalizzazione non significhi esclusivamente confronto con il mercato. La liberalizzazione deve tenere conto anche delle necessità dei cittadini, considerando anche che stiamo parlando del Servizio sanitario nazionale e quindi di quella che viene chiamata la farmacia dei servizi. I supermercati che vendono in modo mirabile dalla cosmesi, alle scarpe a quant'altro, sono utili ma molto relativamente. Noi abbiamo bisogno di ridefinire in chiave moderna la funzione della farmacia come punto di riferimento e di servizio per il cittadino. Molto spesso, ripeto, visto che l'Italia è lunga ed è composta di piccoli comuni, è, di fatto, l'unico punto di riferimento di carattere sanitario. Questo riguarda, ovviamente, non soltanto le persone anziane ma tutti. Penso quindi che, nonostante il cambiamento previsto dalla Commissione che apprezzo moltissimo, un piccolo ulteriore lavoro vada fatto.
Il terzo e ultimo punto riguarda i farmaci di fascia C che non sono presenti ma sono stati evocati nel corso di tutto il dibattito. Sappiamo, infatti, che sono uno dei grandi elementi di discussione, oggetto anche di qualche mail che avremmo volentieri fatto a meno di ricevere, lo dico molto sinceramente, perché ritengo che siano frutto di un lobbismo che forse potrebbe anche darsi una regolata.
È passato molto tempo da quando sono state fatte le prime liberalizzazioni, come dicevo all'inizio, e si è creato un problema molto grande. Le parafarmacie sono una anomalia italiana. In Europa non esiste un esempio di parafarmacia. Facciamoci qualche domanda. Personalmente ritengo che si debba arrivare ad una ridefinizione della parafarmacia, non credo che sia stata un'idea brillante quella di chiedere la presenza di un farmacista nella parafarmacia perché questo ha ovviamente comportato un farmacista di serie A e un farmacista di serie B, cosa inaccettabile dal punto di vista della deontologia e della collocazione professionale, oltre che dell'etica professionale e, vorrei dire, sociale, in questo campo. Accanto a questo, però, credo che sia ugualmente inaccettabile l'idea che i corner dei grandi supermercati abbiano parafarmacie che possono vendere farmaci di fascia C.
Spiego perché: innanzitutto le sentenze sono tantissime e spiegano in modo molto chiaro che il farmaco non è una merce come le altre, quindi non è una saponetta. Se guardiamo l'andamento dei dati dei farmaci di fascia C degli ultimi anni, fino al 2016, ci rendiamo conto che è aumentato il consumo privato di una categoria in particolare, ossia quello dei cosiddetti farmaci nervosi, quali le benzodiazepine, i tranquillanti e gli ansiolitici.
A chi ritiene importante vendere i farmaci di fascia C nei supermercati desidero dire che ciò determinerebbe un aumento dell'utilizzo di benzodiazepine, tranquillanti e ansiolitici, il che - permettetemi - è una grande sciocchezza. Si vuole consentire di comprare tre al prezzo di uno, in modo da abbassare il prezzo? Non è questa la questione, ricordo che stiamo parlando di farmaci e non di un detersivo o di una saponetta. Stiamo parlando di una farmacia, cioè di una funzione del Servizio sanitario nazionale.
Credo vada affrontato e risolto il tema delle parafarmacie e dei farmacisti, ad esempio facendo finalmente il conto di quante sono le parafarmacie di proprietà di farmacisti che possiedono anche farmacie. Sgomberato il campo da questo elemento, bisogna cominciare a capire che i farmacisti che lavorano nelle parafarmacie hanno il diritto di esserlo come gli altri. Occorre però evitare di trasformare il corner di un supermercato in una farmacia a scarto ridotto, sostanzialmente per medicinali per lo stomaco e l'apparato dirigente, o - peggio ancora - il sistema nervoso. Dico questo perché non parliamo di una merce come le altre. Come dice un bello slogan, quando parliamo di farmaco ci sono le persone, oltre alle cose.

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