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Strade regionali? No grazie

Scritto da Arianna Censi.

Arianna CensiArticolo pubblicato su Cooperazione & Solidarietà.

Cominciamo con i fatti. Nei giorni scorsi, attraverso un Protocollo d’intesa, la Regione Lombardia e l’Anas si sono accordati per rilevare una serie di strade dalle Province e dalla Città metropolitana di Milano, per assumerne la gestione diretta attraverso la creazione di una nuova società (una newco). Poiché le Province e la Città metropolitana sono in condizioni economiche “difficili”, hanno detto Regione e Anas, e quindi non hanno i soldi, ci pensiamo noi a mettere i danari e quindi “ci prendiamo” le strade, così ne garantiamo la manutenzione e le gestiamo “al meglio”.
Non fa una piega il ragionamento, a prima vista. Ma c’è un ma. Anzi ci sono parecchi ma.
Innanzitutto, quali strade? Sì, perché se si interviene con questo spirito di “soccorso” uno si aspetta che Regione e Anas vogliano rilevare quelle strade nelle condizioni peggiori.
Invece, guarda caso, vengono rilevate quelle a lunga percorrenza e con maggiore remunerazione, per intenderci, quelle dove si possono mettere gli autovelox. In proposito ricordo che la Città metropolitana ha sempre utilizzato questo strumento sia per la sicurezza, innanzitutto, sia per utilizzarne i proventi in investimenti sulle strade, tutte le strade, anche quelle non “interessanti” per Regione e Anas, con interventi di manutenzione e messa in sicurezza (ad esempio eliminando le intersezioni a raso con le rotatorie per snellire e diminuire il traffico). Inoltre, ricordo che tuttora ci sono strade su cui sono in corso o sono stati portati a termine ingenti investimenti e migliorie, il che significa che da questa situazione non potrà nascere altro che un conflitto.
E ancora, se ci sono fondi economici disponibili perché non metterli a disposizione degli enti che già si occupano delle strade invece di creare una nuova società che, inevitabilmente, non solo avrà dei “costi” – andando ad appesantire ulteriormente la gestione del sistema, ma dovrà, di fatto, “imparare” a fare il lavoro, da capo? Lavoro, ripeto, che Province e Città metropolitane fanno da sempre, bene. Del resto, detto in un altro modo, non è che Regione e Anas abbiano, in questi anni, dimostrato di saperlo fare meglio.
Le strade sono una funzione fondamentale degli enti di area vasta, una funzione affidata dalla legge, e questo Protocollo rappresenta un vulnus importante ai compiti degli enti di area vasta. Il problema dunque non sono le strade ma i fondi necessari per la loro manutenzione e la loro gestione. Questo protocollo appare dunque come un tentativo di espropriare le Province e la Città metropolitana di un ruolo non solo gestionale, ma anche politico.
Attenzione, non si tratta di una misera lotta di potere o di poltrone, come qualcuno potrebbe pensare a prima vista, ciò che questa vicenda rappresenta. Si tratta di guardare a quello che sarà, al medio termine. Il punto è capire, tutti insieme, che il futuro dell’area metropolitana milanese, così come avviene in tutti i paesi avanzati – e così come la stessa Europa ha più volte ricordato, appartiene agli enti di area vasta, che soli possono governare e gestire le questioni complesse e sovracomunali: perché hanno una visone d’insieme che altri livelli di governo non hanno, e perché ragionare in ottica metropolitana è l’unico modo per gestire le strade, i trasporti, i rifiuti, il territorio, lo sviluppo economico, e tanto altro.
Per correttezza nei confronti dei nostri cittadini, andremo avanti con i lavori in corso e quelli previsti anche perché questo passaggio di consegne, se mai avverrà, non sarà certo cosa di poche settimane o mesi. Le Province e la Città metropolitana di Milano hanno sempre gestito al meglio le strade di loro competenza, avendo le risorse necessarie: ci lasciassero continuare a farlo.

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