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Tutti si impegnino a evitare di indebolire il Pd

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Articolo pubblicato su Huffington Post e intervento all’incontro PD “Nord Sud Ovest Est” nel Municipio 9 di Milano (video).

I dati riguardanti le ultime tornate elettorali nell’area milanese sono molto importanti perché non sono soltanto dei numeri ma contengono anche grandi temi politici che sono gli stessi che attraversano le dinamiche internazionali dell’ultimo periodo.
Ci sono, infatti, grandi tematiche politiche che stanno cambiando il mondo e che richiedono alla sinistra uno sforzo di riflessione.
In questa fase siamo già arrivati molto oltre l’antipolitica. Trump e Marine Le Pen raccontano un mondo che non si spiega più dentro la dialettica destra/sinistra e con le vecchie categorie e non è sufficiente neanche l’antipolitica a spiegarlo.
Questi fenomeni mostrano che c’è una parte dell’opinione pubblica che probabilmente è in sofferenza e non si sente rappresentata dalle proposte politiche dei governi e, a fronte di questo, si mette contro le istituzioni e contro l’establishment.
Il problema appare in tutta la sua evidenza oggi che nei sondaggi ricevono fiducia dai cittadini soltanto l’esercito e le forze dell’ordine: anni fa non era così; avevano considerazione anche il Presidente della Repubblica, la magistratura e istituzioni in cui tutti si sentivano rappresentati. Oggi tutto questo non c’è più e anche la credibilità di quelle istituzioni viene messa in discussione.
Di fronte a questo scenario, la sinistra per come l’abbiamo conosciuta non è più sufficiente e deve inventare parole nuove che, certamente, non può trovare guardando dietro di sé.
Non è neanche un problema esclusivo della sinistra italiana perché, come dimostrano anche le tornate elettorali internazionali, è una situazione globale di tutta la sinistra.
Mancano parole e proposte per coniugare questa realtà con i nostri valori.
Questa problematica si intreccia con un’altra questione che è quella dell’aumentare delle diseguaglianze nel mondo.
Il 4 dicembre, a mio avviso, il PD ha perso il Referendum Costituzionale perché in Italia ci sono delle enormi diseguaglianze. C’è un pezzo del nostro Paese che sta male, che non è uscito dalla crisi e le diseguaglianze pesano molto sulla vita quotidiana.
In questo contesto, il PD ha raccontato soltanto un Governo che aveva fatto molte cose positive ma ha dimenticato la parte del Paese per cui tutti quei risultati positivi non hanno influito nella vita quotidiana.
Questo ha fatto arrabbiare quei cittadini e ha creato un’ulteriore frattura con la politica.
Il PD aveva già perso le precedenti elezioni amministrative sempre per questo motivo; perché si stava raccontando un Paese a partire da dati positivi veri ma che non venivano percepiti e vissuti da una parte dei cittadini.
Il PD ha perso il Referendum Costituzionale più per queste ragioni che non per il merito della riforma.
In merito alle polemiche interne al PD di queste settimane, però, va dato atto a Renzi di essersi dimesso da Presidente del Consiglio immediatamente dopo la sconfitta referendaria e da Segretario del PD nell’ultima Assemblea Nazionale. Questa è la dimostrazione che Renzi ha preso atto della sconfitta e il Partito Democratico si avvia al congresso per questo motivo.
È scorretto dire che Renzi abbia fatto tutto male e pensare che vada eliminato.
Il PD è un partito contendibile, c’è un congresso e Renzi ha diritto a ricandidarsi a Segretario.
Ci saranno tre mesi per discutere e per contrapporre altre candidature a quella di Renzi e presentare proposte politiche diverse (che, però, a mio avviso, dovranno essere all’altezza dei problemi globali che abbiamo di fronte).
Abbiamo speso vent’anni per arrivare a costruire un progetto politico basato sul mettere insieme culture diverse dei riformisti italiani per formare un grande partito di centrosinistra. Buttare via o indebolire quel progetto adesso è qualcosa che non riesco a comprendere e auspico che tutti si impegnino per evitare che questo avvenga.
Lo dobbiamo all’Italia, non solo al PD.
Indebolire il PD oggi vuol dire aprire la strada ad altri.
In questo momento storico, con i problemi che ho segnalato e con un sistema elettorale proporzionale, rompere il PD vuol dire aprire la strada al Movimento Cinque Stelle e al centrodestra.
Spero, quindi, che ci sia ancora la possibilità di evitare la scissione.
La Direzione Nazionale ha il compito di costruire un percorso congressuale chiaro per consentire a tutti di discutere fino in fondo per affrontare progetti e proposte.
Credo che stiamo attraversando un momento complicato ma dobbiamo sapere qual è il prezzo che potremmo pagare facendo scelte sbagliate.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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