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Ha detto sì!

Scritto da Emilia De Biasi.

Emilia De Biasi Articolo pubblicato su RollingStone.
Hanno dormito poco, e si vede. I banchi del Governo si riempiono rapidamente di ministri e sottosegretari. Non ci stanno tutti e alcuni si siedono nei cosiddetti banchi delle Commissioni, utilizzati di solito dai senatori che dirigono l’esame delle leggi o delle mozioni.
Gli occhi di tutti cercano i ministri disubbidienti. Ci sono quasi tutti. Arriva Letta, pallidino, e poi Franceschini, davvero disfatto, ma in generale tutto il Governo ostenta una relativa serenità. In bagno incontro la Ministra della Giustizia Cancellieri, tutta in azzurro cielo di Roma e sorridente. Allora forse ce la facciamo, penso. Le voci si accavallano: forse i numeri non ci sono, qualcuno azzarda frasi tipo “la notte porta i quattrini”, e via così.
Le file del PDL si riempiono di botto. Si vede che hanno finito una riunione.
Arriva Bondi e si fionda all’insulto ai disubbidienti. In seguito si scomporrà molte altre volte urlando e gesticolando. Mi ricorda i marinai sovietici della Corazzata Potëmkin. Del resto l’andazzo del dibattito nel PDL aveva un che di stalinista, come ha detto Cicchitto, nella confusione scambiato per un comunista da Sallusti ieri sera in Tv e da chi non gli ha dato la parola nell’assemblea dei gruppi PDL di Camera e Senato. “Ne parliamo a cena”, gli hanno detto. “Ah sì?”, ha risposto lui, “e io mi faccio un gruppo a parte!”. Così stanno le cose. Ma torniamo al Senato. Letta fa una bella relazione, ringrazia Giorgio Napolitano, applausi, senatori in piedi, cinquestelle muti e seduti, Bondi urla, Formigoni (!) in piedi applaude, altri stan seduti con quella che a Milano si chiama “la piva”, cioè coi musi lunghi, come scolaretti rimproverati dalla maestra.
Ma di colpo i loro volti si trasfigurano in un sorriso illuminato d’immenso: entra Berlusconi, in buona compagnia di Verdini e di Maria Rosaria Rossi, che ci sono solo quando c’è lui. Lui sì che è nero, mica abbronzato. Si siede, incrocia le braccia, poi mette le mani sul volto. Non sa se mostrare stanchezza, preoccupazione o incazzatura. No, non voterà la fiducia, fa sapere alla stampa. Dopo l’intervento di Letta un discreto trambusto svuota i banchi PDL o Forza Italia, o tutti e due.
Si capisce che qualcosa sta succedendo, ma non si sa cosa. Si dimette? Li dimette di nuovo? No, Letta non lo può dimettere, c’è una foto con le firme di 24 senatori PDL a sostegno del Governo. E allora? Come canta il poeta lo scopriremo solo vivendo. Nel frattempo prosegue il dibattito: gli interventi di Lega, Cinquestelle, Sel e gruppo misto appaiono pallide considerazioni a confronto della senatrice a nome degli esuli grillini: fantastica nel tono e nei contenuti gliele canta tutte al movimento. Viene aggredita verbalmente da un Cinquestelle che sale fino al suo banco per insultarla: democrazia e pluralismo…
I pidiellini rientrano, le donne siedono vicine, vestite colorate tranne una, in blu notte con coccardona tricolore al petto. Non si sa perché.
Rientra anche Lui, in un nugolo di sodali che gli aprono la strada e gli offrono banco e sostegno. Inizia a parlare. Il microfono non funziona. Continua. Ma anche il microfono non ne può più. Si sposta, si ricompone, e parla. Poche parole invero non destinate all’eternità, e poi l’annuncio: tutti loro voteranno la fiducia.
Aha! Ha perso! Alla fine è andato sotto coi suoi e ha scelto il male minore: tanto per dire che con la fiducia ha accettato la separazione fra la sua vicenda giudiziaria trattata dalla Giunta per le elezioni e il lavoro del Governo. Si è dovuto rimangiare gli insulti di inaffidabilità a Letta e al Presidente Napolitano. Ha dovuto ammettere che le tasse sono calate in questi mesi e non alzate, come ha tuonato fino a un minuto prima. Etc etc etc.
La fine della storia è la seguente: il Governo ha avuto la fiducia e può continuare a lavorare al servizio del Paese, con la garanzia di una maggiore stabilità, essenziale per far uscire l’Italia dalla crisi e costruire nel semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea una nostra autorevolezza fatta non solo dai conti a posto. Sarebbe lungo qui elencare le cose fatte finora. Certo è che oggi si è infranto il muro di un ventennio. Non so al momento se effettivamente ci sarà la scissione e si formeranno due gruppi PDL e Forza Italia, ma oggi si è scritto un pezzetto di storia destinato a cambiare corso e sistema della politica italiana.
Mi piace pensare che c’ero anch’io.
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