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Distinguiamo i furbi dai poveri

Scritto da Gabriele Rabaiotti.

Gabriele Rabaiotti
Intervista a Gabriele Rabaiotti, Assessore alla Casa del Comune di Milano, pubblicata da Repubblica.

Qualche giorno fa, in Municipio 9, Mm ha sgomberato una famiglia occupante abusiva dal 2009. Moglie e due figli piccoli, uno ammalato di diabete, erano in Marocco, il padre, muratore tunisino, era in casa e non ha potuto opporre resistenza. Assessore Gabriele Rabaiotti, come si decidono gli sgomberi?
«Per tutto agosto, d'intesa con la Prefettura, abbiamo interrotto gli sgomberi programmati. Alcune situazioni, però, richiedono interventi diversi: se ci sono procedure di rilascio già in corso o se l'occupazione dà problemi agli inquilini regolari. In questo caso, per una perdita nella colonna di scarico del palazzo, abbiamo accertato che il bagno della casa dove viveva questa famiglia era in condizioni igieniche e sanitarie intollerabili per gli stessi bambini. Per questo Mm ha convinto il padre a lasciare l'alloggio».
Ma che fine fanno le famiglie in questa situazione?
«Una soluzione ottimale non è facile da trovare, anche se proporremo a questa famiglia, se ce lo chiederà, delle soluzioni temporanee. Altro, al momento, non si può fare».
Quante sono le occupazioni abusive nelle case popolari del Comune?
«Sono circa 2.100 quelle consolidate, che durano da alcuni anni. Nessuna nuova occupazione è stata fatta in questi ultimi mesi: o meglio, quelle tentate sono sempre state bloccate e Mm vigila costantemente affinché nessuno occupi le duemila case sfitte sulle quali vogliamo partire con il piano di intervento».
La giunta ha deliberato il ricorso al prestito da 30 milioni per questo progetto, ma quando si entrerà nella fase operativa?
«A settembre faremo una nuova delibera che darà conto di tutti gli interventi da fare con quei 30 milioni. Ma rimettere sul mercato quelle case è solo un pezzo del lavoro. Dobbiamo, nel frattempo, capire chi c'è nelle altre case potenzialmente disponibili, cioè quelle occupate abusivamente».
Come farete?
«Abbiamo avviato uno screening socioeconomico sugli occupanti: vogliamo capire chi sono, che redditi hanno, se hanno problemi con la giustizia e di che tipo. Una volta che avremo capito questo potremo studiare un intervento giusto e complessivo sugli occupanti senza titolo, scremando le situazioni di reale disagio dalle altre. Un programma organico: perché l'alternativa è la discrezionalità del caso per caso, che poi alimenta favoritismi e pericolose clientele».
Nelle case occupate c'è anche criminalità, racket: perché non risolvere quelle situazioni, prima?
«Certo non perché il Comune vuole accanirsi sui più deboli e difendere i criminali: sarebbe offensivo pensarlo. Anche sulla casa, come nelle altre politiche di welfare, i furbi e i delinquenti si sono mischiati a chi ha un bisogno reale. Ci siamo dati l'obiettivo di capire chi e perché abita oggi in un alloggio pubblico senza averne titolo proprio per evitare l'ingiustizia che deriva dal fare di ogni erba un fascio, sia condonando tutto e tutti sia perseguendo allo stesso modo deboli e furbi».
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