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L'elezione del Presidente della Repubblica

Scritto da Franco Mirabelli.

Sara Valmaggi
Questa settimana sarà decisiva per il nostro Paese. Giovedì iniziano le votazioni per eleggere il nuovo capo dello stato e dalle scelte che verranno fatte dipenderà, non solo il destino della legislatura ma la stessa possibilità di rispondere a ciò che ci chiede, con sempre più insistenza, la società italiana: istituzioni credibili, in grado di affrontare presto i problemi drammatici che stiamo vivendo e capaci di ridare fiducia agli italiani e forza alla nostra democrazia.
Giorgio Napolitano è stato un grande Presidente e credo si debba partire da qui, dai ringraziamenti a lui e dalla consapevolezza di dover guardare al ruolo che ha saputo svolgere come ad un modello. In una fase difficilissima per la nostra Repubblica il Presidente ha saputo assicurare al Paese tre cose fondamentali. È stato, nell'epoca di Berlusconi e delle leggi ad personam, garante della Costituzione rispondendo con intelligenza e con misura ad ogni tentativo di forzare le norme per imporre scelte di parte. 

Nel momento più difficile nel rapporto trai cittadini, la politica e le istituzioni, in cui sembrano prevalere le spinte a dividere la società italiana, a far venir meno le stesse fondamenta della nostra convivenza civile e democratica, Giorgio Napolitano ha saputo essere un punto di riferimento unificante per tanti, ha saputo rappresentare l'unità del Paese sostenendo con forza la necessità di mettere avanti a tutto l'interesse nazionale. Infine, il suo prestigio internazionale ha consentito al Paese di continuare a mantenere un rapporto di credibilità e fiducia con l'Europa ed il contesto mondiale nonostante il governo Berlusconi, per tante ragioni, avesse portato la nostra credibilità ai minimi storici.

Di fronte ad un Paese che chiede alla politica di fare presto credo sia necessario eleggere il nuovo Presidente subito, con un accordo ampio e alle prime votazioni. Sarebbe un messaggio importante a chi aspetta dai partiti un segnale che dica che prevale l'interesse degli italiani e non quello di parte, che la politica ha capito la lezione. Sarebbe un’occasione per rafforzare le istituzioni come patrimonio di tutti, per dare forza alla democrazia in un momento difficilissimo, per creare le condizioni per avviare quelle riforme di cui il Paese ha bisogno e che possono solo essere condivise. Insomma, aiuterebbe a riavvicinare i cittadini alla politica e alle istituzioni.
Per questo è giusto quello che il PD sta cercando di fare: condividere con le altre forze una proposta che possa trovare un consenso ampio, in cui si sentano rappresentati la maggioranza degli italiani e delle forze politiche. Una figura che sia garante della Costituzione e possa rappresentare l'unità del Paese. Significa verificare fino in fondo la possibilità di convergere su una proposta che venga dal nostro campo ma possa raccogliere la fiducia di tutti, così come è stato per Napolitano in questi anni.

Non può esserci alcuno scambio tra Presidenza della Repubblica e futuro governo e non ci sarà. Ma, certamente, se si riuscisse a eleggere presto e con un ampio consenso il Presidente sarebbe il segno di un clima politico che potrebbe facilitare la nascita di un governo per affrontare le emergenze sociali di oggi e far ripartire l'economia e quella convenzione per le riforme, proposta da Bersani e che può trovare tra le proposte dei saggi materia utile per lavorare.
Dopo l'elezione del nuovo Presidente tutto sarà più chiaro, intanto, la nostra proposta resta quella di un governo di cambiamento guidato da Bersani. È questo ciò di cui il Paese ha bisogno. Un governissimo o un altro governo tecnico non potrebbero garantire quelle scelte su lavoro, fisco, equità, economia e diritti, che sono necessarie ma che mai potranno essere condivise con il centrodestra nostrano. Questa è la nostra responsabilità: quella di lavorare per un governo che serva davvero, che possa fare le cose utili a chi, oggi, vede peggiorare sempre più le proprie condizioni di vita e le proprie prospettive. Ci siamo assunti le nostre responsabilità sostenendo il governo tecnico e non abbiamo certo bisogno di dimostrare di aver sempre lavorato per gli italiani, guardando all'interesse nazionale e non a quello di parte ed è offensivo in questi giorni sentire lezioni di responsabilità da chi ci ha portato in questo disastro e per meri calcoli elettorali ha fatto cadere in anticipo il governo Monti.  
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