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Il caso Kyenge

Scritto da Emanuele Fiano.

Emanuele Fiano La Lega, un partito ormai sostanzialmente insignificante sul piano elettorale, complice del disastro economico nel quale si trova il paese per averlo governato otto degli ultimi dieci anni, si aggrappa all’ultima bandiera che le rimane per non scomparire definitivamente dalle cronache.
A questo si devono le vomitevoli battute di Calderoli ieri, di Borghezio e Boso nelle settimane scorse, e il quasi vilipendio del Presidente della Repubblica da parte di Matteo Salvini oggi. E’ sempre stato facile nella storia solleticare gli istinti più bestiali dell’essere umano rispolverando i luoghi comuni del razzismo; è molto più difficile, anzi impossibile, per la Lega dimostrare di saper governare la crisi, come del resto non è mai stata capace di fare. I leghisti sappiano che, d’ora in poi, non smetteremo, ogni giorno in aula, di chiedere le dimissioni del vice presidente leghista del Senato, il razzista Calderoli.

Il vice Presidente del Senato Gasparri che non perde occasione, pur ricoprendo carica istituzionale, di esprimere il suo parere politico sulle vicende giudiziarie di Berlusconi, sul comportamento degli alleati nella compagine di governo, considera invece inaccettabile che la Presidente della Camera Boldrini esprima un’opinione circa il tema della cittadinanza nel nostro paese. La Presidente della Camera non ha fatto altro che riprendere un auspicio del Presidente della Repubblica, ma la verità che ogni qualvolta il tema della cittadinanza viene toccato sia dalla presidente Boldrini come dal Ministro Cecile Kyenge questo scatena negli esponenti di centro destra i peggiori istinti di contrapposizione frontale ed ideologica.
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