Basta retorica del dolore, è tempo di responsabilità
Ha il cuore spezzato, Matteo Maria Zuppi, cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna. "Non si puo' tacere - dice alla "Stampa" - di fronte a questo ennesimo inferno che si e' scatenato dove si dovrebbe pensare solo a lavorare, per portare a casa uno stipendio e, possibilmente, nobilitare la quotidianita' e l'esistenza proprie e della propria famiglia".
L'esplosione nella centrale elettrica di Bargi - che fino a ieri sera aveva provocato sei morti, cinque feriti e un disperso sott'acqua - e' "terribile. Ogni vittima nei luoghi di occupazione e' uno scandalo. Non ci si puo' abituare all'idea che il lavoro, fonte di vita, conduca alla morte". Scandisce con forza, e durezza, il capo della Cei: "Per uscire dalla retorica di momenti di dolore troppo frequenti deve iniziare il tempo della responsabilita' e della sicurezza, che non e' un costo ne' un lusso, ma un dovere imprescindibile e indiscutibile. E si basino sulla giustizia nei confronti di cio' che e' accaduto qui sull'Appennino tosco-emiliano come alle centinaia di vittime che ancora cadono - clamorosamente! - ogni anno". Il pensiero del cardinale "va alle persone che hanno perso la vita, per le quali piangiamo e preghiamo. Ai feriti, che incoraggiamo. E poi, ai familiari disperati: la scomparsa dei loro cari segna il loro avvenire, la porteranno ogni giorno, cercandone un senso. Confidiamo nella consolazione di Dio. E poi, pensiamo a chi e' in apprensione, perche' ha un proprio caro in ospedale o inghiottito dalla centrale. Solo una luce illumina questo buio". "Per chi crede - aggiunge - e' quella della fede e per tutti e' quella dell'amore. E sono molto unite. Provo tanta gratitudine per chi ha tenacemente cercato i dispersi. E un profondo grazie lo esprimiamo alla gente di montagna: pratica e trasmette quello spirito di umanita' e di solidarieta' che sono le radici piu' vere del nostro Paese che fa vivere questa tragedia come propria. Ci fa sentire comunita'. Cambia tutto quando ti metti nel dolore dell'altro. Ci ricordano che siamo una comunita' di destino". Zuppi osserva inoltre che "lavoro e morte non possono e non devono abbracciarsi. Mai devono coincidere! L'occupazione e' vita, vitalita', dignita' della persona e di intere famiglie, per molti e' vocazione, socialita', valorizzazione delle competenze. Se si trasforma in luogo di pericolo, oltre che di sfruttamento e ingiustizie, deve generare una corale e determinata repulsione. Una protesta trasversale. Queste morti - incalza- e questi infortuni riguardano tutti. La media di tre incidenti sul lavoro al giorno in Italia non diminuisce. Anzi. E cio' e' pazzesco. Adesso basta: servono provvedimenti concreti e risolutivi».
Il cardinale si aspetta che "innanzitutto si faccia chiarezza sulla vicenda e sulle cause della strage di Bargi, come ha chiesto il Presidente Mattarella e come e' nell'interesse di tutti. E poi, questo dramma impone serieta' e coerenza negli impegni e nelle promesse, senza piu' proclami di facciata che finiscono nel vuoto, opportunismi. E' urgente una presa di coscienza collettiva per cambiare in meglio, radicalmente, il presente del mondo dell'occupazione, in modo da costruire un futuro prossimo degno di un Paese civile e moderno". Bisogna partire "dalla manutenzione della sicurezza: solo cosi' si puo' scongiurare quelle che mai sono solo fatalita'. Le chiamiamo 'morti bianche', ma in realta' non sono bianche, perche' sporcano le nostre coscienze, sono troppo spesso conseguenza di deresponsabilizzazione", conclude Zuppi.
L'esplosione nella centrale elettrica di Bargi - che fino a ieri sera aveva provocato sei morti, cinque feriti e un disperso sott'acqua - e' "terribile. Ogni vittima nei luoghi di occupazione e' uno scandalo. Non ci si puo' abituare all'idea che il lavoro, fonte di vita, conduca alla morte". Scandisce con forza, e durezza, il capo della Cei: "Per uscire dalla retorica di momenti di dolore troppo frequenti deve iniziare il tempo della responsabilita' e della sicurezza, che non e' un costo ne' un lusso, ma un dovere imprescindibile e indiscutibile. E si basino sulla giustizia nei confronti di cio' che e' accaduto qui sull'Appennino tosco-emiliano come alle centinaia di vittime che ancora cadono - clamorosamente! - ogni anno". Il pensiero del cardinale "va alle persone che hanno perso la vita, per le quali piangiamo e preghiamo. Ai feriti, che incoraggiamo. E poi, ai familiari disperati: la scomparsa dei loro cari segna il loro avvenire, la porteranno ogni giorno, cercandone un senso. Confidiamo nella consolazione di Dio. E poi, pensiamo a chi e' in apprensione, perche' ha un proprio caro in ospedale o inghiottito dalla centrale. Solo una luce illumina questo buio". "Per chi crede - aggiunge - e' quella della fede e per tutti e' quella dell'amore. E sono molto unite. Provo tanta gratitudine per chi ha tenacemente cercato i dispersi. E un profondo grazie lo esprimiamo alla gente di montagna: pratica e trasmette quello spirito di umanita' e di solidarieta' che sono le radici piu' vere del nostro Paese che fa vivere questa tragedia come propria. Ci fa sentire comunita'. Cambia tutto quando ti metti nel dolore dell'altro. Ci ricordano che siamo una comunita' di destino". Zuppi osserva inoltre che "lavoro e morte non possono e non devono abbracciarsi. Mai devono coincidere! L'occupazione e' vita, vitalita', dignita' della persona e di intere famiglie, per molti e' vocazione, socialita', valorizzazione delle competenze. Se si trasforma in luogo di pericolo, oltre che di sfruttamento e ingiustizie, deve generare una corale e determinata repulsione. Una protesta trasversale. Queste morti - incalza- e questi infortuni riguardano tutti. La media di tre incidenti sul lavoro al giorno in Italia non diminuisce. Anzi. E cio' e' pazzesco. Adesso basta: servono provvedimenti concreti e risolutivi».
Il cardinale si aspetta che "innanzitutto si faccia chiarezza sulla vicenda e sulle cause della strage di Bargi, come ha chiesto il Presidente Mattarella e come e' nell'interesse di tutti. E poi, questo dramma impone serieta' e coerenza negli impegni e nelle promesse, senza piu' proclami di facciata che finiscono nel vuoto, opportunismi. E' urgente una presa di coscienza collettiva per cambiare in meglio, radicalmente, il presente del mondo dell'occupazione, in modo da costruire un futuro prossimo degno di un Paese civile e moderno". Bisogna partire "dalla manutenzione della sicurezza: solo cosi' si puo' scongiurare quelle che mai sono solo fatalita'. Le chiamiamo 'morti bianche', ma in realta' non sono bianche, perche' sporcano le nostre coscienze, sono troppo spesso conseguenza di deresponsabilizzazione", conclude Zuppi.