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Il decreto bollette non dà risposte a famiglie e imprese

Scritto da Alberto Losacco.

Intervento in Senato di Alberto Losacco in dichiarazione di voto per il PD sul decreto bollette.

Non posso non stigmatizzare quanto è avvenuto ieri in 6a Commissione: un conto è chiedere alle opposizioni un atteggiamento collaborativo per un andamento celere dei lavori, altra cosa è chiedere di licenziare più di cento emendamenti in pochi minuti.
Questo è francamente inaccettabile e lo è ancora di più su un provvedimento nato per dare continuità agli interventi contro il caro energia, ma che alla fine si è ritrovato a intervenire su così tante materie che si fatica a comprendere la ratio che ne è alla base e soprattutto le strade che sono state imboccate.
Pensiamo alle norme sulla sanità. Tutte le forze politiche durante la pandemia avevano elogiato i nostri operatori sanitari, tanto che per la prima volta sembrava maturata una consapevolezza trasversale sull'importanza della sanità pubblica; invece ancora oggi si continua a non dare quelle risposte che il servizio sanitario attende, a partire dal rafforzamento della spesa sanitaria, con l'obiettivo di avvicinarci all'8 per cento del PIL, mentre, come sappiamo, stiamo scivolando verso il 6 per cento.
E poi le assunzioni, la stabilizzazione del personale sanitario, unico modo per contrastare i fenomeni di abbandono ad appannaggio delle strutture private e delle attività libero-professionali, oltre che del progressivo invecchiamento del personale medico.
Questa è la strada che dovremmo intraprendere per rispondere al drammatico tema delle liste d'attesa in un Paese, come ci ha detto ieri Eurispes, in cui, per colpa del carovita, un italiano su quattro ha rinunciato a fare visite e controlli. E invece, con questo provvedimento si continua a percorrere la strada delle chiamate a gettone, che ingrossa le sacche del precariato e non garantisce quella continuità nelle cure che è un requisito essenziale della qualità delle prestazioni.
Un tempo si sarebbe detto che in questo modo il privato prenderà il posto del pubblico, ma qui siamo oltre, perché la sanità privata non ha interesse a investire nei piccoli centri o su prestazioni a basso margine di profitto. Questi servizi, come la medicina di base, può garantirli solo il pubblico, e per questo ci saremmo aspettati ben altri interventi, come la previsione di ulteriori risorse per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro per gli anni 2022-2024; l'impegno a trovare risorse per superare il blocco del turnover, come tra l'altro annunciato dal Ministro della salute nell'illustrazione delle sue linee programmatiche.
Il provvedimento non fa meglio su altri punti. Contro il caro bollette per le famiglie si è scelto di procedere con una parziale proroga di parte delle misure in essere, senza alcun impegno alla stabilizzazione o alla programmazione. Una coperta clamorosamente corta davanti a un aumento del costo delle bollette stimato in 300 euro a famiglia e soprattutto al fatto che - cito sempre Eurispes - il 62 per cento della popolazione di un Paese mediamente anziano e con numerose zone climaticamente svantaggiate ha spento il riscaldamento e rinunciato all'acqua calda.
C'è poi grande tema delle imprese, per le quali, nonostante la diminuzione dei costi delle materie prime, l'aumento delle bollette per il 2023 si fissa in un +35 per cento dalla fase pre-crisi: un aumento che incide soprattutto sulle imprese energivore e gasivore, che oggi arrancano nella competizione con le imprese di quei Paesi in cui il prezzo dell'energia è più basso. Eppure, gli spazi per recuperare le risorse c'erano, a partire dai miliardi degli extra profitti accumulati dalle società energetiche nel 2022; ma il Governo ha invece incredibilmente operato per un restringimento del contributo di solidarietà da parte di questi soggetti e un'ulteriore riduzione è avvenuta proprio con questo provvedimento.
È altresì doveroso sottolineare, Presidente, interventi legati al sistema fiscale: mi riferisco alla norma sulla previsione di nuove cause di non punibilità per alcuni reati tributari e a quelli sulla regolarizzazione con il pagamento di sanzioni ridotte per attività finanziarie estere e sugli immobili situati all'estero. Una norma - quella sugli immobili - che ha il sapore di una beffa, perché ricorda la bocciatura dello schema del certificato europeo di filiazione, che avrebbe garantito ai figli di coppie omogenitoriali diritti ereditari omogenei su tutto il territorio europeo.
Detto in altri termini, se qualcuno non ha dichiarato un immobile all'estero, può tranquillamente regolarizzarlo; se lo eredita il figlio di una coppia omogenitoriale avrà problemi a farlo. Ma ancor più grave è il messaggio che viene veicolato: anziché operare per un patto virtuoso tra fisco e contribuenti, si strizza l'occhio a un modello vizioso, quello in cui lo Stato tollera o addirittura offre copertura al mancato rispetto delle regole, con buona pace di tutti i contribuenti onesti. Come se non bastasse, il Governo ha anche ritirato le misure contro il caro affitti per gli studenti universitari, su cui in questi giorni è stato un profluvio di dichiarazioni tra il paternalistico e l'insofferente, senza capire che il problema di uno studente è prima di tutto il problema di una famiglia; anzi, è la principale preoccupazione di una madre e di un padre.
Insomma, Presidente, dove sono in questo provvedimento le tanto celebrate famiglie? Dove sono le risposte ai tanti interrogativi che si pongono nelle case degli italiani (il carovita, la possibilità di vedere i propri figli studiare, l'idea di avere alle spalle un servizio sanitario adeguato)?
Questo provvedimento risponde poco e male; in alcuni casi riesce addirittura a peggiorare la situazione, alimentando un clima di incertezza, se non di diffidenza, verso lo Stato e le sue articolazioni.
Ancora una volta, al di là dei proclami, questo Governo dimostra di non avere una programmazione o una visione per rispondere alle preoccupazioni degli italiani.
Per questo motivo, Presidente, annuncio il voto contrario del Partito Democratico.
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