Accordo UE sull'immigrazione
L'Italia, da subito in prima linea nel salvataggio in mare di migliaia di persone, quasi sola - fino ad oggi - nel tentativo di organizzare l'accoglienza vede ora il riconoscimento di un'esigenza fondamentale. O l'Europa è in grado di dare una risposta univoca - comune - strategica - con un'orizzonte ampio - oppure rischia di "naufragare" negli egoismi delle singole nazioni.
Abbiamo visto Paesi europei erigere - di fronte alla marea umana dei profughi - barriere e fili spinati. Secondo l'Italia, e l'Unione Europea, si deve pensare ed agire con una sola linea. Attivi da novembre gli Hotspot per il riconoscimento, rimpatri per chi non ha diritto ad asilo o status di rifugiato, accoglienza equa per i rifugiati e raid contro i trafficanti di uomini saranno i pilastri del piano approvato.
L'Europa democratica si deve mostrare un continente unito, solidale, attento ai bisogni delle nazioni e delle aree geografiche in crisi. Si tratta di fenomeni storici complessi che vanno governati con responsabilità e un disegno preciso di lunga durata. Se questo disegno pone al centro i diritti umani, la sicurezza e la convivenza pacifica allora l'Europa può affermare la sua identità e proseguire nel cammino comune.
Aggiungo un tema troppo spesso evitato nelle riflessioni sulle migrazioni. Ci si divide sull'accoglienza dei profughi e il respingimento dei semplici migranti per motivi economici. Questa spaccatura dovrà essere colmata e diventare oggetto di nuove e ulteriori strategie perchè le nazioni più povere del pianeta sono le prime a vivere i drammatici effetti del riscaldamento globale. Quelli che con troppa semplicità - nella visione leghista di Salvini - andrebbero rispediti a casa provengono dalle fasce sub-sahariane dove la desertificazione avanza inesorabilmente. Secondo stime dell'università di Oxford, nel 2050, se non si costruirà un piano ambientale planetario, i rifugiati climatici saliranno a 200 milioni.
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