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Festival a Cremona

Scritto da Luca Burgazzi.

Intervento di Luca Burgazzi.

In questi ultimi anni tutta l’amministrazione ha cercato di valorizzare al meglio tutta la vasta produzione culturale che questa città è in grado di mettere in campo.
Quindi non solo le istituzioni o realtà consolidate nel tempo, ma anche i nuovi interlocutori che si sono affacciati in questo periodo, segno anche della vivacità di questo settore anche nella nostra città.
E’ finalmente prassi consolidata presentare tutto un grande cartellone condiviso delle principali realtà non istituzionali della città, in particolare per l’estate, che si affianca a quello più strutturato delle istituzioni culturali.
Questo non è solo un preciso indirizzo politico che ci siamo dati, ma anche una vera e propria esigenza che più volte ci è stata manifestata in questi ultimi anni post pandemici.
Innumerevoli sono stati gli incontri su questo tema con molti ragazzi della nostra città.
Non è quindi un caso che, con l’avviarsi della bella stagione, ormai ogni fine settimana, ci siano eventi più o meno grandi che accolgono in particolare le richieste dei più giovani.
È una realtà conclamata, come già ho ribadito in un’altra discussione, ormai che giovani si stanno strutturando per chiedere spazi, investimenti culturali, possibilità di sperimentare creatività ed impresa.
Quindi non più e non solo eventi improvvisati, ma al contrario eventi organizzati spesso in sinergia con locali del centro storico e non solo.
É ovviamente in campo musicale che questo fenomeno sta crescendo, come stanno crescendo le presenze per questa tipologia di eventi. Ricordo a titolo di esempio gli appuntamenti di ApeSi, Luppolo in rock, gli eventi dell’associazione Latino Americana, Circolo arcipelago, gruppi di studenti universitari e tanti altri che in queste settimane hanno all’attivo numerose proposte che stiamo cercando di sostenere attraverso specifici protocolli, finanziamenti e patrocini.
É in questo contesto che si inserisce anche il Tanta Robba Festival che ormai da anni rappresenta un appuntamento importante per la nostra città inserito anche in calendari nazionali come evento significativo nel panorama dei vari festival nazionali.
Un festival che ha sempre spinto per il coinvolgimento di aree più vaste di pubblico con proposte variegate che andassero ad intercettare mondi diversi, gusti musicali diversi come anche gli stessi organizzatori hanno specificato nel loro recente comunicato. Non è la prima, ne sarà l’ultima contestazione rispetto a scelte artistiche specifiche (pensiamo alla scandalosa Traviata del Ponchielli, alle illustrazioni Sataniche di Tapirulan, al manifesto discinto di back to school ecc ecc) che per fortuna non competono alla politica, ma che vanno nella direzione di ampliare davvero l’offerta culturale della nostra città. Anche, e questo forse è l’elemento più significativo, andando ad approfondire tematiche di strettissima attualità, tematiche che forse non ci piacciono, ma esistono e che non possono essere ignorate.
È in questo senso quindi la scelta, da parte degli organizzatori, di invitare i due rapper del concerto in questione come bene hanno spiegato in una nota di pochi giorni fa che condivido nella sostanza e nell’idea che si possa proporre qualcosa anche di non scontato.
Non è la prima volta tra l’altro che un rapper si esibisce in piazza del duomo: Fabri Fibra nel 2018 all’interno della rassegna AcqueDotte, i cui testi non sono certo una ballata di Poliziano o una cantata di Metastasio.
E già nel 2018 si pose proprio il tema di allargare l’offerta musicale della Piazza.
I due rapper in questioni raccontano certo, anche rispetto alla propria biografia, situazione di difficoltà e di disagio. Per questa estate sono previsti in molti altri festival del nostro Paese quali ad esempio: Brescia, Como, Legnano, Gallipoli, Milano ecc. Alcuni hanno in corso dei procedimenti, in riferimento a fatti di 2 anni fa, come giustamente è stato ricordato. Non ci nascondiamo su questo, i procedimenti faranno il loro corso e vedremo quali saranno i risultati.
Quello che però è sbagliato è la condanna a priori. Poco avrebbero senso allora le varie iniziative politiche in carcere, se non diamo spazio a chi magari anche con fatica sta facendo percorsi di riscatto sociale e di uscita da situazioni complicate. La musica in questo è sempre stata un veicolo fondamentale e penso che la nostra città possa davvero essere un terreno in cui queste esperienze crescano e si integrino con l’importante tradizione della nostra musica cittadina.
Non per mero nuovismo, ma per un’attenzione profonda rispetto alle dinamiche che attraversano il nostro tessuto sociale, in particolare per i più giovani.
Questo non è buonismo radical chic, come ho visto in vari commenti sui social, ma l’occasione forse per raccontare qualche esperienza positiva e diversa rispetto al solito circuito mediatico della città. Fermo restando la completa e assoluta condanna ad ogni tipo di violenza collegata a qualsiasi evento culturale, sociale e sportivo.
Rispetto al tema sicurezza, come per tutti gli eventi presenti in città, ci saranno incontri preparatori con le forze dell’ordine. La stessa produzione ha chiesto fin da subito un incontro con Questura e Comune per poter gestire al meglio tutte le fasi del concerto.
Aggiungo un ultima riflessione; in questa vicenda abbiamo secondo me perso di vista una cosa fondamentale: la fiducia nei nostri giovani.
Abbiamo automaticamente inteso e quindi classificato coloro che ascoltano questa musica come persone di fatto pronte a delinquere. Io personalmente sono lontanissimo da questa interpretazione. I nostri figli, nipoti e alunni ascoltano questi testi, ma credo abbiano la capacità di distinguere la provocazione rispetto alla vita reale. Ne sono convinto e credo che il mondo degli adulti e le istituzioni in primis prima di condannare e giudicare, forse potrebbe, per una volta, dare fiducia a loro. Senza abdicare ad una funzione educativa certo, ma con la consapevolezza che ignorare o peggio reprimere ciò che si muove in città non aiuta nessuno.
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