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La fiducia a Martina è la premessa per l’unità del partito

Scritto da Dario Franceschini.

Dario FranceschiniHo letto che Renzi spera nell’unità del partito domani in direzione. Anch’io, ovviamente. Di certo non ci divideremo sulla prospettiva di un rapporto coi 5 stelle che non è più sul tavolo dalla sua intervista di domenica sera e conseguenti reazioni di Di Maio. Ora il tema è un altro. Si tratta di restituire autorevolezza al partito nel percorso delle consultazioni.
Quindi l’unità si può costruire facilmente, anche passando dalla chiarezza di un confronto politico, ma partendo da un voto esplicito di fiducia della Direzione al segretario reggente, atto minimo ma indispensabile per dargli la forza di gestire una fase così difficile, sino all’Assemblea o al Congresso, vedremo.
E sono certo che Renzi, che ha a cuore come tutti noi l’unità del Pd, sarà il primo a votare la fiducia al suo ex vicesegretario.
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Ripartiamo dalla Costituzione

Scritto da Chiara Braga.

Chiara Braga“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Di fronte ad uno scenario confuso come quello che abbiamo ereditato dalle elezioni del 4 marzo 2018 può essere utile ripartire da qui, dalla nostra Costituzione.
L’articolo 49 - scritto, non dimentichiamolo, alla fine di una dittatura che per oltre un ventennio aveva sostanzialmente negato anche l’esercizio dei diritti politici – affidava un’enorme responsabilità ai partiti: dare libera voce ai cittadini e far vivere la democrazia nelle istituzioni repubblicane.
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Il confronto libero e trasparente è la condizione per l'unità

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli L'approvazione all'unanimità dell'Ufficio di Presidenza del gruppo del Pd al Senato è un segno importante.
La conferma che, se si parte dalle ragioni del nostro stare insieme nel rispetto delle differenze che devono essere considerate una ricchezza, l'unità non solo è necessaria ma è possibile.
Spero che in Direzione possa prevalere lo stesso spirito, ci sia un confronto libero e trasparente, che è condizione per l'unità e può dare più forza al segretario reggente e a tutto il gruppo dirigente del Pd in questo momento difficile.
Con la consapevolezza che non c'è in gioco solo il futuro nostro, ma quello del Paese.

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Serve il congresso

Scritto da Luigi Zanda.

Luigi Zanda
Intervista del Corriere della Sera.

Luigi Zanda fu il primo dei dirigenti dem a chiedere a Matteo Renzi di onorare l’istituto delle dimissioni. E adesso che l’ex segretario è tornato sulla scena terremotando il Pd, il senatore che ha presieduto il gruppo di Palazzo Madama rinnova energicamente l’appello: «Quando ci si dimette bisogna abbandonare il campo».
Cosa pensa degli altolà dell’ex premier?
«Penso che Martina abbia ragione, l’atteggiamento di Renzi fa molto male al Pd. Oggi i partiti personali sono di moda ma in tutto il mondo funzionano fino a quando il leader vince. Quando si perde in un referendum, alle regionali, alle amministrative e, alle politiche, si dimezzano i consensi, i partiti personali perdono».
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