Il MES è senza condizioni

La Lettera dei Commissari Dombrovskis e Gentiloni é molto chiara: l’unico vincolo é che le risorse siano impiegate per l’emergenza sanitaria e questo é certamente una finalità che sarà molto utile per il nostro Paese.
Nessuna condizionalità né preventiva né post programma: è un grande risultato del ministro Gualtieri e del nostro Commissario europeo, che verrà formalizzato dall’Eurogruppo di venerdì 8 maggio. A questo punto cos’altro inventeranno quelli che parlavano di “cappio” e di tradimento?
La serietà e l’impegno portano risultato mentre le falsità stanno a zero.
Andiamo avanti con gli altri obiettivi!
Fase 2: ripartenza tra opportunità e rischi

È iniziata la Fase 2.
È una fase nuova. Il Governo ha lavorato per dare un segnale preciso: si comincia a riaprire ma lo si fa con prudenza perché il virus non è sconfitto ma dovremo conviverci ancora per un lungo periodo perché non ci sono né vaccino né cure adeguate.
Riaprire è fondamentale per il Paese ma bisogna farlo dando il messaggio che non si potrà ricominciare a fare come prima.
L'economia e la Fase 2

Supportare la medicina di prossimità

a medicina di prossimità non va limitata e indebolita ma supportata e incrementata…Quello che segue l’ho scritto al Sindaco di Milano e all’Assessore al Welfare in prosecuzione di una proposta di medicina di prossimità fatta già da molto tempo, circa otto anni fa, e quindi prima del disastro della pandemia…Spero che prima o poi ci si muova verso la Regione per raggiungere l’obbiettivo proposto e sperato…
“A Milano i medici di base sono, ormai, circa 810 con una età media di 59 anni. A partire dal 65° anno di età possono andare in pensione anticipata e a 70 in maniera irrevocabile.
La scarcerazione dei boss è un fatto inquietante ma non è colpa del Governo
Franco Mirabelli, senatore del PD, come risponde allo sconcerto suscitato dall’invio ai domiciliari di esponenti di spicco della malavita organizzata?
“Quello che è accaduto è grave, preoccupante e inquietante. Ma le responsabilità non risiedono nel provvedimento emanato dal Governo. Nelle case di reclusione del nostro Paese c’è un sovraffollamento enorme ed era giusto intervenire perché se il Coranavirus si fosse diffuso nelle carceri sarebbe stato un disastro: da qui si parte. Detto questo, il decreto prevedeva che potesse essere mandato ai domiciliari col braccialetto per controllarne i movimenti, chi avesse ancora 18 mesi di carcere da scontare, non chi fosse stato condannato all’ergastolo o chi avesse condanne per mafia. Mandare a casa Zagaria non era nello spirito del provvedimento approvato dal Governo”.