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Supportare la medicina di prossimità

Scritto da Rosario Pantaleo.

Rosario PantaleoArticolo di Rosario Pantaleo pubblicato dal PD del Municipio 7 di Milano.

a medicina di prossimità non va limitata e indebolita ma supportata e incrementata…Quello che segue l’ho scritto al Sindaco di Milano e all’Assessore al Welfare in prosecuzione di una proposta di medicina di prossimità fatta già da molto tempo, circa otto anni fa, e quindi prima del disastro della pandemia…Spero che prima o poi ci si muova verso la Regione per raggiungere l’obbiettivo proposto e sperato…
“A Milano i medici di base sono, ormai, circa 810 con una età media di 59 anni. A partire dal 65° anno di età possono andare in pensione anticipata e a 70 in maniera irrevocabile.
Per avere un orizzonte temporale fino al 2026 si prevede che altri 218 medici di base lasceranno l’attività. Per l’immediato futuro, quindi, si prevede che ogni medico di famiglia, con il trend odierno, potrebbe avere a suo carico circa 2.000 pazienti. Un numero certamente non indifferente per una corretta ed adeguata attenzione sanitaria, in particolare per quanto concerne una popolazione residente che tende ad invecchiare. E’ bene rimarcare, inoltre che nella regione Lombardia con l’ultimo bando per i posti di medico di base non sono stati assegnati 400 posti sui 640 disponibili per mancanza di partecipanti.
Questo è certamente un forte segnale di allarme che lascia vacanti da una parte posti di lavoro e dall’altra impoverisce l’offerta curativa per i pazienti che, incrementando il trend dell’invecchiamento della popolazione, portano all’aumento del tasso di malattie croniche da diagnosticarsi quanto prima. Va inoltre segnalata la disparità del valore delle borse di studio che vedono “pagare” gli specializzandi con 1.800 euro al mese mentre i giovani laureandi ai corsi di medicina generale ne percepiscono la metà. Da non sottovalutare, tra l’altro, l’alto numero di visite nei periodi critici delle epidemie influenzali nei quali l’attenzione al paziente è molto rapida dato l’alto numero di pazienti per ciascun medico.
A ciò si aggiunge il tempo necessario per stilare i referti di malattia, la compilazione delle ricette, etc. Se il ricambio occupazionale/generazionale si bloccherà, come è probabile che sia, il rischio sarà di avere aree della città scoperte dal servizio del medico di base ed altre, di conseguenza, completamente intasate per lo spostamento dei pazienti verso medici di base situati in altre aree della città. Stesso problema è in via di “strutturazione” per i pediatri…Quindi, che fare…?
Ovviamente sappiamo che il tema è di natura regionale (ed in quota parte statale) per quanto concerne programmazione e disponibilità finanziarie, ma come Comune di Milano credo che si debba intervenire per verificare lo stato dell’arte della situazione ad oggi (differenza numero medici di base e aree interessate) e per l’immediato futuro al di proporre un tamponamento ed una soluzione al problema. In attesa di interventi regionali, come già scritto varie volte e significato con una mozione depositata nel precedente ed in questo mandato, il Comune di Milano potrebbe prevedere di mettere a disposizione gratuitamente, o a cifre inferiori a quelle di mercato, l’utilizzo di alcuni dei locali di proprietà presenti ai piedi dei palazzi dei quartieri popolari (e non solo) per adibirli, previa convenzione con la Regione, ad uso sanitario come ambulatori di prima accoglienza con un medico di base e, insieme, come luogo di proseguimento terapie di varia natura (proseguimento cure, medicazioni post traumi o interventi, verifiche terapeutiche, controllo pratiche sanitarie, prelievi ematici e di urine, etc.).
Questa presenza ambulatoriale rappresenterebbe un elemento importante in quanto porterebbe alla riduzione della presenza dei pazienti nei CUP, negli ambulatori degli Ospedali di prossimità e nei Pronto Soccorso, alleggerendone il lavoro. Inoltre, si riuscirebbe a rendere più agevole lo spostamento dei pazienti che rimarrebbero in un ambito prossimo, magari raggiungibile a piedi. Si avrebbe, inoltre, un’attenzione più dedicata a meno spersonalizzata rispetto ai pazienti che vivrebbero la situazione anche come una possibilità di relazione con il personale medico e paramedico insieme alle altre persone presenti che avrebbero una sorta di continuità di frequentazione con altre persone provenienti dallo stesso quartiere se non dallo stesso caseggiato.
Conscio delle difficoltà ma fiducioso nella operosità virtuosa della nostra amministrazione, ringrazio per l’attenzione e, rimango a disposizione per ogni chiarimento”.
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