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Dimezzare i tempi per realizzare le opere

Scritto da Enrico Giovannini.

Enrico Giovannini "La sfida principale del Paese è che il Pnrr impone a tutti di andare molto veloci; entro il 30 aprile dobbiamo presentare un Pnrr forte e credibile. Ma poi dal primo maggio si tratta di realizzarlo: per questo, non aspetteremo il giudizio finale della commissione per avviare i progetti. Lì abbiamo la sfida principale perché non dobbiamo ridurre i tempi di realizzazione del 10%, ma li dobbiamo dimezzare, in quanto entro il 2026 non basta aver speso i soldi, me le tratte ferroviarie devono essere in esercizio, i porti migliorati, i sistemi di trasporto pubblico locali rinnovati". Lo dice il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini intervistato dal Sole 24 Ore. "L'Italia ha sulle infrastrutture ritardi molto forti - osserva - questo ha a che fare con la scarsa capacità del nostro Paese di programmare a medio e lungo termine, di pensare il proprio futuro. Il Pnrr è una grande occasione, ma penso che servirebbe anche un Istituto sul futuro e sulla programmazione strategica. Questo governo farà alcune cose urgenti e importanti, ma penso anche che l'Italia dovrebbe dotarsi di uno strumento per pensare a medio e lungo termine".
Sulle semplificazioni, il ministro spiega: "Ho insediato insieme al ministro Brunetta una commissione in cui sono presenti Corte dei Conti, Consiglio di Stato, Anac. Dobbiamo ragionare in primo luogo su come sono state applicate le norme approvate nell'ultimo biennio e poi immaginare percorsi particolari per le opere del Pnrr. In parallelo, abbiamo una commissione con i ministeri della Transizione ecologica e della Cultura per capire come alcuni processi, la valutazione di impatto ambientale, i pareri delle Sovrintendenze, i percorsi a livello ministeriale, possano essere efficientati. Intanto partiamo dalle necessità del Pnrr. Aggiungo che c'è un problema serio di capacità tecniche nella pubblica amministrazione, soprattutto a livello locale". La convergenza con Cingolani e Franceschini sta "nel riconoscere che se non interveniamo in qualche modo sugli aspetti procedurali i tempi di realizzazione delle opere saranno difficilmente compatibili con la scadenza del 2026". "Molte città in Europa e in Italia stanno già usando l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile per il coordinamento delle diverse politiche - conclude - credo sia arrivato il momento di rafforzare questo coordinamento anche a livello di governo, magari con la ricostituzione del Cipu, il Comitato interministeriale per le politiche urbane".
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