Finisce in un fallimento il governo del sedicente cambiamento
Con le comunicazioni di oggi del Presidente del Consiglio Conte al Senato, si è aperta ufficialmente la crisi di governo.
Il bilancio di poco più di un anno, si afferma in modo fallimentare, perché al netto delle varie schermaglie in corso tra gli attori protagonisti, alcune, istituzionalmente e politicamente indecenti, soprattutto sul piano economico, con un Paese con crescita zero, legato anche all’assenza di ingenti politiche degli investimenti, con un debito pubblico, il più alto di sempre, con molte aziende che continuano a chiudere, con il carico fiscale e burocratico non certo diminuito, con il dato occupazionale in chiaro-scuro ed infine, con i ceti-medi popolari che, non hanno visto segnali politici di avanzamento per l’adeguamento dei loro salari e stipendi al costo della vita.
Cioè, tutti temi che con un’abile propaganda, avevano consentito a Lega e 5 Stelle di vincere le elezioni politiche del 2018 e le cui risposte in un anno, sono state solo i 2 provvedimenti di bandiera che hanno già mostrato forti criticità e che comunque, non hanno inciso minimamente sulla crescita economica ed occupazionale.
Certo, dopo l’apertura della crisi di governo di oggi, a seguito di uno scontro durissimo intercorso nella maggioranza tra Salvini e Di Maio, la parola passa al Capo dello Stato per dipanare l’intricata matassa, naturalmente nel pieno rispetto costituzionale.
In questi giorni, abbiamo assistito alle proposte le più disparate, alcune, bypassando gli organi di partito non ancora convocati e ne cito alcune: Governo istituzionale, governo tecnico, governo di garanzia, governo di scopo, governo di alto respiro, governo di legislatura, ecc, ecc che denotano una frammentazione pesante del quadro politico.
La crisi di questi giorni, non è. solo politica e di governo, ma anche di visione di un Paese come ha detto giustamente il Presidente della CEI Bassetti e la possibile via d’uscita che come ha ben detto il segretario del Pd Zingaretti non può che essere alta e di svolta, altrimenti, meglio tornare al voto.
il Pd ed il Paese, non hanno certamente bisogno di governi, il cui messaggio politico, trasmettesse un accordo per mantenere le posizioni di potere.
Attendiamo e vediamo!