Lavoro e diritti
Ascolto S che non ce la fa più e piange. Io lo so cosa mi brucia dentro, lo so perché mi sento in colpa. Ogni giorno qui in Italia, milioni di persone, miei coetanei, più giovani, più vecchi, vivono senza lavoro, oppure lavorano da precari come schiavi, sapendo di non potere dire no a determinate condizioni, sapendo di non poter essere stanchi, o di non poter ammalarsi, sapendo che magari anche se sono bravi, efficienti, capaci, magari anche se sono professionisti, affermati, riconosciuti, comunque il lavoro finirà tra un mese, e che quindi non devono dire di no oggi, perché domani potrebbe non esserci lavoro, anche se i lavori che si sommano sono tre, anche se devono lavorare la notte e alzarsi all'alba, anche se sono soli, anche se quelli per cui lavorano sono più giovani e più stronzi di chiunque altro, anche se chi comanda nel loro lavoro non capisce nulla della qualità di quello che loro producono. Non racconto tutto questo per dare ragione a Renzi nella vicenda Art.18; non mi sto occupando della polemica quotidiana nel PD, anche se io la penso come lui, anche se io penso che investire su ammortizzatori sociali universali, tipo reddito di disoccupazione o cittadinanza per tutti sia la strada maestra; io lo dico rivolgendomi alla mia coscienza, non chiedo ne applausi ne accuse.