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Lavoro e diritti

Scritto da Emanuele Fiano.

Emanuele FianoAscolto S che non ce la fa più e piange. Io lo so cosa mi brucia dentro, lo so perché mi sento in colpa. Ogni giorno qui in Italia, milioni di persone, miei coetanei, più giovani, più vecchi, vivono senza lavoro, oppure lavorano da precari come schiavi, sapendo di non potere dire no a determinate condizioni, sapendo di non poter essere stanchi, o di non poter ammalarsi, sapendo che magari anche se sono bravi, efficienti, capaci, magari anche se sono professionisti, affermati, riconosciuti, comunque il lavoro finirà tra un mese, e che quindi non devono dire di no oggi, perché domani potrebbe non esserci lavoro, anche se i lavori che si sommano sono tre, anche se devono lavorare la notte e alzarsi all'alba, anche se sono soli, anche se quelli per cui lavorano sono più giovani e più stronzi di chiunque altro, anche se chi comanda nel loro lavoro non capisce nulla della qualità di quello che loro producono. Non racconto tutto questo per dare ragione a Renzi nella vicenda Art.18; non mi sto occupando della polemica quotidiana nel PD, anche se io la penso come lui, anche se io penso che investire su ammortizzatori sociali universali, tipo reddito di disoccupazione o cittadinanza per tutti sia la strada maestra; io lo dico rivolgendomi alla mia coscienza, non chiedo ne applausi ne accuse.

Parlo a quella mia vocina dentro, quella che si commuove ogni giorno pensando alla Shoah e ai partigiani, oppure alla storia del movimento operaio e alle conquiste del sindacato, a Metello e a Portella delle Ginestre, lo dico alla mia coscienza, a quella vocina che mi accompagna dentro quando in televisione rispondo alla domanda sul voto per la Corte Costituzionale, oppure sulla Legge elettorale, o sulla direzione del PD, o su questa o quella battuta di questo o quel collega. Quella vocina che mi chiede verso dove sto andando e se ci sto andando. Ecco quella vocina che è la coscienza mi dice che tutto è importante certo, o quasi aggiungo io, ma che uno nella vita deve avere una stella polare, un obiettivo etico da perseguire sempre. Per me lavorare contro la schiavitù del lavoro precario, per diritti universali, per un reddito per chi non ce l'ha e perché S non pianga. Non cerco ne applausi ne fischi, parlo a me, alla mia vocina dentro, che ho paura di perdere e a S che vorrei che non piangesse.

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