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Il cinema come cura

Scritto da La Stampa.

Articolo pubblicato da La Stampa.

Il cinema e la cultura fanno bene. Alla salute mentale in modo particolare. MediCinema lo sostiene e lo pratica da anni. Questi terribili anni di isolamento e di paura per la pandemia e ora per questi rombi di guerra che ogni giorno di fanno più minacciosi ci rendono tutti più fragili. Le cifre delle organizzazioni mediche parlano di incrementi importanti e preoccupanti. Così nella Giornata mondiale della salute mentale, MediCinema, l’organizzazione no-profit che da anni sostiene e utilizza il cinema come terapia e percorso riabilitativo, presenta le nuove iniziative che nei prossimi mesi andranno ad affiancarsi a quanto fin qui fatto sul fronte della cura delle patologie neurodegenerative attraverso le arti.
A Milano la loro iniziativa più nota è quella legata alla sala cinematografica aperta da qualche anno tra le mura dell’Ospedale di Niguarda (al Gemelli di Roma ce n’è una similare): una volta alla settimana vengono proiettati film accuratamente selezionati tra quelli in prima visione, aperti ai pazienti del nosocomio e ai loro familiari, ma anche alla gente del quartiere (gratuiti, ma con obbligo di prenotazione scrivendo a ).
Chiusa durante la pandemia, la saletta ha ora ripreso le proiezioni: il 13 viene proiettato “Rumba Therapy”, commedia quasi musicale sul ballo e come possibile terapia ai mali dell’anima; a seguire il 20 “Tutti a bordo”, altra pellicola sugli stress della vita quotidiana superati grazie al sorriso; e per finire la programmazione di ottobre, il 27 “Dante” di Pupi Avati. Ed è sempre questo spazio che il 18 ospiterà il primo convegno “La cultura del benessere: cinema e arte al servizio della cura”, primo passo propedeutico all’inaugurazione a inizio 2023 di una Accademia di formazione per addetti alla cura con cinema e arte.
Come ha spiegato la professoressa Gabriella Bottini dell’Università di Pavia, responsabile del Centro di Neuropsicologia Cognitiva Asst Niguarda, nonché per anni medico curante di Milva, «l’arteterapia, che ha dimostrato di essere ottimo strumento nella cura delle patologie neurodegenerative, ha determinato l’insorgenza di nuove professionalità. Di qui la necessità di creare corsi di studio, master annuali, destinati a personale già formato».
La creazione di questa Accademia si lega a un altro evento parecchio pubblicizzato nei mesi scorsi, “Milva icona di stile”, e destinato proprio a finanziarla: l’asta degli abiti di scena della celebre cantante, che la figlia Martina Corgnati aveva donato a chi l’aveva affiancata e supportata nei lunghi anni di malattia della madre. Lanciata dal palco del Festival di Sanremo, l’iniziativa era approdata a Milano al Teatro Franco Parenti. Qui gli abiti, una quarantina, scenografici e preziosi, firmati dai massimi stilisti da Armani a Ferrè, da Krizia a Versace, erano stati messi in mostra e poi battuti all’asta: il massimo raggiunto gli 8000 euro di un abito di Versace, anche se il record, 20 mila euro, era stato raccolto da una treccia di veri capelli dell’artista. Non tutti aggiudicati, sono disponibili ancora alcuni capi: si può ancora partecipare alla loro vendita sul sito di MediCinema.
Malgrado la pandemia abbia reso tutto più difficile (ma non impossibile: anche qui sono state realizzate forme di Dad applicate al cinema), le attività di MediCinema non si sono comunque fermate in questi anni, spiega la presidente Fulvia Salvi: una terza sala era in dirittura di partenza al Gaslini di Genova e ora si stanno riprendendo le fila del progetto per giungere alla sua realizzazione. Quindi elenca: ancora a Genova, in Val Polcevera, c’è stato un intervento incentrato su fumetto e cinema e destinato ai ragazzi («I problemi di salute mentale si sono moltiplicati tra i giovanissimi con il lockdown»); a Trieste è invece la parte anziana della popolazione a essere al centro di un altro intervento incentrato su arte e cinema, mentre a Padova il progetto ha riguardato la videoarte e i bambini di un hospice pediatrico.
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