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Pd indispensabile per l’equilibrio del sistema politico

Scritto da Luigi Zanda.

Intervista del Riformista a Luigi Zanda

Il suo intervento è stato tra i più ripresi e apprezzati nel dibattito alla Direzione del Partito democratico. La parola a Luigi Zanda, già presidente del Gruppo Pd al Senato nella scorsa legislatura.
Alla Direzione Dem lei ha sostenuto un concetto molto forte: quella del Pd è stata una sconfitta politica molto più che elettorale.

Ha ragione Enrico Letta quando dice che dal punto di vista numerico l’unico partito che ha vinto le elezioni del 25 settembre è Fratelli d’Italia. Tutti gli altri hanno perso. Ha perso Salvini, ha perso Berlusconi, ha perso ancora di più Conte che ha dimezzato i suoi consensi. Hanno perso Renzi e Calenda che erano entrati da terzo polo e la sera del 25 settembre ne sono usciti come sesto. Il Pd è leggermente aumentato in percentuale. Però ha perso fragorosamente da un punto di vista politico. In primo luogo perché ha vinto la destra. E in secondo luogo perché il Pd è andato verso il voto impugnando la bandiera del campo largo. E il campo largo si è disintegrato sia pure non per volontà del Pd, ma per responsabilità di Conte, di Calenda e di Renzi. Poi, sul risultato del Pd hanno anche pesato gli squilibri territoriali di alcune nostre candidature e una vistosissima penalizzazione delle nostre candidate donne.
Insomma, la colpa della sconfitta politica è degli altri…

In realtà ha perso l’intero centrosinistra. L’analisi deve essere profonda. Perché è una sconfitta che viene da lontano. Durante la nostra Direzione si è molto parlato della necessità che il Pd ritrovi la sua identità. Oggi, in tempo di pensiero debole, l’identità di un partito politico si ricava dagli obiettivi che si dà e dagli interessi che rappresenta. E il Pd non può non partire che dalla rappresentanza degli ultimi, dei non garantiti e del ceto medio impoverito. Ma la parola “identità” sottintende anche problemi politici giganteschi.
Vale a dire?

Nel giro di qualche decennio sono letteralmente morti il comunismo sovietico, il comunismo come dottrina economica e il comunismo nelle democrazie occidentali, a cominciare dal Partito comunista italiano. Ma è morto anche il socialismo e se la passano male le socialdemocrazie del nord Europa e tentenna la socialdemocrazia in Germania. I laburisti inglesi sono in difficoltà così come lo sono i Democratici americani. Tutto questo è accaduto in contemporanea al trionfo del thatcherismo e del reaganismo che, pur essendo falliti, hanno lasciato tracce molto robuste. E tutto questo mentre l’economia si trasformava, con le nuove tecnologie, la mondializzazione, mentre i sindacati operai perdevano peso. La stessa sinistra cattolica, i cattolici democratici, hanno subito colpi duri. Il più grave è l’assassinio di Moro, ma anche gli anni di Ruini hanno curvato verso destra l’impegno di molti cattolici. Questi sono i fatti. Come si fa a non vedere la grandezza e la profondità della crisi della sinistra nel mondo occidentale? E come si fa a fermarsi all’analisi del 20% del Partito democratico in Italia? Come se la sinistra italiana non fosse parte di un fenomeno che colpisce tutte le democrazie occidentali e le indebolisce mettendole in concorrenza con pericolose forme di populismo e nazionalismo. Anzi, nelle condizioni date, il 20% del Pd non è un risultato negativo. L’Italia è parte di vastissimi fenomeni mondiali che costituiscono un unico, gigantesco fatto politico. Quella della sinistra non è solo una crisi politica, ma anche culturale, di un pensiero che non ha saputo maturare assieme al mondo nuovo della tecnologia, della globalizzazione, delle modificazioni dei sistemi economici, dei mutati rapporti sociali, dei drammatici conflitti internazionali e della tragedia climatica.
Da queste considerazioni generali, quale conclusione si deve trarre rispetto alla situazione del Pd? In questo contesto e con questa classe dirigente, è ancora un partito riformabile oppure, come ha sostenuto Fausto Bertinotti in una intervista a questo giornale, il più grande atto di generosità e di lungimiranza politica sarebbe decidere l’autoscioglimento?

Parto da un altro punto di vista. La domanda è: il Partito democratico ha ancora una sua ragion d’essere? E occupa un ruolo utile alla democrazia italiana? La mia risposta è che, pur considerati i nostri limiti, considerata la seria necessità di rinnovamento, il Partito democratico è tuttora indispensabile per l’equilibrio del sistema politico italiano. Le faccio un esempio. Se non ci fosse stata l’opposizione del Partito democratico, il primo Governo Conte-Salvini, avrebbe allentato il vincolo europeo dell’Italia, avrebbe più chiaramente contestato l’euro, ed avrebbe portato oltre il suo rapporto malato con Trump, con evidenti possibili conseguenze sulla Nato. A tutto questo il Partito democratico ha fatto da argine e in quell’anno e mezzo il suo rapporto con la società italiana era più radicato di quanto non lo sia oggi. L’identità del Pd si è “annacquata”, quando siamo entrati nel Conte 2 e abbiamo accettato gravi condizioni populiste come la riduzione del numero dei parlamentari, senza pretendere di avere in contemporanea una nuova legge elettorale e nuovi regolamenti parlamentari.
Cosa pensa della manifestazione sulla pace che si terrà probabilmente a Roma nella prossima settimana?

Penso che vi parteciperò, senza tener conto di quanti vi aderiranno strumentalmente. Vede, la pace è un’aspirazione universale. Ma il punto è “come” la si vuole ottenere. Chi vuole la pace tra la Russia e l’Ucraina deve preliminarmente chiedere il “cessate il fuoco”. Senza il quale nessuna trattativa è possibile. Ma lo deve chiedere in primo luogo a chi aggredisce e dopo a chi si difende. Finché la Russia continua ad occupare illegalmente parte importante del territorio dell’Ucraina, uccidendo civili, distruggendo città e minacciando l’uso della bomba atomica, la pace è difficile. Bisogna ricordarsi sempre che le parole “pacifismo” e “resa” hanno un significato molto diverso. Se l’Occidente non avesse aiutato l’Ucraina fornendole armamenti, la Russia l’avrebbe ridotta a sua colonia in un batter d’occhio.
Cosa pensa della “conversione” pacifista di Giuseppe Conte?

Guardi, per me non è facile dare giudizi politici su Conte. Mi sembra che sinora abbia avuto un comportamento politicamente camaleontico. Ha incominciato dichiarandosi in Parlamento populista con Di Maio e Salvini arrivando a sottoscrivere e ad appoggiare i famigerati decreti sicurezza di Salvini. Poi ha accettato di fare il Governo con un partito di sinistra, col Pd. Ha preteso il taglio dei parlamentari ma non ha fatto nulla per cambiare la legge elettorale come invece era nei patti. Ha appoggiato il governo Draghi. Ha sostenuto gli aiuti all’Ucraina, compresi quelli militari. Poi a un certo punto ha cambiato idea non solo sugli aiuti militari all’Ucraina ma anche su Draghi negando la fiducia al Governo, facendolo cadere e propiziando le elezioni anticipate. Adesso vedo che ha preso una postura che vorrebbe avere l’apparenza di sinistra. Francamente non sono in grado di esprimere un giudizio perché non so quale sarà l’esito finale dei cambiamenti d’opinione di Giuseppe Conte.
Enrico Letta evoca un partito “pugnace”. Ciò vuol dire che fino ad oggi il Pd è stato altro? Ad esempio, come qualcuno ha sostenuto criticamente, il partito della governabilità a tutti i costi?

C’è molto di vero in questa definizione anche se c’è da dire che la storia d’Italia degli ultimi anni è stata talmente rischiosa che in più occasioni garantire la governabilità era necessario. Quanto al “pugnace” preferisco pensare che il Pd si appresti a fare una opposizione semplicemente seria.
In questo tentativo di ridefinire una propria identità, Letta può giocare ancora un ruolo oppure è tempo che lui, in quanto espressione di una classe dirigente, faccia un passo indietro?

Enrico Letta prenderà le decisioni che riguardano il suo futuro. Io posso fare solo due considerazioni. La prima è che ho stima personale e politica di Enrico Letta. La seconda è che Letta è una persona politicamente molto lineare e pensava di trattare con personaggi uguali a lui. Invece si è trovato di fronte dei “serpentelli” che l’hanno imbrogliato.
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