Smart working, quasi solo vantaggi per le aziende
Articolo pubblicato da Il Giorno.
Oltre 14mila ore di spostamento tra casa e lavoro (e viceversa) risparmiate, pari a 700mila chilometri in meno percorsi che equivalgono a più di 17 giri dell’equatore. Il risultato è un risparmio di emissioni di anidride carbonica pari a quelle assorbite in un anno da una foresta di 32 ettari, grande come 33 campi da calcio.
In termini economici, un risparmio di quasi 140mila euro: il 68% in soldi che i dipendenti non hanno speso per pedaggi e carburante, ma anche parcheggi, Ztl e baby sitter, e per il 32% in risparmi aziendali che includono i costi energetici.
A fotografare i benefici dello smart working - per l’ambiente, il portafoglio e anche la qualità della vita - è il progetto “Smart & Value“ nato dalla partnership tra Stantec e Dilium con il Sustainability & Circular Economy Lab. Per sei mesi sono stati monitorati 330 dipendenti di 11 aziende (AlmaLaureaSrl, Autogrill, Copma, Crif, Daiichi Sankyo, Enav, Eni, Epta, PittaRosso, Sisal e Würth Italia), che hanno lavorato da casa per due o tre giorni alla settimana.
E il software Smafely utilizzato dal campione ha permesso di calcolare, misurare e quantificare in termini numerici i benefici incrociando tempo, distanze e costi. Poi, al termine della ricerca, hanno risposto alle domande di un questionario. Il 37% dei partecipanti ha affermato che lavorare da remoto ha diminuito il livello di stress, per il 25% ha aumentato il livello di concentrazione e di produttività. La maggior parte dei dipendenti ha potuto investire il tempo risparmiato in attività dedicate alla cura della famiglia (44%), seguono lo sport, la salute, la formazione personale. Grazie allo smart working molti dipendenti, oltre a migliorare le loro competenze digitali, "hanno investito in percorsi di formazione contribuendo di conseguenza ad aumentare il livello di capitale intellettuale delle aziende".
Anche le aziende che hanno partecipato alla ricerca hanno rilevato un miglioramento della produttività, del lavoro per obiettivi e delle competenze digitali delle persone. Anche la digitalizzazione delle procedure e dei modelli organizzativi è migliorata, insieme all’uso degli spazi e alla gestione dei costi. Smart working promosso? Rimangono - si legge nella stessa ricerca - "elementi di criticità legati alla socializzazione, alla capacità di problem solving e incentivi alla creatività". Uno scenario che potrebbe modificarsi nelle prossime settimane, per effetto dell’impennata dei costi dell’energia. La maggior parte delle multinazionali, durante la pandemia, ha regolamentato infatti lo smart working rendendolo strutturale. E ora potrebbero spingere ancora di più sul lavoro a distanza, applicando risparmi energetici che rischiano di scaricare i costi sui lavoratori.
Oltre 14mila ore di spostamento tra casa e lavoro (e viceversa) risparmiate, pari a 700mila chilometri in meno percorsi che equivalgono a più di 17 giri dell’equatore. Il risultato è un risparmio di emissioni di anidride carbonica pari a quelle assorbite in un anno da una foresta di 32 ettari, grande come 33 campi da calcio.
In termini economici, un risparmio di quasi 140mila euro: il 68% in soldi che i dipendenti non hanno speso per pedaggi e carburante, ma anche parcheggi, Ztl e baby sitter, e per il 32% in risparmi aziendali che includono i costi energetici.
A fotografare i benefici dello smart working - per l’ambiente, il portafoglio e anche la qualità della vita - è il progetto “Smart & Value“ nato dalla partnership tra Stantec e Dilium con il Sustainability & Circular Economy Lab. Per sei mesi sono stati monitorati 330 dipendenti di 11 aziende (AlmaLaureaSrl, Autogrill, Copma, Crif, Daiichi Sankyo, Enav, Eni, Epta, PittaRosso, Sisal e Würth Italia), che hanno lavorato da casa per due o tre giorni alla settimana.
E il software Smafely utilizzato dal campione ha permesso di calcolare, misurare e quantificare in termini numerici i benefici incrociando tempo, distanze e costi. Poi, al termine della ricerca, hanno risposto alle domande di un questionario. Il 37% dei partecipanti ha affermato che lavorare da remoto ha diminuito il livello di stress, per il 25% ha aumentato il livello di concentrazione e di produttività. La maggior parte dei dipendenti ha potuto investire il tempo risparmiato in attività dedicate alla cura della famiglia (44%), seguono lo sport, la salute, la formazione personale. Grazie allo smart working molti dipendenti, oltre a migliorare le loro competenze digitali, "hanno investito in percorsi di formazione contribuendo di conseguenza ad aumentare il livello di capitale intellettuale delle aziende".
Anche le aziende che hanno partecipato alla ricerca hanno rilevato un miglioramento della produttività, del lavoro per obiettivi e delle competenze digitali delle persone. Anche la digitalizzazione delle procedure e dei modelli organizzativi è migliorata, insieme all’uso degli spazi e alla gestione dei costi. Smart working promosso? Rimangono - si legge nella stessa ricerca - "elementi di criticità legati alla socializzazione, alla capacità di problem solving e incentivi alla creatività". Uno scenario che potrebbe modificarsi nelle prossime settimane, per effetto dell’impennata dei costi dell’energia. La maggior parte delle multinazionali, durante la pandemia, ha regolamentato infatti lo smart working rendendolo strutturale. E ora potrebbero spingere ancora di più sul lavoro a distanza, applicando risparmi energetici che rischiano di scaricare i costi sui lavoratori.