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Più attenzione ai livelli salariali

Scritto da Franco Mirabelli.

Intervento di Franco Mirabelli a Telenova.

Il reddito di cittadinanza è stato fatto male, soprattutto sulla parte che riguarda il legame tra il reddito di cittadinanza e i percorsi di formazione e assunzione: il reddito di cittadinanza non è uno strumento che deve garantire la possibilità di vivere, dura 18 mesi e in quel periodo si dovrebbe poter aver accesso al lavoro e alla formazione. Quest’ultima parte è stata fatta male.
Penso che durante la pandemia, però, senza il reddito di cittadinanza avremmo avuto un’esplosione di una questione sociale con la crisi economica che c’è stata, soprattutto al Sud.
Guardando al futuro, dico che il reddito di cittadinanza si deve rivedere nella chiave di garantire che non ci siano abusi e illeciti: è illegale lavorare in nero mentre si percepisce il reddito di cittadinanza.
Non credo, però, che il problema principale sia il reddito di cittadinanza.
Il tema che pongono gli albergatori e gli stagionali vale anche per tante piccole e medie aziende che stanno cercando operai e non li trovano. Non si trovano operai specializzati - e, quindi, c’è un problema di formazione - ma non si trova neanche personale generico.
Gli ultimi dati sull’occupazione in Italia, tuttavia, sono positivi.
Una delle ragioni per cui gli imprenditori non trovano i lavoratori sono i livelli salariali.
Siamo l’unico Paese che negli ultimi anni è retrocesso per il potere di acquisto dei salari.
Dobbiamo porci seriamente il tema dei livelli salariali per tutti e il tema del salario minimo.
Per un lavoro non si può guadagnare meno di una certa cifra. In questi anni di crisi economica, invece, si è fatta la concorrenza su chi abbassava i salari di più per essere competitivi.
Dire che non si trovano lavoratori perché il tema è che la gente non ha voglia di lavorare non credo che affronti la complessità della situazione.

Milano è una città di grandi differenze: abbiamo di fronte tenori di vita molto alti e povertà.
C’è poi una generazione che pensa di voler lavorare per vivere e non di dover vivere per lavorare.
Queste persone chiedono il giusto: chiedono uno stipendio che consenta loro un progetto di vita.
Non prendiamoci in giro: il tema del lavoro nero in Italia esiste non perché c’è il reddito di cittadinanza, c’era anche prima e proprio nei settori della ristorazione.
Il lavoro nero è un problema che c’era e c’è.

Se si offre lavoro a 3 euro all’ora è un problema, anche se si trova chi lo fa, come ad esempio molti immigrati.
Il tema del salario minimo è molto serio anche dentro a questa discussione.
Non si può fare questa discussione senza tenere conto del problema dei redditi.
Se dobbiamo guardare ai redditi, guardiamo al taglio del cuneo fiscale: facciamo in modo che resti di più in tasca al lavoratore.

C’è un punto che richiama la necessità di capire come mettere mano al reddito di cittadinanza.
È vero che il reddito di cittadinanza non ha il compito di creare lavoro ma di far incontrare la domanda di lavoro con le opportunità sì, perché altrimenti i navigator non si capisce a cosa servono.
Io difendo il reddito di cittadinanza perché so che garantisce un reddito a persone che altrimenti non lo avrebbero e che, soprattutto in questi anni di pandemia, sarebbero rimasti senza nulla.
Adesso che dall’altra parte si dice che i posti di lavoro ci sono e non vengono coperti, non solo stagionali ma anche aziende, occorre domandarsi come facciamo a conciliare questi due aspetti: il garantire un reddito a persone che non hanno lavoro ma che potrebbero averlo con il fatto di far loro incontrare le opportunità lavorative.
Questo è il tema su cui interrogarci.

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