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Energia e misure europee

Scritto da Patrizia Toia.

Articolo di Patrizia Toia pubblicato dal Corriere della Sera.

Che l’embargo sul gas russo si faccia subito o gradualmente, la sfida numero uno per l’Italia è oggi garantire dei prezzi dell’energia sostenibili. Ed è una sfida che possiamo vincere solo se l’Europa si muove unita: stoccaggi coordinati, acquisti comuni e un’azione decisa sul tetto al prezzo del gas per evitare che la speculazione aggravi una situazione economica già molto critica. Deve essere però chiaro che solo «insieme» otterremo questi risultati.
Per questa ragione lunedì al Parlamento a Strasburgo abbiamo votato per accelerare con una procedura d’urgenza (con la regola già usata per la pandemia e i vaccini) la proposta della Commissione europea che aggiorna le norme sulla sicurezza energetica del gas, prevedendo, tra le altre cose, per ogni Stato membro uno stoccaggio minimo obbligatorio di gas al 80% quest’anno e dal 2023 al 90% entro il primo ottobre di ogni anno.
Come membro del team negoziale ho chiesto una serie di modifiche alle regole, ma ho soprattutto chiesto la loro rapida attuazione per dimostrare che in queste circostanze emergenziali il Parlamento europeo è in grado di essere un organo di co-legislazione rapido e affidabile. È fondamentale che l’Unione europea riesca a superare la frammentazione degli Stati, soprattutto con i «joint procurement mechanism», cioè gli acquisti comuni, che permetterebbe di usare il maggiore peso negoziale europeo per diversificare i fornitori di gas e tenere bene sotto controllo i prezzi di acquisto ormai saliti alle stelle, E, inoltre, sia in grado di utilizzare in modo coordinato e solidale, le diverse capacità di stoccaggio che hanno gli Stati membri in un’ottica di condivisione.
La misura più urgente, però, resta quello del tetto al prezzo del gas, perché le impennate degli ultimi mesi dei prezzi delle energie stanno colpendo duramente le famiglie, soprattutto quelle a basso reddito, e le imprese, principalmente le piccole e medie imprese che lavorano nella manifattura, già in difficoltà per i rincari dei prezzi e la scarsa reperibilità delle materie prime. Si tratterebbe inoltre della misura più efficace per mettere un freno all’inflazione, riequilibrare lo choc asimmetrico sulle economie europee causato dalla guerra in Ucraina e ridurre le entrate della Russia, ma anche degli altri Paesi fornitori.
L’opposizione dell’Olanda e della Germania si basa su una presunta tutela del libero mercato, ma non regge perché ci troviamo in circostanze eccezionali che già ora distorcono qualsiasi sana dinamica economica, come succede in ogni guerra. In questi contesti tocca allo Stato garantire delle condizioni di stabilità, per quanto possibile, per permettere al libero mercato e alle imprese di fare il proprio lavoro, anche mettendo un freno alle speculazioni eccessive come quelle sulla piattaforma del gas di Amsterdam che in questo momento beneficiano l’Olanda nel famoso TTF su cui bisognerà far luce per avere più trasparenza e più informazioni. Quando il mercato, o una parte di esso, «fa saltare» l’economia delle imprese e delle famiglie occorre intervenire. Oserei dire che, in questo caso, governare il mercato farà bene al mercato stesso.

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