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Bene sulla Giustizia; prorogare le misure alternative al carcere

Scritto da Franco Mirabelli.

Intervento di Franco Mirabelli in Aula al Senato in seguito alla Relazione della Ministra della Giustizia (video).

Abbiamo davvero condiviso la Relazione della Ministra della Giustizia, che dimostra il lavoro che il Ministero ma anche il Parlamento hanno fatto in quest’anno.
È un lavoro importante che ha messo in campo riforme necessarie per il Paese: prima di tutto per il Paese e per i cittadini.
Certo, molto resta da fare ma le scelte fatte sul processo civile e sul processo penale sono scelte positive e importanti, che non si limitano a intervenire sulla velocità dei processi ma anche sulla qualità dei processi e del diritto.
Nella Relazione e nel lavoro fatto quest’anno, ci sono alcune questioni che ci sta a cuore sottolineare, condividendo ovviamente l’impostazione.
La prima questione è certamente la scelta di intervenire molto sull’organizzazione della Giustizia.
L’investimento che ci ha consentito di fare anche il PNRR sull’organizzazione, sulla digitalizzazione e sulle infrastrutture della Giustizia è decisivo e fondamentale.
Le assunzioni per l’Ufficio del Processo, insieme alla scelta di promuovere e incentivare l’utilizzo di strumenti alternativi alle controversie, in particolare la mediazione civile, sono scelte decisive per migliorare.
Una seconda questione riguarda il penale. Voglio sottolineare una cosa che per noi ha una grande importanza: con queste riforme si comincia a invertire una tendenza, si esce dalla logica del “buttare via le chiavi” e si prova a tornare alla Costituzione.
Al di là e oltre la giusta depenalizzazione dei reati bagatellari, è importante che nella pratica si stabilisca il principio che il carcere non è l’unica scelta per sanzionare i reati.
Nella norma della riforma del processo penale - e ancora di più nella Relazione - si insiste sulle pene alternative, la messa in prova, le pene risarcitorie: è giusto, questi sono gli strumenti per recuperare la funzione riabilitativa della pena.
Sappiamo bene che per andare su questa strada servono ulteriori investimenti, assunzioni di personale nelle aree trattamentali, riconoscimento delle professionalità; servono concretamente norme e per farlo credo che sia necessario mettere presto tra le priorità, non solo del Ministero, questo capitolo degli strumenti per poter estendere le pene alternative. Oltretutto, continuo a pensare che questa sia la via maestra per superare quell’emergenza della sovrappopolazione carceraria che anche la Ministra sottolineava.
È chiaro che su questo forse vanno prese misure anche nel breve periodo. Ci domandiamo, infatti, se non sia utile pensare già oggi ad una proroga oltre il 31 marzo e oltre la fine dell’emergenza delle misure che abbiamo messo in campo per ridurre i disagi all’interno del carcere a causa del covid.
Una terza questione riguarda il fatto che, accanto a ciò, la Ministra ha avviato una riflessione per noi molto importante sulla Giustizia riparativa.
È una riflessione che mette al centro le vittime, spesso dimenticate, e che mette il reo di fronte alle proprie responsabilità.
Anche su questo spero che si possa rapidamente andare oltre la teoria o alle sperimentazioni episodiche per mettere concretamente a terra l’attivazione di questo strumento.
Non è una critica ma anzi c’è il riconoscimento di una riflessione importante che al più presto deve produrre soluzioni.
Infine, ricordo che le recenti sentenze della Corte Costituzionale e delle Corti Europee ci hanno spinto e portano il Parlamento alla necessità di legiferare sul tema del 4bis e dell’ergastolo ostativo.
Non si tratta e non si può pensare di indebolire gli strumenti di lotta alla mafia ma non si può neppure pensare che si neghi la possibilità che una persona, dopo trent’anni di carcere, possa cambiare.
La riforma del 4bis e dell’ergastolo ostativo per noi deve muoversi in questo spazio stretto: garantire il rigore per impedire a chi non ha spezzato i fili con le mafie di poter avere alcun beneficio ma, dall’altra parte, mettere lo Stato nelle condizioni di riconoscere il cambiamento.
L’esperienza di quest’anno dimostra che se si sta al merito, se si esce dalle contrapposizioni ideologiche, anche sulla Giustizia le riforme si possono fare non contro qualcuno ma nell’interesse dei cittadini e del Paese.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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