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Sanità: senza maggiore sostegno a fragili e anziani non è una riforma

Scritto da Carlo Borghetti.

Carlo BorghettiArticolo pubblicato da Lo Specchio di Sesto.

“Non è una riforma, quella di Fontana e Moratti, perché non aggiusta l’impianto Ats-Asst voluto da Maroni nel 2015, che non ha funzionato. E non ci voleva la pandemia per dimostrarlo: la Lombardia è l’unica regione in Italia che ha cancellato le Asl, affossando la sanità territoriale”, lo ha detto Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd e vicepresidente d’Aula, intervenendo giovedì 11 novembre, in Aula, durante la discussione della riforma sanitaria firmata Moratti-Fontana.
Borghetti ha toccato in particolare “un tema incredibilmente lasciato indietro dalla Regione negli ultimi 20 anni e cioè il sociosanitario, vale a dire i servizi per minori, per persone disabili, fragili e anziane”.
E ha spiegato meglio: “È necessario ridare centralità a questi servizi, perché se non si prende in carico il disagio e la non autosufficienza dall’esordio, si finisce per avere persone più malate e anche più costose da curare. L’attenzione al sociosanitario deve essere nella programmazione e nella distribuzione delle risorse, ma anche nella definizione degli standard strutturali e gestionali da aggiornare. La compartecipazione degli utenti al costo delle rette non deve coprire i costi sanitari, che per legge devono essere a carico del sistema. La remunerazione ai gestori deve essere correlata alla qualità del servizio. Va sviluppata una vera e propria medicina della disabilità per garantire il diritto alla salute dei fragili. E le risposte agli anziani devono riguardare l’intera filiera: dalle badanti all’assistenza domiciliare, dagli alloggi protetti ai centri diurni, per arrivare solo dopo alle Rsa. Tutti punti che la proposta Moratti-Fontana non tocca”.
Tra le altre cose, il vicepresidente ha fatto anche un passaggio relativo al tema pubblico-privato nel sociosanitario dove, ha detto, “la gran parte dei servizi è tenuta in piedi dal Terzo Settore e dal privato sociale, in cui va distinto tra erogatori profit e non-profit, che non sono uguali e vanno trattati diversamente, così come la legge non può affermare l’equivalenza tra pubblico e privato, che non esiste. E quando il privato prende i soldi pubblici deve rispondere alla programmazione pubblica basata sui bisogni di salute dei lombardi”.
Ma tutto questo, ha concluso Borghetti, “a Palazzo Lombardia non si fa e la proposta in discussione non lo dice. Credo che ci sia una sola soluzione per i lombardi: cambiare il Governo regionale il prima possibile”.

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