Lombardi, protagonisti del cambiamento
A fine marzo si è svolto a Milano un momento di confronto e di discussione tra coloro che hanno sostenuto Matteo Renzi nei passaggi congressuali e che oggi sono impegnati nel sostenere il Governo sulla frontiera della sfida delle riforme.
All'incontro, dal titolo "Lombardi protagonisti del cambiamento" hanno partecipato anche Maria Elena Boschi, Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato.
L'intento della giornata era quello di avviare un percorso di riflessione comune su come contribuire - da Milano e dalla Lombardia - ad aiutare e sostenere la stagione di riforme e di cambiamento che il Governo è il Partito Democratico con Matteo Renzi stanno realizzando.
Qui i video di alcuni degli interventi che si sono susseguiti:
- Video dell'intervento di Franco Mirabelli»» (testo della relazione di apertura»»)
- Video dell'intervento di Ettore Rosato»»
- Video dell'intervento di Patrizia Toia»»
- Video dell'intervento di Emanuele Fiano»»
- Video dell'intervento di Emilia De Biasi»»
Manifesto dell'incontro "Lombardi protagonisti del cambiamento".
Ci rivolgiamo ai lombardi che pensano che la nostra regione meriti una prospettiva più grande rispetto a quella che sta offrendo un'amministrazione impegnata a recriminare più che a costruire.
All'incontro, dal titolo "Lombardi protagonisti del cambiamento" hanno partecipato anche Maria Elena Boschi, Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato.
L'intento della giornata era quello di avviare un percorso di riflessione comune su come contribuire - da Milano e dalla Lombardia - ad aiutare e sostenere la stagione di riforme e di cambiamento che il Governo è il Partito Democratico con Matteo Renzi stanno realizzando.
Qui i video di alcuni degli interventi che si sono susseguiti:
- Video dell'intervento di Franco Mirabelli»» (testo della relazione di apertura»»)
- Video dell'intervento di Ettore Rosato»»
- Video dell'intervento di Patrizia Toia»»
- Video dell'intervento di Emanuele Fiano»»
- Video dell'intervento di Emilia De Biasi»»
Manifesto dell'incontro "Lombardi protagonisti del cambiamento".
Ci rivolgiamo ai lombardi che pensano che la nostra regione meriti una prospettiva più grande rispetto a quella che sta offrendo un'amministrazione impegnata a recriminare più che a costruire.
Ci poniamo in ascolto di tutti coloro che non si rassegnano ad un declino che troppi profeti di sventura annunciano come ineluttabile e credono che unendo le forze sia possibile sostenere e rilanciare le tante risorse di cui la Lombardia è portatrice.
Vediamo molte persone faticare e vacillare di fronte ad una crisi che ha minato molte certezze ed intaccato il patrimonio economico e sociale della nostra regione; allo stesso tempo, a sette anni di distanza, iniziano a manifestarsi alcuni segnali di ripresa.
Una nuova primavera potrebbe essere alle porte.
Per la Lombardia, come per l'Italia, si tratta allora di prepararsi per essere all'altezza della nuova fase. L'ambizione è non solo quella di riavviare la crescita economica, ma anche quella di generare un nuovo sviluppo sociale, istituzionale, umano. Lasciata alle spalle l'idea di una “soluzione finanziaria” alla crisi, di cui la globalizzazione è stata allo stesso tempo causa ed effetto, oggi è l'occasione per mettere a punto un nuovo modello di sviluppo.
La Lombardia ha tutte le carte in regola per mettersi alla testa di questa sfida.
Dobbiamo assumere la consapevolezza che, all'interno di un mondo sempre più unificato dal sistema tecnico-economico, il confronto attorno ai livelli di efficienza ed innovazione sarà sempre più stringente. Tale confronto non vedrà impegnate solo le imprese, ma anche i territori e le comunità, chiamati a compiere le scelte strategiche più opportune in termini di infrastrutture, ricerca, assetti istituzionali.
Le possibilità di crescita dipendono dalle nuove forme di "accumulazione sociale e culturale", dove con tale espressione si deve intendere la cura delle persone e dei luoghi, che sono il patrimonio di intelligenza e creatività da cui si può sprigionare quel valore di cui le società avanzate sono alla ricerca. In un mondo sempre più integrato, a fare la differenza sarà proprio la qualità delle persone, dei luoghi e delle istituzioni.
Dopo vent'anni di separazione, l'economia tornerà a legarsi alla società. La nuova stagione di accumulazione dipenderà più decisamente dalla capacità di produzione di valore sociale, che altro non è che un sistema di priorità condiviso: fare di più con meno eliminando gli sperperi e le rendite e migliorando l’efficienza di istituzioni e sistemi territoriali; includere e integrare la dimensione sociale in contesti a crescente complessità umana; valorizzare lo spirito di iniziativa e le capacità individuali, nonchè la bellezza dei luoghi e delle nostre comunità.
Ciò significa che, per riassorbire e lasciare alle spalle gli aspetti distruttivi e dolorosi di questi anni, occorre fare passi avanti nella direzione di una concezione più integrale della crescita. Che potrà verificarsi solo attraverso l'innovazione economica, sociale, istituzionale.
Tutto ciò sembra suggerire che la Lombardia abbia davanti a sé una sfida entusiasmante: andare oltre la società dei consumi sorta negli anni 60, e che l’espansione del periodo 1989-2008 ha portato alle sue estreme conseguenze. Non si tratta di immaginare un'economia senza consumi. Sarebbe un contro senso.
Dobbiamo passare all'idea che la risorsa fondamentale su cui si può costruire il futuro - e sulla quale si deve pertanto investire - è la capacità di ogni cittadino di contribuire a quel processo di "produzione di valore condiviso" che va considerato come il motore centrale della crescita futura.
L’investimento più grande è costruire consenso attorno a ciò che fonda il futuro di una società avanzata: centralità della scuola e dell’università, della conoscenza e della cultura, della legalità e della cooperazione, dell'intrapresa e della tutela dell’ambiente.
Con i consumi che diventano più la conseguenza che il motore della crescita.
La buona notizia è che tutto ciò può portare con sé un nuovo modello di sviluppo che promette di essere migliore di quello che abbiamo lasciato alle nostre spalle. Un modello più rispettoso dell'ambiente, consapevole della necessità di equilibri sociali sensati, interessato alla bellezza, alla conoscenza, all’innovazione, all'elevamento della qualità della vita personale e sociale, all'apertura e allo scambio economico e culturale, alla piena occupazione. In una parola, un modello capace di tendere verso una nuova prosperità, intesa non solo nella sua dimensione materiale ma anche spirituale.
Una stagione che la Lombardia non può fondare solo sul rivendicare più soldi e su un atteggiamento conflittuale con il Governo centrale. E’ tempo di costruire un nuovo modello di autonomia, non di evocarla con sterili proteste e slogan anti-romani.
Si costruisce autonomia con il buon governo della macchina regionale e con la capacità di valorizzare quanto i soggetti che operano sul territorio sono in grado di produrre come valore sociale, culturale ed economico.
E’ urgente cominciare a prendersi cura delle nostre comunità, a programmare politiche di sviluppo sostenibili che incentivino un nuovo modo di vivere il territorio inteso come risorsa da valorizzare non solo in termini di possibile sviluppo urbanistico, ma in una più ampia accezione di qualità della vita.
La Lombardia è il ponte naturale tra l’Europa e il Mediterraneo, a livello economico, infrastrutturale, culturale e, perché no, spirituale. Milano e la Lombardia possono trovare un ruolo nel mondo sempre più globale e interconnesso a condizione di proporsi come punto di riferimento per una qualità della vita declinata secondo le categorie del bello e del buono. A partire dalla capacità di abitare un territorio che viene rispettato e orientato a un corretto utilizzo delle risorse naturali, coniugate con la capacità di valorizzarle attraverso interventi di innovazione culturale e tecnologica. L’eredità dell’Expo potrebbe essere riletta proprio a partire dal logo che lo identifica, l’uomo vitruviano di Leonardo, perfetta sintesi dell’equilibrio tra bellezza e tecnica, caratteristiche che hanno trovato nella Lombardia una manifestazione originale.
L’identità della Lombardia è plurale e aperta e va riscoperta attraverso legami sempre più stretti e continui con le altre aree metropolitane Europee. La recente apertura delle frontiere in ambito sanitario propone nuove prospettive anche al sistema socio-sanitario lombardo che dovrà sempre più confrontarsi con riferimenti di livello europeo per agganciarsi ai più importanti centri di eccellenza e attirare investimenti per mantenere alto il livello della ricerca clinica del nostro sistema lombardo.
Dobbiamo pensare secondo le logiche di un sistema almeno continentale. Piu in generale, l’Europa è l’unica prospettiva per la Lombardia se non vuole diventare un’area periferica. La nostra terra è ricca di risorse che paiono da qualche anno frenate, quasi nascoste. Ci sono molti segnali di uscita dalla crisi, ma manca la consapevolezza che sia possibile inaugurare una nuova stagione di prosperità lombarda, dove l’obiettivo comune deve essere quello di creare lavoro per le persone, non semplicemente quello di incrementare profitti che rischiano poi di non essere reinvestiti nell’economia reale.
La Lombardia è da secoli una regione attenta ai soggetti più fragili. E’ stata capace di creare, grazie alla generosità dei suoi cittadini, istituzioni di assistenza e sostegno ai più deboli, creando le condizioni perché nessuno si sentisse abbandonato. In tutto questo l’istituzione pubblica non può sentirsi autosufficiente e deve aprirsi alla collaborazione con il terzo settore e le forze sociali.
C’è una Lombardia che attende di poter esprimere le proprie potenzialità e spera di poter andare oltre la stagione del rancore e della paura, troppo spesso agitata come strumento per raccogliere consenso.
C'e una Lombardia che non vuole chiudersi e ripiegarsi su se stessa, ma che intende raccogliere le sfide del futuro, aprendosi al mondo e al nuovo.
C’è una Lombardia che crede ancora in se stessa e ha bisogno di essere sostenuta.
E’ a questa Lombardia che vogliamo rivolgerci per metterci in ascolto delle sue potenzialità e stare al suo fianco nella promessa di un cambiamento che ci apra ad un futuro non più minaccioso ma carico di opportunità e occasioni per tutti. Nasce da qui la necessità di mettere insieme i lombardi che più convintamente, nelle istituzioni e nella società, sostengono l'azione riformatrice che l'attuale governo ha scelto come prospettiva fondamentale, e che trovano in Matteo Renzi il principale riferimento.
Sappiamo che anche i partiti devono cambiare profondamente per ridare senso alla loro funzione e restituire credibilità alla politica e alla partecipazione. L'abolizione del finanziamento pubblico e' la conferma che nulla potrà essere come prima. Servono sedi in cui provare a progettare un’idea diversa di partito senza nostalgie e superando le vecchie forme di confronto interno che spesso ci hanno reso autoreferenziali.
Il nostro obiettivo è la costruzione di un luogo politico in cui possano riconoscersi coloro che sostengono il percorso riformatore promosso dal PD e dal governo. Uno spazio attraverso il quale alimentare l’impegno e la progettazione del futuro, rivolto a tutti gli iscritti ed elettori del Partito Democratico e a tutti coloro che pensano ancora che la politica possa svolgere un ruolo determinante nella società e nelle istituzioni lombarde e nazionali.
Lavoriamo per un PD aperto e plurale in cui trasparenza, competenza e contendibilità per la selezione delle proprie classi dirigenti siano caratteristiche distintive.
Vogliamo unire competenze e passioni, al servizio di un PD sempre più capace di ridisegnare il volto della Lombardia e dell'Italia attraverso la valorizzazione delle sue migliori energie, che tenga insieme l'ascolto dei bisogni e la profondità delle analisi in una visione di lunga prospettiva.
Noi intendiamo giocare la partita dando concretezza a queste riflessioni. Speriamo che in tanti vogliano unirsi a noi per progettare e costruire una nuova prosperità lombarda per un'Italia migliore.
Video di alcuni interventi all'incontro»»
Video di alcuni interventi all'incontro»»