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Ergastolo ostativo, la speranza oltre la pena

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli a Radio Immagina durante una trasmissione insieme al Garante dei detenuti, Mauro Palma (audio della trasmissione).

Penso che dovremo per forza intervenire sull’ergastolo ostativo.
La sentenza della Corte Costituzionale era stata in qualche modo preannunciata: la Corte si era già espressa in precedenza sulla questione dei permessi per i condannati all’ergastolo ostativo, dicendo sostanzialmente la stessa cosa che ha ribadito con ciò che sappiamo di questa sentenza, che ancora deve essere pubblicata.
Nella sostanza, comunque, si era detto che non si può negare il permesso per andare al funerale di un proprio congiunto soltanto perché il detenuto non ha collaborato con la Giustizia.
Bisogna, quindi, definire condizioni che garantiscano il rispetto delle elementari norme costituzionali rispetto alla pena e contestualmente che garantiscano che le persone condannate per mafia non rientrino in rapporto con le proprie organizzazioni di origine.
La Corte Costituzionale dice che l’ergastolo ostativo non può impedire ad una persona di fruire di permessi o altri benefici, compresa la libertà condizionata, ponendo come unico parametro la collaborazione.
Personalmente sono d’accordo con quanto afferma la Corte Costituzionale anche perché negare alcuni benefici è qualcosa che va contro la Costituzione e contro quegli articoli che definiscono la funzione rieducativa della pena, perché di fatto non verrebbe riconosciuto alcun tipo di percorso che una persona condannata all’ergastolo possa aver fatto in carcere.
Al di là della propaganda che si sente rispetto al fatto che la sentenza della Corte Costituzionale sull’ergastolo ostativo porterebbe alla liberazione dei mafiosi e comporterebbe danni nella lotta alla mafia, in realtà non è così ma semplicemente si applica la Costituzione e si riconosce il fatto che molte persone, le cui storie forse andrebbero raccontate, sono entrate giovani in carcere da condannati all’ergastolo ostativo e, dopo oltre vent’anni di reclusione, hanno studiato, si sono laureati e hanno dato ampie dimostrazioni di aver cambiato vita e hanno rotto con le loro organizzazioni, anche se per ragioni diverse non hanno collaborato con la Giustizia (su questo, infatti, si inserisce anche il tema della tutela dei famigliari).
Personalmente, credo che la Corte Costituzionale faccia una cosa giusta, dicendo che l’ergastolo ostativo così com’è è incostituzionale e riconosce il fatto che ci sia il problema di garantire che i mafiosi non possano uscire e rimettersi a contatto con le loro organizzazioni.
Quello che spetta al Parlamento è costruire una legge che metta in campo diversi parametri - testati e verificati - a cui bisogna sottostare per avere benefici perché non può valere soltanto la collaborazione con la Giustizia.
Credo, quindi, che dovremo fare una legge: abbiamo già cominciato a ragionarci in questi mesi per ottenere il risultato di conciliare la nostra Costituzione con la lotta alle mafie.

È evidente che non sarà un percorso facile, però anche in Commissione Antimafia lo abbiamo già avviato, perché ci aspettavamo questa sentenza, che leggeremo quando sarà pubblicata.
Penso, comunque, che ci siano le condizioni per fare una legge per cui per l’ergastolo ostativo per i mafiosi vengano riconosciute le ragioni della Corte Costituzionale, vengano previsti i benefici, compresa la liberazione anticipata, ma che metta in fila delle condizioni stringenti, altrimenti sarebbe un fallimento della legge e complessivamente del Paese, perché quelle persone devono garantire di non tornare nel circuito criminale. Questo vuol dire un coinvolgimento della Direzione Nazionale Antimafia, un’attenzione ai fenomeni del territorio in cui quella persona potrebbe andare a reinsediarsi e vuol dire verificare anche i meriti e i progressi fatti negli anni di detenzione da quella persona.
Questo vuol dire anche stabilire che ci siano delle professionalità che si specializzino su questo.
Una delle cose che valutavamo, nel caso si andasse in questa direzione, era il fatto che se c’è un appello rispetto al diniego di un beneficio, ci deve essere un unico tribunale a Roma specializzato per risolvere queste cose.
Siamo avanti, quindi, rispetto alla prospettazione di soluzioni che devono andare nella direzione di non tradire la funzione rieducativa della pena garantita dalla Costituzione ma allo stesso tempo evitare che quell’attenzione ad affrontare le mafie e a colpire i mafiosi che è insita nell’ergastolo ostativo vada dispersa.
Starà molto a noi ma se questa diventerà una vicenda per cui l’abolire l’ergastolo ostativo verrà presentato e letto come la liberazione dei mafiosi, che in realtà non è, non ne usciamo.
Se, invece, riusciamo a raccontare le storie che stanno dietro ai numeri e ai ragionamenti che stiamo facendo, penso che si possa ben sperare rispetto al fatto che si vada avanti e si possa rispettare il dettato della Corte Costituzionale.

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