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Con il Covid l’Europa ha riscoperto l’importanza di fare politica industriale

Scritto da Patrizia Toia.

Patrizia ToiaIntervista di Euractive a Patrizia Toia.

Quando nella prima fase dell’epidemia di COVID “mancavano le mascherine, ci siamo accorti di cosa voglia dire non avere più una presenza industriale”: uno degli effetti positivi della pandemia, dunque, è che “l’Europa ha riscoperto finalmente l’importanza della politica industriale e la necessità di condurla a livello comunitario” in modo congiunto.
A dirlo, in un’intervista con EURACTIV Italia, è la deputata europea del Pd (gruppo dei Socialisti e Democratici) Patrizia Toia, vicepresidente della commissione Industria Ricerca ed Energia del Parlamento europeo.

Il caso delle mascherine e della necessità di riprenderne la produzione in grande quantità nel nostro continente è emblematico, secondo Toia: “Nel momento in cui alcuni settori industriali si rivelano vitali per noi, allora si riscopre la politica industriale e lo si fa con una visione nuova”. Ovvero quella che prevede un’azione coesa e coordinata, che da un lato ha portato all’acquisto comune dei vaccini contro il coronavirus, e dall’altro proprio alla definizione di una politica industriale rinnovata e inserita nel quadro del piano Next Generation EU.
Alcuni strumenti ci sono già: a partire dalle dieci nuove partnership industriali avviate dall’Unione l’anno scorso, che saranno finanziate con 10 miliardi di euro, a cui dovranno affiancarsi – con un meccanismo di leva – almeno altri dieci miliardi di investimenti privati. Ad essi, ha spiegato Toia, si affiancano gli IPCEI, gli Importanti Progetti di Interesse comune Europeo, e lo sforzo di mettere assieme aziende, centri di ricerca e università.
Sempre nel 2020, l’UE ha identificato 14 ecosistemi industriali che rappresentano le principali catene del valore europee. Al centro della nuova visione della politica industriale comunitaria, ha detto l’eurodeputata, sta proprio il concetto di ecosistema, “un ambito vasto” in cui sono considerate “non solo le grandi aziende di un determinato settore, ma anche le piccole e i fornitori che fanno parte della catena del valore e dell’approvvigionamento”. Grande importanza, in questo senso, riveste anche “il rapporto con il mondo della ricerca e dell’università, quindi con tutti i soggetti che, mettendosi in sintonia, possono creare un ambiente e delle opportunità positive per le imprese”.
Tra gli ecosistemi più importanti ci sono quelli della salute, dell’idrogeno e dell’aviazione pulita. “Gli aerei – ha ricordato Toia – così come le navi e i grandi sistemi di trasporto concorrono molto all’emissione di CO2, e quindi abbiamo bisogno di investire moltissimo per trovare il modo di alimentarli con fonti diverse: idrogeno o elettrico da rinnovabili. Il progetto ‘CleanSky’ è dedicato proprio a questo tema, un partenariato che vuole contribuire alla neutralità climatica e che per questo deve puntare molto sulla ricerca, in un settore che mi pare molto pronto a contribuire”.
Quanto alla salute, gli ecosistemi individuati dall’UE sono due: quello della salute globale e quello delle iniziative innovative per la salute. Il primo si occuperà, ha detto Toia, di “intercettare per tempo con tecnologie nuove le patologie” a cui l’Europa potrebbe dover far fronte in futuro. Il secondo di mettere in rete gli istituti di ricerca all’avanguardia e le industrie “per agevolare la trasformazione delle conoscenze scientifiche in innovazioni tangibili, che i cittadini possano fruire per migliorare la loro salute, come nel caso del piano europeo contro il cancro”.
All’idrogeno, infine, che “è ormai su tutti i tavoli europei”, è dedicato un altro importante partenariato perché si tratta di una risorsa fondamentale “per decarbonizzare l’industria non solo dei trasporti, ma anche, ad esempio, dell’acciaio o del cemento”. In questo settore, ha aggiunto la deputata, Germania e Francia “stanno facendo moltissimo”, ma anche molte imprese italiane “stanno spingendo molto”, e quindi “potremo dire la nostra” se il paese riuscirà a infilarsi “in quest’asse delle politiche europee”.
L’Italia, raccomanda infine Toia ricordando di essere tra le firmatarie dell’appello ‘Half of It’, dovrebbe inoltre sfruttare la doppia occasione del piano NextGeneration e della rinnovata politica industriale europea per investire nella riduzione della disparità di genere nel mondo della ricerca e dell’impresa, che consentirebbero di aumentare la produttività del Paese, da anni stagnante: “Come facciamo a migliorare se non inseriamo nel sistema coloro he oggi sono esclusi, cioè le donne e i giovani? Il nostro compito – ha concluso Toia – è aprir loro i cancelli”.

Video dell'intervista»

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