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Il Governo, la Giustizia, le carceri

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli a Radio Immagina (video - file audio).

Guardando anche a quello che sta succedendo negli altri Paesi europei, penso che noi siamo riusciti fino ad ora a evitare una ripresa della circolazione del virus e una forte presenza delle varianti. Credo che ci debba essere molta prudenza e, quindi, non credo che il nuovo Governo debba cambiare in alcun modo linea rispetto a ciò che abbiamo fatto in questi mesi e che ha consentito al Paese di tenere aperta gran parte della propria attività produttiva ma allo stesso tempo serve mantenere le restrizioni che hanno consentito di tenere bassa, per ora, la curva dei contagi. Se la comunità scientifica ci suggerirà altri interventi restrittivi, a partire dalla preoccupazione della diffusione delle varianti, credo che vada ascoltata, come abbiamo fatto fino ad ora.
Penso che in questo momento il tema sia quello di ragionare su interventi più mirati, perché non mi pare che ci sia un problema generalizzato ma ci sono alcuni focolai delle nuove varianti in alcune zone che credo vadano isolate, anche per poter recuperare la capacità di tracciamento dei contagi.

Non solo mi aspettavo l’atteggiamento della Lega ma registro anche che le dichiarazioni di Garavaglia arrivano subito dopo l’invito del Presidente del Consiglio a limitare le esternazioni e le ragioni di tensione all’interno del Governo.
Penso che la Lega debba prendere atto che adesso sta nel Governo e che non può pensare di starci godendone dei benefici e scaricando sugli altri le responsabilità. Si tratta, infatti, di assumersi unitariamente tutte le responsabilità delle scelte.
Francamente, credo che un Governo in cui un soggetto importante per la maggioranza pensi di continuare a fare opposizione stando dentro al Governo, non sia una strada che si possa percorrere.
Può essere che ci sia stato un ritardo nella scelta sulla chiusura degli impianti da sci. Sicuramente, lo ha detto anche Zingaretti, occorre da subito prevedere che nel Decreto Ristori 5 ci sia già nel testo la previsione di ristori per tutte le attività che sono state penalizzate da questo ulteriore blocco dello sci.
Questo, però, si fa insieme e non si può fare scaricando su una parte del Governo la responsabilità delle scelte dolorose che abbiamo dovuto fare e che dovremo continuare a fare, perché il tema delle varianti non ci mette in sicurezza.

La proposta di Costa sulla prescrizione è un buon passo avanti perché, francamente, pensare di discutere di quella questione all’interno del Decreto Milleproroghe era una provocazione, legittima ma pur sempre una provocazione.
Dall’iniziativa di Costa prendo spunto per dire che credo che sulla giustizia abbiamo molte cose da fare. Penso che ci sia una priorità che sia legata alla riforma della giustizia civile, per cui c’è già un disegno di legge in Parlamento. Credo che si debba andare avanti perché riformare la giustizia civile vuol dire dare più certezze alle imprese e più concorrenzialità all’intero Paese, che oggi non è attrattivo anche per le lungaggini burocratiche. In più c’è il Recovery Plan che prevede investimenti significativi per l’assunzione di personale e l’adeguamento dei mezzi per smaltire l’arretrato.
C’è poi il tema della prescrizione, che è sicuramente un tema serio ma che non vorrei porre in questo modo. Dobbiamo uscire da un dibattito ideologico sulla prescrizione e dire con grande chiarezza che i processi non possono essere infiniti e che dobbiamo fare una riforma del processo penale che garantisca tempi certi ai processi. Questa è la sfida che abbiamo di fronte, non una discussione spesso ideologica sulla prescrizione. Il PD si è battuto in questi anni per questo, per impedire e criticare la Legge Bonafede, che rischia di far durare i processi all’infinito. Serve, però, la riforma del Processo Penale con una serie di approfondimenti per garantire tempi certi alla giustizia e con questo anche il tema della prescrizione passerebbe in secondo piano.
Infine, credo che questa pandemia abbia messo ulteriormente in evidenza la necessità di intervenire sull’ordinamento carcerario in maniera adeguata.

Penso che sulla giustizia, il tema non sia tanto quello di cercare un compromesso ma quello di generare una riforma che garantisca che le fasi del processo abbiamo una scadenza, che garantisca una responsabilizzazione dei magistrati rispetto alla durata dei processi, che metta in campo una serie di interventi, utilizzando anche il digitale e una serie di strumenti che possano accelerare una serie di procedure burocratiche che oggi pesano moltissimo sulla durata dei processi. Bisogna anche intervenire sul personale e con il Recovery Plan si prevede di assumere 2.000 magistrati aggregati e 16.000 persone con professionalità legate alle necessità che ci sono.
Poi ci sono da fare una serie di scelte, ad esempio, rispetto alla depenalizzazione di alcuni reati. Penso, infatti, che si debba ragionare sulla necessità di aumentare il tasso di pene risarcitorie, quindi, che lasciano le persone fuori dal carcere e promuovano accordi e riducano il numero dei processi. Credo che ci siano anche molte idee in campo che vanno in questa direzione. Il punto, quindi, non è tanto il compromesso ma che se riusciamo da qui alla fine dell’anno a fare una riforma del processo penale che dia più garanzie sui tempi per tutti, indagati, rinviati a giudizio e vittime che giustamente vogliono avere una risposta. Se si riesce a fare questo, anche il tema della prescrizione si riduce di portata.
Il compromesso che avevamo proposto al tavolo del programma era quello di lavorare sulla riforma del processo penale, stabilire i tempi del processo e, se non si fosse riusciti entro il 31 dicembre, andava sospesa la riforma Bonafede. Se non si riesce a ridurre i tempi dei processi, infatti, non si può pensare di togliere la prescrizione, perché così non si garantirebbe più la certezza che i processi arrivino alla fine, che è invece un diritto che va garantito a tutti. C’era, quindi, una strada indicata che teneva legate le due cose perché oggettivamente le due strade sono legate.

La mozione di Monica Cirinnà e sottoscritta da tutti per vaccinare prima i detenuti è una mozione che, fortunatamente, ha raggiunto lo scopo anche senza essere votata in Parlamento, nel senso che ormai la scelta di vaccinare presto le persone che vivono in carcere è una scelta fatta. Le vaccinazioni ci saranno nel prossimo step, che comprende forze dell’ordine, agenti di custodia e tutta la popolazione carceraria. Mi pare che questo risultato sia stato, dunque, ottenuto.
Voglio solo sottolineare che in questi mesi abbiamo preso una serie di provvedimenti, anche su iniziativa del Partito Democratico, che hanno consentito di tenere sotto controllo il virus all’interno delle carceri.
Credo che ci sia stato un grande sforzo.
Credo che le misure che sono state prese per ridurre la popolazione carceraria - consentendo gli arresti domiciliari a chi aveva ancora 18 mesi da scontare e consentendo a chi aveva permessi premio e un lavoro esterno di poter restare fuori dal carcere fino alla fine dell’emergenza - siano una serie di provvedimenti che hanno consentito di ridurre di molto rispetto a quello che temevamo il contagio all’interno del carcere.
Non è andato tutto bene, però, oggi possiamo dire - lo dice anche il Garante dei detenuti - che da questo punto di vista abbiamo governato i contagi in un luogo chiuso quale è il carcere che, se fossero esplosi, sarebbero stati devastanti. Resta il fatto che in carcere ci sono troppe persone rispetto ai posti e questo impedisce che il carcere svolga il suo ruolo, che è quello rieducativo e che implica che ci siano più spazi trattamentali, la possibilità di avere opportunità di formazione, di studio, di crescita per i detenuti.
Questo è un capitolo che deve restare aperto.
Dobbiamo investire di più sui trattamenti esterni.
Dobbiamo investire di più su misure che lasciano fuori dal carcere persone che ci entrano per reati minori e che spesso trovano in carcere invece le condizioni negative che portano in qualche modo a rendere patologica una condizione di violenza e illegalità.
Il carcere, infatti, purtroppo spesso rischia di essere un luogo riproduttore di criminalità e di violenza. Per evitare questo dobbiamo ridurre il numero delle persone che vengono punite in carcere e garantire che le persone che vengono punite in carcere trovino opportunità trattamentali e davvero si applichi la Costituzione, che attribuisce al carcere la funzione rieducativa.
La nostra idea sul carcere è, dunque, molto lontana da quella degli altri Paesi, come gli Stati Uniti, o da quella di altre forze politiche che raccontano che il tema è sempre quello di buttare via la chiave.
Il carcere non può essere il luogo della vendetta e della società contro chi delinque ma deve essere lo strumento per riuscire a far ritrovare le persone, rieducarle e metterle nelle condizioni di trovare poi fuori le condizioni per una vita onesta.

Video della diretta» 

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