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Verso il Governo Draghi

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Articolo di Franco Mirabelli pubblicato dal mensile Zona Nove.

Mentre scrivo è in corso il tentativo di Mario Draghi di formare un nuovo Governo dopo la crisi incomprensibile che è stata aperta in maniera irresponsabile e ha portato alle dimissioni di Giuseppe Conte. Una crisi assurda, aperta in piena pandemia mentre ogni energia avrebbe dovuto essere finalizzata a risolvere i problemi sanitari, economici e sociali che il Covid ha portato con sé. Una crisi che, proprio per queste ragioni, deve essere risolta presto costruendo un nuovo Governo, evitando di perdere altro tempo o, addirittura, di scivolare verso elezioni che per 4-5 mesi paralizzerebbero l’attività istituzionale mentre occorre far presto per fare al meglio le vaccinazioni, utilizzare e non perdere l’opportunità del Recovery Fund, mantenere sotto controllo la pandemia e fronteggiare l’emergenza sociale che a fine marzo, con lo sblocco dei licenziamenti, si aggraverà ulteriormente.
Queste sono le ragioni per cui il Presidente Mattarella ha incaricato Mario Draghi di formare un Governo di alto profilo. L’ex presidente della BCE è certamente l’italiano che ha la maggiore credibilità in Europa e nel mondo e che può guidare un Governo davvero capace di affrontare le emergenze sanitaria, sociale ed economica che stiamo vivendo e capace di spendere al meglio i 209 miliardi con il Recovery Plan e gli altri fondi europei che possono non solo rilanciare il Paese ma ridisegnarlo, superando i grandi limiti strutturali che hanno la Pubblica Amministrazione, la Giustizia e il sistema sanitario.
Non si parte da zero.
Il Governo Conte stava affrontando la pandemia e ottenendo risultati importanti.
Siamo il Paese europeo che ha vaccinato più persone e la perdita del Prodotto Interno Lordo causata dalle misure prese per contrastare la pandemia non è diversa dal resto dei Paesi europei, mentre la curva dei contagi in Italia è sotto controllo contrariamente ad altre realtà europee, dall’Inghilterra, alla Francia.
Non si parte da zero neppure nella definizione delle cose da fare con i finanziamenti del Recovery Fund.
In queste settimane, infatti, il Parlamento sta lavorando sulla proposta elaborata dal Governo Conte e, partendo dalla discussione delle Camere, quella proposta sarà migliorata e perfezionata e poi inviata all’Europa, che già ha avuto modo di apprezzarla, nella versione definitiva.
Il piano prevede di investire in diversi settori decisivi per mettere il nostro Paese nelle condizioni di competere nel mondo, di affrontare le emergenze sociali, ridurre le diseguaglianze e realizzare uno sviluppo sostenibile che metta al centro green economy e ambiente.
Si prevedono 45 miliardi per la digitalizzazione, 67 per la rivoluzione verde, la riqualificazione degli edifici, il risparmio energetico, la mobilità sostenibile; 32 miliardi per le infrastrutture di trasporto, dall’alta velocità alle metropolitane, 27 miliardi per scuola e ricerca, 20 miliardi per la sanità.
Da qui si riparte e sono, convinto che Draghi non cambierà la direzione.
Non basta ma accanto alle riforme necessarie, già impostate dal Governo precedente, da quella della Giustizia a quella fiscale per far pagare proporzionalmente le tasse e combattere l’evasione, la possibilità di contare su tutti questi finanziamenti è un risultato che il Governo Conte bis è riuscito ad ottenere grazie alla credibilità che si è costruito in Europa dopo la stagione dei Salvini e del sovranismo antieuropeo.
Questo va riconosciuto.
Grazie a Conte e al suo Governo, quindi, e oggi con il sostegno a Mario Draghi, risorsa straordinaria del Paese, affronteremo una crisi difficilissima, lavorando per costruire un futuro migliore per l’Italia.

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