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Per costruire una società pluralista non bisogna escludere

Scritto da Rosa Aimoni.

Rosa Aimoni Articolo pubblicato da ReportOnline

Molto spesso si parla di pluralismo, inteso come insieme di elementi eterogenei che convivono pacificamente in uno stesso luogo e si rispettano.
La società è pluralista quando, accanto ad elementi tradizionali, come la famiglia che è attualmente riconosciuta, ci sono anche altri elementi che rispecchiano le nuove istanze sociali, come le coppie di fatto.
Si sentono spesso, tuttavia, voci che desiderano il superamento, ossia la cancellazione, delle vecchie costruzioni sociali, come la famiglia tradizionale, per far posto a quelle nuove.
Per meglio chiarire il mio punto di vista, dico che sono e sono sempre stata a favore del riconoscimento giuridico delle nuove configurazioni sociali, come le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali. Tuttavia, alcune cose distinguono il mio modo di pensare da quello di alcuni fautori della modernità.

Una società pluralista che vuole definirsi tale non può, in primo luogo, escludere un elemento, ossia sostituire un elemento ad un altro, ad esempio la famiglia tradizionale con le nuove famiglie. Una società, infatti, dovrebbe essere come un giardino che contiene in sé diverse varietà di piante, e pertanto dovrebbe poter ospitare diverse configurazioni sociali.
La famiglia tradizionale, quindi, non deve essere affatto sostituita o espulsa dalla nostra società, ma, affianco ad essa, devono poter sorgere altri tipi di famiglie, come quelle di fatto.
In altre parole, un elemento non esclude l'altro, ma diversi elementi possono e devono convivere.
Dicendo questo mi rivolgo sia a coloro che pensano che per far posto alle nuove famiglie sia necessario eliminare quella tradizionale, sia a coloro che pensano l'esatto contrario, cioè che, per tutelare la famiglia tradizionale, sia necessario bloccare il riconoscimento delle nuove famiglie.
Entrambi questi fronti sono in errore; infatti, tutti i nuclei familiari, quelli tradizionali e quelli moderni, posso e devono convivere nello stesso territorio.
Eliminare la famiglia tradizionale, soprattutto in Italia, sarebbe un grave errore, perché la nostra nazione si fonda sulla famiglia, che piaccia o meno. Il capitalismo italiano, inoltre, è un capitalismo familiare, che presenta solo pochi casi di imprese che diventano anche multinazionali.
Le imprese italiane sono spesso gestite da nuclei familiari, che si tramandano la gestione delle aziende da generazione in generazione.
In un Paese siffatto eliminare o non tutelare la famiglia tradizionale sarebbe un grave errore, perché priverebbe il Paese stesso delle radici culturali sulle quali da sempre si fonda. Ma, al contrario, anche non riconoscere le coppie di fatto sarebbe un grave errore, poiché, in tal modo, si violerebbero palesemente i diritti umani di tantissime persone.
Come vorrei che fosse, quindi, il mio Paese? Vorrei che fosse un luogo dove le diversità non si escludono fra loro, ma convivono. Altrimenti, che pluralismo è?
Accolgo quindi con grande piacere tutte quelle iniziative rivolte a tutelare le famiglie tradizionali: ad esempio costruzioni di asili nido, di case popolari e via di seguito, ma accolto con altrettanto piacere le iniziative legislative volte a riconoscere le nuove coppie di fatto (sia eterosessuali che omosessuali).
In sostanza, il terreno della nostra Italia deve potere fare crescere ogni tipo di pianta, proprio come succede nei giardini più belli.

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