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Sulle carceri si doveva fare di più, ma ci sono passi importanti

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli in Senato durante la discussione del Decreto Ristori (video).

Credo che i colleghi che sono interventi nell’Aula del Senato prima di me abbiano già descritto in maniera molto importante e significativa i Decreti Ristori in discussione e la loro valenza.
Voglio sottolineare a livello generale che mi pare che questi decreti confermino una straordinaria attenzione che abbiamo avuto per chi ha perso il reddito e per le imprese.
È un dato oggettivo, se si calcola la quantità delle risorse che sono state investite; è oggettivo il fatto che sono state spostate molte scadenze fiscali; è oggettivo il fatto che il Governo e la maggioranza abbiano scelto di cancellare le tasse per chi è stato più colpito da questa pandemia.
Noi ristoriamo chi ha perso il lavoro. Voglio, però, sottolineare anche gli interventi che riguardano le persone più deboli, gli invisibili, chi ha più subito in questi anni e rischia di subire ancora di più da questa crisi i danni di un aumento delle distanze e delle differenze sociali.
400 milioni per i Comuni, per il Fondo per gli incapienti e la proroga del reddito di emergenza sono provvedimenti importanti che credo vadano sottolineati, perché ci si deve occupare di tutti e abbiamo tentato di occuparci di tutti, perché lo slogan che “nessuno deve essere lasciato solo” non può restare soltanto sulla carta.
Concentrerò brevemente il mio intervento su un tema che riguarda cittadini e persone che sono detenute in questo momento difficile nelle carceri e negli istituti di pena del nostro Paese.
È chiaro che le persone ristrette e che qualunque istituzione in cui le persone sono concentrate presta di più il fianco alla diffusione del virus e del contagio.
Oggi siamo di fronte ad una situazione nelle carceri rispetto alla pandemia molto seria ma che non è fuori controllo: su 54.000 detenuti che ci sono nel nostro Paese, ci sono 1.000 contagiati, 140 con sintomi.
La situazione, quindi, è seria ma non fuori controllo, anche grazie al lavoro che si è fatto in questi mesi, al lavoro che hanno fatto i Direttori, gli operatori sanitari, gli operatori delle carceri e, soprattutto, gli agenti di custodia.
Grazie a quel lavoro si è contenuto il contagio ma grazie anche ai provvedimenti presi dal Governo all’inizio della pandemia e oggi riproposti.
Li ricordo perché si sentono dire cose assolutamente non vere: non c’è stato alcuno svuotacarceri e non c’è stata nessuna persona liberata in questa fase ma ci sono stati gli arresti domiciliari per molti.
Si è intervenuto e si deve intervenire meglio e di più per ridurre le pressioni e le presenze nelle carceri.
Ci vuole una tensione maggiore per tutelare la salute dei carcerati.
Abbiamo detto in questi mesi, insieme a tanti operatori, insieme ai Garanti regionali e al Garante nazionale per i detenuti e insieme a tante associazioni, che si deve e si può fare di più, anche rispetto a quello che già il Governo ha fatto e che è contenuto in questi decreti.
Ancora la popolazione carceraria è troppo alta rispetto alla ricettività.
Non ci sono spazi per il distanziamento all’interno delle carceri, non ci sono spazi di isolamento ed è difficile trovare il modo di curare le persone e di metterle in sicurezza.
L’approvazione dei decreti e di alcuni emendamenti migliora la situazione.
Noi avremmo voluto di più.
Avremmo voluto il blocco dell’esecuzione delle condanne che passano in giudicato in questo periodo per non fare entrare altre persone e aumentare il problema.
Avremmo voluto e andremo avanti a rivendicare la necessità di aumentare gli sconti di pena per chi ha avuto un percorso positivo e per chi ha vissuto bene e con buona condotta la propria esperienza in carcere.
Questo delle condizioni delle carceri, di chi è recluso e di chi opera nelle carceri penso che sia un tema molto serio e la condizione perché si risolva è che ci sia una minor pressione.
È bene che nel programma del Governo per il Recovery Fund siano già previste risorse per migliorare gli spazi di detenzione, per difendere la salute e spazi adeguati per la formazione e il lavoro.
Il Governo, il Parlamento e la politica hanno il dovere di rispettare il dettato costituzionale, che è quello di garantire la certezza della pena ma anche il rispetto della salute e delle persone detenute.
Chi pensa alla pena come alla vendetta e non alla rieducazione e al reinserimento, chi agita le paure, come ho sentito fare da alcuni che hanno evocato lo “svuotacarceri”, chi fa propaganda su delle persone evocando la necessità di buttare via le chiavi se qualcuno ha sbagliato, crea le condizioni perché il carcere diventi un moltiplicatore di violenza e di criminalità. Così sì che si mette ancora di più a rischio la sicurezza di tutti.
Su questo, il provvedimento che stiamo votando non è come l’avremmo voluto ma fa un passo avanti.
Non mette in discussione la certezza della pena né libera nessuno, come la destra racconta, ma afferma il principio secondo cui la politica deve agire per tutelare la salute di chi sta in carcere e perché la detenzione non sia solo sofferenza ma diventi un’opportunità.

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