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La Sanità lombarda malata

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli ad un incontro organizzato dal PD di Cologno Monzese (video).

Penso che stiamo dicendo la verità quando raccontiamo che, alla prova della pandemia, la sanità lombarda si è rivelata non all’altezza del compito di proteggere e difendere i cittadini.
Per molto tempo ho detto e raccontato ciò che è stato evidente nella prima fase della pandemia: la Regione Lombardia è stata la Regione in cui non solo il virus si è diffuso di più (che può essere una cosa abbastanza ovvia visto che abbiamo 10 milioni di abitanti e siamo uno dei poli economici non solo del Paese ma anche di tutta Europa), ma il problema è che qui la pandemia, con quei contagi, è stata affrontata non avendo la capacità e gli strumenti per curare le persone.
È sufficiente guardare i dati per rendersi conto di questo e, prima o poi, lo faremo.
Non penso che questo sia il momento della polemica politica ma i dati raccontano che in Regione Lombardia il tasso di mortalità sia altissimo sia rispetto ai contagi che rispetto al numero di abitanti, sia guardando al resto del Paese che ad altre Regioni, pure governate dal centrodestra, come ad esempio il Veneto, che però hanno fatto scelte diverse su terreni fondamentali.
In Lombardia, infatti, abbiamo pagato la scelta di accentrare tutta la sanità sugli ospedali e cancellare la sanità sul territorio e, quindi, di fronte alla pandemia, ci siamo trovati in una situazione in cui i cittadini sono rimasti senza cure, perché ad un certo punto gli ospedali sono diventati l’unico punto di riferimento. Le persone spesso sono state lasciate a casa senza indicazioni e questo ha prodotto una situazione gravissima che ora si è riprodotta perché la primavera, l’estate e l’autunno sono passati senza che a questo si ponesse rimedio; senza che ci fosse da parte della Regione la capacità di prendere atto dei propri errori e intervenire.
Proprio per rafforzare la sanità territoriale per assistere le persone, il Governo ha finanziato le unità mobili (USCA) che avevano questa funzione.
Fino a poco tempo fa Regione Lombardia ne aveva attivate soltanto 7 sulle oltre 60 che invece avrebbe dovuto attivarne. Ci sono tanti ritardi e ci sono su più fronti.
A Milano, in Città Metropolitana e in tutta la Lombardia abbiamo tutti potuto constatare come la Regione non sia stata in grado di garantire la vaccinazione antinfluenzale, che in questa fase è fondamentale, alle persone over 60.
Ci sono medici di base che hanno rinviato le persone di quindici giorni in quindici giorni perché i vaccini non erano arrivati e in questi giorni stanno richiamando i pazienti che si erano prenotati per disdire gli appuntamenti perché non ci sono i vaccini e non si sa quando ci saranno.
Anche questo è il segno di una mancanza di attenzione e di comprensione delle cose che vanno fatte.
Di fronte a tutto questo, Regione Lombardia ha continuato a fare propaganda.
Tutto è rimasto come nei primi giorni della pandemia, in cui sembrava più importante fare conferenze stampa e scaricare su altri le responsabilità piuttosto che affrontare i problemi.
Penso che di tutto questo poi si dovrà parlare, però, penso anche che adesso faccia bene il Gruppo PD a soffermarsi sulle cose da fare per superare questi problemi e dare risposte adeguate ai cittadini della Regione.

Nell’ultima legislatura che ho fatto in Regione Lombardia sono stato Presidente della Commissione di Inchiesta sul San Raffaele e, rileggendo il documento finale di quella vicenda, già lì c’è scritto di come tutti i fondi che non erano legati direttamente alle prestazioni venivano distribuiti con criteri diversi da quelli delle necessità terapeutiche, per accontentare soprattutto alcune istituzioni private, come poi hanno mostrato anche le inchieste.
Quando parliamo dell’insufficienza delle terapie intensive della nostra Regione parliamo del fatto che per molto tempo la realizzazione delle terapie intensive non è rientrata tra i parametri che garantivano i finanziamenti non legati alle prestazioni sanitarie.

Dobbiamo, però, anche parlare di ciò che sta succedendo adesso e non solo in Regione Lombardia.
Il Governo, in queste settimane, ha avuto ancora il coraggio di sfidare le impopolarità per salvaguardare la salute delle persone e si sono fatte ancora scelte drastiche di chiusura.
Sono state chiuse nuovamente molte attività che abbiamo dovuto ristorare, così come abbiamo dovuto ristorare molte famiglie che in queste settimane non hanno avuto il reddito.
Credo che si sia fatto bene a mantenere questa scelta, che questa volta non è stata il lockdown totale ma si è consentito di mantenere l’apertura della produzione e della scuola dall’infanzia fino alle medie, limitando al massimo tutto il resto.
I dati sull’andamento dei contagi mostrano che è stata una scelta giusta, che ha funzionato.
In questi giorni stiamo pagando il picco della mortalità legato al picco dei contagi di un po’ di tempo fa, però, ora i dati mostrano che i ricoveri negli ospedali e nelle terapie intensive si stanno riducendo in maniera significativa, così come il numero dei contagiati in rapporto ai tamponi eseguiti.
L’esperienza di questa estate mostra che le scelte e i risultati non sono consolidati per sempre e vanno tenuti comportamenti ancora molto prudenti. Bisogna, infatti, evitare di fare l’errore che si è fatto in estate, cioè di considerare il covid una vicenda finita, di riaprire tutto e anche psicologicamente avere l’idea che ormai si sarebbe potuto ritornare a fare le cose che si facevano prima.
Le conseguenze di queste azioni le abbiamo viste e, quindi, penso che sia giusta la scelta attuale del Governo di chiudere di fronte alle feste natalizie per ridurre drasticamente tutte le possibilità di incontro in un periodo in cui tradizionalmente ci si incontra e si festeggia.
Il Governo si è preso questa responsabilità e penso che abbia fatto bene.
Purtroppo abbiamo un’opposizione che, anziché aiutare ad affrontare i problemi, continua a spiegare che tutto quello che fa il Governo non va bene, con il rischio di dare l’idea anche in questi giorni che le misure non siano dettate dalla necessità di salvaguardare la salute e di dare corda alle posizioni negazioniste o di chi comunque non vuole rispettare le regole.
Il Ministro Speranza è venuto in Parlamento prima che si facesse il DPCM.
Credo che siamo in una fase importante in cui dobbiamo cercare di continuare a far scendere i contagi, sapendo che già da gennaio ci sarà la possibilità di cominciare le vaccinazioni, a partire dalle categorie più esposte, come i medici.
Il vaccino ci sarà poi per tutti nei tempi giusti, cioè quando sarà considerato sicuro dagli enti preposti.
Si farà tutto insieme all’Europa e testando i vaccini, anche se in tempi brevi.
La Gran Bretagna, invece, su questo ha fatto una fuga in avanti in quanto, al momento, i vaccini non sono ancora stati approvati dall’Agenzia del Farmaco e io trovo incredibile che oggi Salvini spieghi che il modello da seguire è quello inglese, dopo che per tanti mesi ha teorizzato il fatto che i vaccini si potessero non fare o addirittura fossero pericolosi.
I vaccini da gennaio ci saranno dopo aver superato i test di tutte le agenzie internazionali.
Il Governo sta predisponendo un piano adeguato per le vaccinazioni e mi auguro che, questa volta, le Regioni - e in particolare la Lombardia - su questo non si distinguano per l’ennesima volta con strane rivendicazioni di autonomia che poi mostrano un’incapacità di gestione.
Le persone non verranno obbligate a vaccinarsi ma verrà organizzata una vaccinazione di massa, garantendo a tutti il vaccino gratuitamente.
Questa non è una cosa scontata e penso sia la prospettiva che ci fa guardare con speranza al futuro, sapendo che però le cose che abbiamo vissuto in questi mesi ci devono spingere a cambiare un pezzo importante della sanità lombarda e, a livello nazionale, ci devono portare a investire di più sulla sanità territoriale e forse a ripensare il Titolo V che oggi, in piena pandemia, continua a giustificare continui litigi tra le istituzioni che, invece, per essere più credibili agli occhi dei cittadini, dovrebbero collaborare per risolvere i loro problemi e non litigare per affermare la propria primazia e principi che hanno più a che fare con le campagne elettorali che non con altro.

Video dell’intervento»

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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