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Ue, flessibilità fa rima con credibilità

Scritto da Patrizia Toia.

Patrizia ToiaArticolo pubblicato da Europa
La flessibilità non è il contrario della credibilità. L’ho detto chiaramente ieri nell’aula della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo e ora finalmente sarà la Commissione Ue a doverlo mettere nero su bianco.
Il contrario della credibilità è la recessione, la disoccupazione a livelli insostenibili, la crisi sociale che porta la gente al disagio, l’applicazione robotica delle misure di austerità, la deflazione e la finanza pubblica allo sbando a causa della mancanza di crescita. Sono queste le cose che fanno allarmare le agenzie di rating e i mercati.
Una flessibilità intelligente, al contrario, è la migliore garanzia per la solidità dei paesi dell’Area euro. Una flessibilità intelligente che faccia crescere il Pil con buone spese e buoni investimenti.

Dopo quattro lunghissimi anni di crisi dell’euro questi concetti hanno finalmente fatto breccia nella linea ufficiale dell’esecutivo comunitario che lo metterà per iscritto a gennaio, grazie al pressing del governo Renzi e alla battaglia condotta al parlamento europeo dagli eurodeputati del gruppo dei socialisti e democratici, e in particolare di quelli del Partito democratico, che con 31 seggi sono il partito più numeroso del gruppo S&D.
Noi siamo la punta più avanzata. Il resto, anche della famiglia socialista europea, è ancora troppo timido. Si tratta di rivedere le normative Ue sulla disciplina di bilancio, i cosiddetti “six pack” e “two pack”, elaborati in fretta e furia nel corso del 2011 nel pieno dell’emergenza della crisi dell’euro. Ieri a Strasburgo il commissario Ue all’Euro e al dialogo sociale, Valdis Dombrovskis, ha aperto il dibattito sull’argomento elogiando le due normative che secondo lui avrebbero «contribuito a fare progressi nel risanamento di bilancio e nel correggere gli squilibri macroeconomci» (!).
Purtroppo però la situazione non è così. La verità è che l’austerità ossessiva di questi anni ha contribuito a soffocare la ripresa e i debiti pubblici della maggior parte dei paesi dell’eurozona sono aumentati. Sicuramente le regole di bilancio servono, e io l’ho ripetuto in aula a beneficio di quei colleghi stranieri che invocano il rigore per paura dei conti pubblici di Italia e Francia e di quelli che, prendendosela con la moneta unica, vorrebbero gettare via il bambino con l’acqua sporca. Noi invece chiediamo delle regole che siano utili e funzionali a raggiungere gli obiettivi. Vogliamo una flessibilità intelligente, che faccia ripartire la crescita.
Se si vuole applicare le regole in modo automatico tanto vale farci governare da un computer, non da una Commissione. Noi chiediamo una vera governance politica dell’Eurozona, non per ottenere dei favoritismi nei confronti dei grandi paesi, ma per attuare una strategia economica intelligente, rigorosa e lungimirante. Non vorrei che i rigoristi facessero come quei manager che, attenti solo al risultato del bilancio annuale, hanno mandato “a gambe all’aria” le loro aziende.

Segnaliamo anche il video di intervento al Parlamento Europeo sulla revisione dei regolamenti della governance economica»»

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