Quel presepe andava fatto ma non sia una foglia di fico
Amo il presepe. E non riesco a immaginarmi un Natale senza il presepe. Lo faccio ogni anno a casa. Ma l'uso del presepe per sostenere le proprie teorie sull'identità o sui valori cristiani, qualunque teorie siano, lo considero un uso inopportuno o -peggio ancora- strumentale. È quello che ho sostenuto oggi nel mio intervento in Aula consiliare in Regione per spiegare perché non avremmo partecipato al voto di una mozione della Lista Maroni che chiedeva di indagare perché in una scuola bergamasca non fosse stata consentita l'installazione di un presepe in classe: il fatto su cui tanto can-can ha fatto Salvini. Ma era in discussione la difesa della identità nostrana o dei valori cristiani? No. In Consiglio ho chiesto: è più cristiano appendere crocifissi nelle aule del Pirellone e delle scuole o fare politiche di contrasto alla povertà, o politiche di sostegno a chi fa più fatica, o politiche di accoglienza? Gesù era a suo modo un profugo.
Molti canti natalizi che risuoneranno nelle nostre chiese nelle prossime settimane parlano di persone, luoghi, usi e costumi che non sono certo quelli della nostra tradizione, ma di tradizioni lontane, nel tempo e nella geografia. Quel presepe andava fatto in quella scuola. Ma non facciamone la foglia di fico che nasconde le tante contraddizioni di chi lo difende solo per mettersi una medaglietta al petto.
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