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Le scuole, le Regioni, i ristori per le attività ferme

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Intervento di Franco Mirabelli a Telenova.

Decidendo di tenere aperte ovunque, anche nelle zone rosse, le scuole primarie, elementari e le prime medie, è stata fatta la scelta giusta, cioè quella di tutelare i bambini, perché davvero la didattica a distanza per queste fasce di età non ha molto senso. Inoltre, se si fossero chiuse anche quelle scuole, ci sarebbe stato un problema per le famiglie, dato che gli uffici e le attività produttive sono rimasti aperti.
Credo, quindi, che sia stata fatta una scelta giusta; così come credo che sia giusto che i bambini stiano a scuola. Mi pare acclarato, inoltre, che la scuola di per sé non è un veicolo di contagio.
Il problema è che se entra il virus nella scuola, è possibile che poi si diffonda ma ad oggi le regole adottate hanno retto. Il motivo per cui si è dovuto scegliere di chiudere le scuole superiori e una parte di scuole medie nelle zone rosse è legato al fatto che facevano muovere tante persone. In questo momento noi abbiamo bisogno di ridurre al minimo la circolazione delle persone.

Rispetto alla divisione dell’Italia in zone, credo che si sia fatta la scelta giusta.
La scelta di istituire questo meccanismo per cui, sulla base degli indicatori scelti dal Comitato Tecnico Scientifico si valuta il grado di chiusura e, quindi, si definiscono le fasce, non è nata solo dal Governo ma è uscita dal dibattito parlamentare: era contenuta nei testi delle mozioni parlamentari che sono state approvate dalle Camere prima che il Governo decidesse.
Non voglio essere troppo ottimista, però, mi pare che questo meccanismo stia in qualche modo funzionando: se i dati che mostrano il miglioramento sono veri, significa che le misure prese stanno cominciando a dare qualche primo risultato.
Credo, però, che per qualche settimana avremo ancora una pressione sugli ospedali e sul sistema sanitario, soprattutto in alcune Regioni.
Penso, comunque, che sia utile e che stia funzionando questo meccanismo che valuta lo stato del contagio Regione per Regione e, sulla base di questo, valuta poi cosa chiudere oppure cosa riaprire. Quando i contagiati diminuiranno, infatti, si comincerà a porre la questione del cosa riaprire e come abbassare le restrizioni.
Siamo comunque in una situazione assolutamente nuova, anche rispetto a marzo, perché ora in tutta l’Italia si è diffuso il contagio e credo che si stia facendo ciò che si deve.
Stiamo anche cercando di stare vicini a quei settori economici che sono chiusi.

Le Regioni, che poi hanno protestato, sono comunque state ascoltate: hanno fatto diversi incontri, poi è ovvio che si è dovuto arrivare a delle decisioni. Nella situazione in cui eravamo dieci giorni fa, era necessario decidere.
Non conosco i dati nel dettaglio per sapere il motivo per cui alcune Regioni sono gialle e altre rosse ma è abbastanza intuibile che se non è per l’elevato numero di contagi, a determinare una zona rossa, è per la situazione in cui si trova il sistema sanitario.
Al momento ci sono un po’ di manifestazioni ma non credo alle rivolte. Credo, invece, che la stragrande maggioranza dei cittadini sappia che questi provvedimenti non sono una punizione per i territori ma sono necessari per garantire di fermare presto i contagi. Le manifestazioni che si verificano sono sempre meno motivate: ora si è capito che i ristori arrivano subito e, quindi, da questo punto di vista il clima sociale è un po’ migliorato.

Capisco che non tutte le misure decise possano risultare comprensibili ma se aspettiamo di riuscire a spiegare a tutti il perché di ogni scelta, probabilmente, la pandemia va avanti incontrollata.
Bisognava mettere in fretta delle regole. Il principio cardine su cui si sono prese le decisioni era quello di ridurre la mobilità delle persone e le norme stabilite sono volte a questo.
Tra i luoghi che sono stati chiusi ce n’erano anche di sicuri e con delle regole che venivano rispettate ma lasciarli aperti implicava dare il messaggio che la circolazione delle persone poteva continuare e, invece, era necessario ridurre tutte le occasioni per cui la gente va in giro. Se riusciamo davvero a far scendere l’indice di contagio vuol dire che avremo fatto dei sacrifici ma che saranno serviti.

Rispetto alle polemiche e alle ironie sulle dichiarazioni uscite sulla questione del Natale, al momento nessuno sa quale sarà la situazione a Natale e non sappiamo neanche come ci arriveremo ai giorni che lo precedono.
In ogni caso, nessuno pensa di imporre le compagnie natalizie o di decidere chi si siede al tavolo. Probabilmente, ci saranno delle indicazioni e credo che sia giusto che ci siano. Se facciamo le cene natalizie invitando venti o trenta amici, facciamo dei danni.

Sul fronte economico, il Governo ha stanziato 100 miliardi a fondo perduto per le aziende, ha pagato la cassa integrazione e ha dato garanzie sui debiti.
Il Governo ha fatto uno sforzo ciclopico per mantenere aperte le attività produttive, anche nelle zone rosse.
Il nostro Governo ha fatto la scelta che hanno fatto tutti i Paesi del mondo che era quella di cercare di ridurre la mobilità delle persone e gli incontri come strategia per fermare il virus. Per questo si sono chiusi i bar, i ristoranti, i cinema, i teatri, le palestre: per fare in modo che le persone non avessero occasioni per andare in giro. Questo è stato fatto in tutto il mondo.
Questa volta, il Governo ha fatto uno sforzo ancora più grande perché si sono decise le zone rosse e si è deciso di ristorare subito le attività che venivano chiuse.
Ad oggi risulta che 154mila bar, pasticcerie, gelaterie e ristoranti hanno già ricevuto sui loro conti correnti 726 milioni di euro di ristoro; 106 milioni di euro sono stati messi a disposizione di soggetti che offrono servizi di alloggio, per i quali è stato disposto questo pagamento; inoltre sono circa 9 mila beneficiari dei ristori che operano in attività sportive, attività di intrattenimento e nel trasporto. Tra le attività con più erogazioni spiccano quelle artistiche, attività di supporto alle imprese e le attività professionali.
Sono migliaia di aziende che ad oggi hanno già ricevuto un ristoro.
Questo è ciò a cui ci siamo dedicati in questo momento, perché la prima battaglia che volevamo vincere era quella per garantire le persone e garantire la salute dei cittadini, senza penalizzare nessuno e cercando di stare vicini a tutti i nostri imprenditori con soldi a fondo perduto.
La Lombardia è la Regione che ha beneficiato di più di questi ristori.

Il Governo si è dato delle priorità in questi mesi.
Nel Decreto Rilancio ci sono molte cose che hanno ancora bisogno dei decreti attuativi ma è stato varato a giugno e poi è ripartita la pandemia e abbiamo avuto il problema di stare vicini alle persone che stanno perdendo il reddito, compresi gli imprenditori, e su questo abbiamo investito molto.
Sicuramente bisognerebbe chiudere presto la fase dei Decreti Ristori: ne abbiamo fatti due, forse ne servirà un terzo ma poi bisognerà cominciare a ragionare non più sulle singole attività che vengono chiuse ma in termini di filiere e come sostenere intere filiere produttive e imprenditoriali ed è ciò che stiamo cercando di fare ragionando anche su come utilizzare i soldi del Recovery Fund.
I ristori, però, li ha chiesti anche Confindustria e il Presidente ha più volte sottolineato come, nella prima fase, siano arrivati troppo tardi.
È giusto, quindi, che si debba fare anche un ragionamento sulle filiere ma nell’emergenza, soprattutto per le piccole e medie imprese, anche Confindustria ha chiesto i ristori.
Il Governo ha dato soldi alle partite IVA, ai lavoratori autonomi ed è stata finanziata la cassa integrazione.
Adesso i ristori sono arrivati più rapidamente e questo va riconosciuto. Poi si dovrà fare un salto di qualità e bisognerà mettere in campo i progetti per il Recovery Fund, anche sulle filiere produttive, perché le risorse vengono date su progetti di green economy, digitalizzazione ecc.

Guardando alle elezioni americane, la vittoria di Biden presenta delle novità. Biden è una persona che vuole ricostruire i rapporti con l’Europa e l’Italia è un partner degli Stati Uniti. Agli Stati Uniti interessa avere una relazione con il Presidente del Consiglio italiano.
La cosa più importante che sta emergendo in questi giorni dopo che ha preso corpo la vittoria di Biden è l’attenzione all’ambiente, la scelta di ritornare nel trattato di Parigi, di riprendere la collaborazione con l’Europa che, invece, Trump voleva mettere in discussione. Biden si presenta, quindi, con un altro atteggiamento.

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