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Perché essere contro chi innova?

Scritto da Dario Franceschini.

Dario Franceschini In un breve intervento su "Il Fatto Quotidiano" il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini scrive che "l' elenco delle nuove ferite che rischiano di segnare il grande corpo del patrimonio storico artistico della nazione e del paesaggio, adempie a un dovere di segnalazione e vigilanza civica che va apprezzato e che impone a chi ha responsabilita' di governo, come il sottoscritto, di chiedere agli uffici del Mibact di approfondire i singoli casi denunciati". Ma se "cercare di evitare le ferite, denunciandole, e' giusto", Franceschini sottolinea che "rispettare il lavoro delle Soprintendenze significa accettare la loro scelta sia quando esteticamente la si condivide che quando non la si condivide". Per il ministro, "si tratta di capire se ogni caso di intervento nel tessuto dei nostri centri storici sia automaticamente da considerarsi una ferita". Secondo Franceschini, tuttavia, "la bellezza italiana, dal paesaggio ai centri storici, e' frutto della mano dell'uomo, di secoli di creativita' in cui stili ed epoche si sono sovrapposti e incrociati tra loro. Cosi' per le nostre chiese, le nostre piazze, le nostre colline". Quindi il ministro si chiede: "Perche' tutto questo deve fermarsi? Perche' il nostro unico compito (che io, ci tengo a sottolinearlo, considero sacro) deve essere tutelare cio' che ci hanno lasciato le generazioni venute prima di noi e non anche aggiungere, integrare con arte e architettura contemporanee, frutto della creativita' di grandi maestri o giovani talenti italiani? Perche' non riempire di nuove opere le nostre periferie urbane?" La risposta, per il ministro, e' contenuta nell'articolo 9 della Costituzione, che "non ci parla solo di cio' che c'e' gia' ma anche di cio' che non c'e' ancora".

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