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Meno tasse sul lavoro, lotta all’evasione fiscale, incentivi per far ripartire l’economia

Scritto da Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli Articolo di Franco Mirabelli pubblicato sul mensile Zona Nove.

La ripartenza si è avviata è proprio in questi giorni, al di là del rifinanziamento dei provvedimenti necessari per sostenere le persone che hanno perso il reddito in questi mesi di lockdown, dalla cassa integrazione ai 600 euro per autonomi e partite iva fino ai finanziamenti a fondo perduto per loro, entrano in vigore misure importanti, utili per il presente ed il futuro delle famiglie.
Innanzitutto, dal 1 luglio tutti i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35 mila euro avranno più soldi in busta paga. Fino a 28 mila euro riceveranno 100 euro in più al mese e aumenti inferiori al di sopra di quella cifra.
È l’effetto del taglio del cuneo fiscale deciso nella scorsa legge di bilancio, cioè della scelta di ridurre le tasse sul lavoro lasciando più soldi ai dipendenti.
È un modo per aiutare ovviamente le famiglie, ma anche una occasione per far ripartire i consumi e quindi l’intera economia, restituendo un po’ di quella sicurezza che il Covid19 ha fatto venire meno.
Sempre dal 1 luglio sono entrate in vigore altre due misure molto importanti per combattere l’evasione fiscale che, nel nostro Paese continua a costare allo Stato e a tutti noi oltre 100 miliardi. Lo strumento è sempre quello della tracciabilità del denaro nelle transazioni commerciali, incentivando l’uso dei pagamenti elettronici e riducendo il tetto dei contanti utilizzabili.
In sintesi i professionisti saranno costretti ad accettare i pagamenti con bancomat e carte di credito e incentivati a utilizzarli, potendo beneficiare di un credito di imposta del 30% sulle spese bancarie.
A ciò si aggiunge l’impossibilità di utilizzare più di 2.000 euro in contanti (erano 3.000) per fare acquisti, e diventeranno 1.000 nel 2022.
Questa è una norma importante sia per contrastare l’evasione fiscale, ma anche per combattere il riciclaggio dei soldi di provenienza illecita.
Infine, è entrato in vigore il provvedimento che prevede che chi ristruttura casa migliorandone il livello di efficienza energetica possa detrarre dalle tasse nei 10 anni successivi il 110% di ciò che ha speso.
È un provvedimento che scadrà alla fine del prossimo anno, che potrà essere utilizzato anche per le seconde case e che costituisce un’occasione straordinaria per far ripartire un settore economico decisivo come quello delle costruzioni, ridurre l’inquinamento, aumentare l’efficienza energetica e, quindi, ridurre i costi per le famiglie, e anche intervenire sul degrado delle case popolari.
Questi, dunque, sono tre esempi di ciò che dobbiamo fare per superare la crisi prodotta dal Covid. Certamente molto altro resta da fare ma la strada è questa: meno tasse sul lavoro, lotta all’evasione fiscale, incentivi per far ripartire l’economia.
Non ho fatto mai in questi mesi polemiche politiche pretestuose sulla tragedia della pandemia, in particolare in Lombardia, dove si è registrato il tasso più alto di mortalità d’Europa in rapporto alla popolazione e al numero di contagi. Non credo e non ho mai creduto che questo dramma potesse risolversi con qualche slogan o con proposte propagandistiche e tanto meno essere trasformato in uno dei tanti temi della polemica politica, ma certo neppure con l’atteggiamento di chi pensa di aver fatto tutto giusto e attribuisce al caso o alla sfortuna quei dati. Per questo ho molto apprezzato e mi riconosco molto nelle parole pronunciate dal Presidente Mattarella a Bergamo qualche giorno fa: “Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze del sistema, sugli errori da evitare di ripeterli”.
Insomma, la politica e le istituzioni hanno il dovere e la responsabilità di capire cosa è successo, cosa non ha funzionato per cambiare, tappare le falle, mettere in campo strutture e modalità necessarie a fronteggiare l’epidemia non lasciando più sole le persone, investendo sulla sanità territoriale.
Le istituzioni devono lanciare un messaggio chiaro: non eravamo pronti a fronteggiare la pandemia ma se ritornerà sapremo sconfiggerla subito perché sappiamo di aver sbagliato e siamo già in campo per correggere quegli errori.

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